STUPIDA RAZZA

domenica 3 aprile 2022

Draghi: Italia garante ma per Putin tregua non ancora matura

 

«Le condizioni da parte di Putin per un cessate il fuoco non sono mature, ma è stato aperto poi il corridoio di Mariupol». Mario Draghi incontra la stampa estera e fa il punto sullo stato dei colloqui, anche dopo la telefonata di mercoledì con Vladimir Putin. «Ho espresso la mia convinzione che per risolvere nodi cruciali serve un incontro con Zelensky, che lo sta chiedendo dall’inizio. Putin mi ha risposto che i tempi non sono maturi. Uno dei punti è che ci siano piccoli passi avanti nei negoziati». Insomma, per il Presidente del Consiglio i passi decisivi per fermare il conflitto devono ancora essere compiuti e serve coinvolgere anche la Cina (oggi si terrà il vertice Ue-Pechino): «Ho aspettative positive per il ruolo della Cina, impossibile non averle». In questo complesso quadro, se l’Italia potrà essere garante nel processo di pace tra Russia e Ucraina «dipenderà dal contenuto dei negoziati, l’aspetto positivo è che l’Italia è richiesta come garante sia dall’Ucraina sia dalla Russia». Naturalmente «il contenuto esatto di queste garanzie è ancora presto per definirlo perché dipenderà evidentemente dal risultato dei negoziati tra Russia e Ucraina. Essenzialmente credo saranno garanzie che prevedono che le clausole negoziate siano attuate. Quindi la pace, il tipo di neutralità che l’Ucraina avrà, lo status delle regioni e via dicendo». Poi il tema del gas: le forniture dalla Russia verso l’Italia e l’Ue in questo momento «non sono in pericolo» ha assicurato Draghi, che tuttavia ha anche riconosciuto che «Germania e Italia, insieme ad altri Paesi che sono importatori di gas, di petrolio, di carbone, di grano, di Draghi: Italia garante ma per Putin tregua non ancora matura mais, di granoturco e altro, stanno finanziando la guerra, non c’è alcun dubbio, ma è anche per questo che l’Italia nell’ultimo Consiglio Ue ha spinto così tanto, insieme ad altri Paesi, insieme alla Spagna, insieme alla Grecia, insieme al Belgio e ad altri, verso l’attuazione di un price cap, un tetto al prezzo del gas. Perché non c’è nessun motivo sostanziale che il prezzo del gas sia così alto per gli europei». Intanto si lavora per altre prospettive. «Nei Paesi del Sud un’ipotesi di approvvigionamento energetico alternativo è quella del gasdotto Italia-Spagna, ne abbiamo accennato con il premier spagnolo Sanchez e c’è un’altra ipotesi, quella del gasdotto EastMed (dal bacino Leviathan del Mediterraneo orientale, ndr). Tutte queste sono però ipotesi, per ora devono essere studiate». A seguito di questa crisi - ha osservato Draghi - i Paesi del Sud Europa stanno realizzando «che possono essere un hub importantissimo di gas oggi ma soprattutto di idrogeno domani. È un hub che può funzionare e destinare le risorse della sponda Sud del Mediterraneo verso l’Europa del Nord, quindi gli investimenti in infrastrutture che bisogna fare sono molto importanti». Infine il tema delle spese per la difesa: Draghi ha ribadito che «l’impegno dell’Italia con la Nato per il 2% del Pil in spese militari è stato preso nel 2014 ed è stato ribadito da tutti i Governi. Dal 2018 al 2021 le spese nel bilancio per la difesa sono aumentate tra il 17% e il 26-27%. L’impegno dell’Italia è confermare quanto fatto precedentemente e gli impegni con la Nato», ha spiegato. «Ci siamo visti con il presidente Conte, il quale chiedeva l’allungamento dei tempi per raggiungere il 2% al 2030. Io ho detto no, si fa quel che il ministro della Difesa Guerini ha proposto e deciso per il 2028». 

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