STUPIDA RAZZA

domenica 3 aprile 2022

La Russia vieta l’uso e l’import di software occidentale



Dopo più di vent’anni di tentativi, forse la più grande opportunità per il software open source di sostituire le applicazioni per la produttività potrebbe venire dalla più inaspettata delle strade: la Russia. Una delle mosse decise da Mosca per rispondere alle sanzioni internazionali provocate dall’invasione dell’Ucraina è quella di vietare l’utilizzo di software straniero in tutta la pubblica amministrazione russa prima nelle infrastrutture critiche e poi, più avanti, per l’intero comparto. Il decreto, riportato dai media russi, indica a partire da oggi il divieto dell’utilizzo di software in infrastrutture come i sistemi di informazione e le reti di telecomunicazione in aree come la sanità, l’industria manifatturiera, le comunicazioni, i trasporti, l’energia, il settore finanziario e le amministrazioni locali. Da oggi quindi, secondo la direttiva voluta da Vladimir Putin, per questi enti non sarà più possibile acquistare software estero «per utilizzarlo sui siti rilevanti per l’infrastruttura informativa critica della Federazione Russa», nonché per i «servizi necessari per l’utilizzo di tale software su questi siti», senza l’approvazione dell’organo esecutivo federale autorizzato dal governo della Federazione Russa. Questo tuttavia è solo l’inizio. C’è anche un secondo divieto che entrerà in vigore dal primo gennaio 2025 e che ha una portata molto maggiore. Prevede infatti che a partire da quella data siano banditi tutti i software applicativi non russi per gli enti governativi e le aziende che entrano in contatto con loro. I poco meno di tre anni che mancano sono lasciati per l’adeguamento tecnico di questo passaggio, ma probabilmente anche per modulare la minaccia economica nei confronti dei produttori di software straniero, per la maggior parte statunitensi. È chiaramente un tentativo da parte di Putin di reagire al blocco delle tecnologie americane anche nel comparto software e all’esodo delle aziende hi-tech che stanno lasciando la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Nei giorni scorsi si è appreso ad esempio che la Russia sarebbe al lavoro su una alternativa al PlayStore di Google per i telefoni Android, forse in accordo con la Cina che ha già soluzioni pronte di questo tipo. Putin inoltre sta da tempo lavorando all’ipotesi di staccare la parte di Internet russa da quella del resto del mondo e cambiarne il funzionamento in maniera tale da renderla parzialmente incompatibile, proteggendola così anche dal rischio di cyberattacchi hacker sponsorizzati dagli Stati stranieri e altre forme di guerra digitale, che sono già stati registrati nelle scorse settimane.

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