Per «alcune grandi economie europee come Francia, Germania, Regno Unito e Italia» è attesa una crescita trimestrale «molto debole o negativa a metà 2022»: è l’allarme lanciato dall’Fmi. E l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) stima che con altri tre mesi di guerra il Pil italiano calerà di 50 miliardi. Il conflitto in Ucraina continua ad agitare i mercati, già nervosi per la stretta Fed in arrivo sui tassi: rendimento del BTp decennale al 2,66%, balzo del Treasury. Giù le Borse, Milano -2,12%. In serata Lagarde ha rincarato la dose: alta probabilità di un rialzo dei tassi Bce nel 2022. S&P lascia invariati rating e outlook sull’Italia. Crescita piatta, se non addirittura recessione per Francia, Germania, Regno Unito e Italia: la guerra blocca le maggiori economie europee nella prima parte del 2022. Si salva solo la Spagna. Lo ha detto ieri il responsabile del Dipartimento europeo dell’Fmi, Alfred Kammer. I principali Paesi del continente, «sono previsti crescere a malapena o anche contrarsi per due trimestri consecutivi quest’anno». Nella conferenza stampa di presentazione dell’Outlook dell’Fmi sull’Europa, Kammer ha precisato che «in tutte le principali economie europee, con l’eccezione della Spagna, la crescita sarà attorno allo zero per un paio di trimestri. Alcuni Paesi saranno un po’ sopra, altri saranno un po’ sotto». Kammer non ha però indicato quali tra questi potrebbero finire in recessione tecnica («c’è troppa incertezza»), limitandosi a segnalare il «rischio». La battuta d’arresto dovrebbe essere dunque temporanea, ma avrà effetti significativi. Per l’Italia, il Fondo monetario stima un incremento del Pil del 2,3% nel 2022, con un taglio di 1,5 punti sulle previsioni di gennaio. In frenata anche il 2023, quando il Pil crescerà dell’1,7%, vale a dire mezzo punto in meno. L’ufficio studi di Confindustria ha stimato una contrazione dello 0,2% nel primo trimestre del 2022 e dello 0,5% nel secondo, una recessione tecnica seguita da un rimbalzo, che porterebbe la crescita per l’intero anno all’1,9%. All’inizio della settimana, l’Fmi ha tagliato le previsioni di crescita dell’Eurozona per il 2022 di 1,1 punti, al 2,8%, rispetto alle stime di gennaio. Nel 2023, il Pil aumenterà dello 0,2% in meno e la crescita si fermerà al 2,3%. Taglio significativo anche per la Germania, che lascia sul terreno 1,7 punti nel 2022 (l’incremento si ferma al 2,1%). Nel 2023, invece, il Pil salirà dello 0,2% in più rispetto alle stime. Il Governo tedesco, da parte sua, si prepara ad abbassare al 2,2% le proprie previsioni per il 2022. La Spagna perde a sua volta un punto di crescita, ma il suo Pil salirà comunque del 4,8% quest’anno, secondo l’Fmi. Sulla base della situazione attuale, con le pressioni inflazionistiche alimentate dalla guerra, la Bce dovrebbe «continuare la normalizzazione della politica monetaria», dice l’Fmi. Per affrontare gli shock in atto, sottolinea, gli strumenti di politica economica in mano ai Governi «sono più adatti» rispetto a quelli a disposizione delle Banche centrali. Servono stabilizzatori automatici, anche aumentando il deficit, per assicurare sostegno a profughi, famiglie vulnerabili e imprese. Facendo molta attenzione a evitare l’innesco della spirale tra prezzi e salari. In caso di embargo totale sulle esportazioni di energia dalla Russia, lo scenario sarebbe molto peggiore: l’Fmi stima che nel 2023, il Pil dell’Eurozona sarebbe del 3% più basso rispetto allo scenario di base (con le sanzioni attualmente in vigore). L’impatto sarebbe tanto più pesante per i Paesi più dipendenti da Mosca: lo stop al gas potrebbe sottrarre al Pil della Germania da meno dell’1% a più del 6% l’anno, sempre rispetto allo scenario attuale. Secondo la Bundesbank, l’economia tedesca rischia una contrazione di quasi il 2% quest’anno in caso di embargo totale sull’energia russa. Kammer ha invitato i Paesi europei e «elaborare piani di contingenza per poter affrontare una situazione simile, in modo da limitare i danni all’economia». Come in effetti sta già avvenendo, in Italia e in altre nazioni, con la ricerca di fonti di approvvigionamento alternative. Gli investimenti, secondo l’Fmi, devono essere orientati a rafforzare la sicurezza energetica e ad accelerare la transizione verde.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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