«La lotta della Fed contro
l’inflazione è tardiva e
insufficiente; nel breve
non riuscirà a sconfiggere il carovita ed alla fine causerà una
recessione. E Biden rischia di
peggiorare le cose con politiche
fiscali decisamente inflazionistiche
e al contempo contrarie alla crescita.
Insomma: il mix di politiche
monetarie e fiscali di Powell e Biden
è deleterio». Arrigo Sadun non usa
mezzi termini. E arriva a
pronosticare, per gli Stati Uniti, una
probabilità di recessione al 95%
nell’arco dei prossimi 12 mesi. Capoeconomista al ministero del Tesoro
tra il 2003 e il 2005, consigliere degli
ex ministri Giulio Tremonti e
Domenico Siniscalco e direttore
esecutivo del Fondo Monetario
Internazionale dal 2005 al 2012,
Sadun ha successivamente fondato
la TLSG-International una società di
advisory sui rischi geopolitici e i
trend macro-economici.
Partiamo dalla natura
dell’inflazione. Fino a qualche mese
fa il presidente della Fed, Powell,
sosteneva che fosse temporanea,
ora invece la ritiene strutturale.
Dove sta la verità?
L’inflazione attuale deriva da tre
cause: due shock e un fattore di base.
Il primo shock è legato al Covid e alla
interruzione parziale delle catene
globali delle forniture. Il secondo è
arrivato con la guerra in Ucraina che
ostacola l’approvvigionamento
delle materie prime non solo
energetiche. Questi due shock, in
effetti, hanno natura temporanea e
dovrebbero riassorbirsi in tempi
relativamente brevi. Rimane però lo
squilibrio di fondo creato da
politiche monetarie
eccezionalmente permissive. Negli
anni passati gli effetti inflattivi di
queste politiche sono stati bilanciati
dalla deflazione causata dalla
globalizzazione (bassi costi di
produzione e contenimento dei
salari). Questo meccanismo è
sempre più contestato e le pressioni
inflazionistiche non sono più
contenibili. Quindi l’inflazione non è
solo il risultato di shock temporanei
ma un fenomeno duraturo, che
richiederà una brusca correzione
della politica monetaria per
riportarlo sotto controllo
La Fed ora sta reagendo. Tanti
sostengono che sia anzi diventata
troppo aggressiva.
Effettivamente un correzione di
rotta c’e stata, ma le misure prese e
quelle annunciate sono ancora
largamente insufficienti perché si
basano su previsioni
dell’andamento dell’inflazione che
non sono realistiche. È
estremamente improbabile che
l’inflazione scenda dai livelli attuali
al 2,5% a fine anno. Oggi la Fed
questo prevede e dunque adegua gli
incrementi dei tassi a questa stima.
Invece è molto probabile che
l’inflazione a dicembre sia ancora
intorno al 5-6%. In tal caso i rialzi dei
tassi previsti non saranno
sufficienti. Servirà di più.
Questo significa che la Fed fallirà
l’obiettivo di controllare l’inflazione e in più rischia di
innescare una recessione?
Esatto. Ma l’analisi degli effetti
monetari deve essere scandita nel
tempo: occorrono diversi mesi
prima che le misure monetarie
abbiano effetto sull’economia reale.
È probabile che nei prossimi mesi ci
sia un certo rallentamento
dell’inflazione man mano che si
esauriscono gli shock esterni
(catene di produzione e guerra in
Ucraina). Ciò genererà l’illusione
che le misure della Fed siano efficaci
e che essa riuscirà ad effettuare un
“atterraggio morbido
dell’economia”. Politicamente è
molto utile per la Fed e per Biden che
si arrivi alle elezioni di “mezzo
termine” di novembre con la
percezione che l’inflazione stia
rientrando e che l’economia e
l’occupazione siano in crescita. Ma
anche ammettendo che l’inflazione
scenda al 5-6%, questi sono livelli
incompatibili con gli obiettivi della
Fed. Quindi, dopo le elezioni, la Fed
sarà costretta a riprendere la stretta
con maggior decisione per riportare
finalmente l’inflazione sotto
controllo anche a costo di causare
una recessione.
Ma nel 2024 ci saranno le
presidenziali.
Infatti. Una volta passate le elezioni
di Mid-term, la Fed avrà la via libera
per combattere aggressivamente
l’inflazione anche a rischio di
causare una recessione purché tutto
ciò avvenga ben prima della
successiva scadenza elettorale del
2024. Uscendo dalla recessione i
Democratici si potranno presentare
all’elettorato con un’economia in
ripresa e un’inflazione ormai
debellata. Naturalmente questi
calcoli sono molto aleatori. Non è
detto che l’inflazione possa essere
domata in tempi relativamente
brevi, né che l’economia sia in grado
di superare rapidamente
un’eventuale recessione. L’effetto
dell’altra leva di politica economica,
quella fiscale, sarà decisiva.
Cosa dovrebbe fare Biden?
Dovrebbe smettere di proporre
politiche economiche altamente
inflazionistiche e misure antibusiness. Biden ha presentato al
Congresso un Budget fortemente
espansivo della spesa pubblica e un
grandioso piano di trasformazione
dell’economia (Build Back Better)
di un importo calcolato intorno
ai 4 mila miliardi di dollari nei
prossimi 10 anni. Come può uno
stimolo fiscale del genere non
aumentare l’inflazione?
Contemporaneamente Biden ha
revocato una serie di misure “probusiness” varate da Trump
sostituendole che severe
restrizioni amministrative contro
le imprese. Queste politiche,
ispirate da una forte carica
ideologica di ridistribuzione della
ricchezza e di protezione
dell’ambiente, comportano il
rischio di indebolire l’economia nel
breve termine, aumentando i costi
ed alimentando l’inflazione.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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