È uno dei possibili effetti collaterali delle sanzioni alla Russia, uno di quelli che ha immediatamente attirato l’attenzione di istituzioni ed economisti. L’esclusione di alcune banche russe dal sistema di pagamenti internazionale Swift e le restrizioni imposte alla sua Banca centrale sono le più incisive tra le misure finora adottate contro Mosca. C’è però un rovescio della medaglia: queste sanzioni rischiano di accelerare la frammentazione del sistema finanziario, come ribadisce la vice direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Gita Gopinath. Mosca ha già un sistema di pagamento autonomo da Swift, attraverso il quale spera di permettere alle proprie banche di operare, sottraendosi alle sanzioni degli Stati Uniti, dell’Europa e del G7, che stanno limitando la capacità di importare ed esportare merci. Proprio in questi giorni, Mosca sta cercando di coinvolgere l’India, alla quale offre forniture di petrolio a prezzo scontato. Le transazioni dovrebbero avvenire in rubli e rupie, tramite il sistema di pagamenti russo Spfs, eventualmente da estendere ad altre aree dell’interscambio tra i due Paesi. Le banche centrali di Mosca e New Delhi stanno lavorando all’ipotesi (con grande irritazione degli Usa). Quello che sta succedendo è osservato con molta attenzione da Pechino, nell’ipotesi, seppur remota, che un giorno possa a sua volta dover fronteggiare la minaccia dell’isolamento. Il Paese è già sotto accusa per il trattamento dell’etnia uigura dello Xinjiang e per l’aggressività nei confronti di Taiwan. La Cina ha già un sistema di pagamenti internazionali (Cips), lanciato nel 2015, come parte del progetto di ridurre la propria dipendenza dal dollaro, internazionalizzare lo yuan e spingerne l’uso soprattutto tra i Paesi coinvolti nella Nuova via della seta, il faraonico piano di investimenti in infrastrutture voluto da Xi Jinping. Le sanzioni alla Russia possono spingere Pechino ad accelerare sul Cips, più di quanto non abbia già fatto la guerra dei dazi scatenata da Donald Trump. Ai nastri di partenza, secondo dati Swift di gennaio, lo yuan cinese rappresenta poco più del 3% dei pagamenti globali, contro quasi il 40% del dollaro, oltre il 35% dell’euro e più del 6% della sterlina. Attualmente, quello tra Swift e Cips è più un rapporto di collaborazione che una competizione (anche per questo, il Cips potrebbe fare poco per aiutare la Russia a evitare le sanzioni). In un’intervista comparsa ieri sul Financial Times, la numero due dell’Fmi, Gopinath, torna comunque a indicare una preoccupazione già espressa da più parti. Quella per la frammentazione del sistema monetario internazionale, che come effetto collaterale avrebbe una diluita egemonia del dollaro. Se la moneta di riferimento degli scambi internazionali diventa un’arma economica, la reazione più scontata è ridurre l’esposizione. È quello che Mosca ha cominciato a fare diversi anni fa, intensificando gli sforzi dopo l’annessione della Crimea e le conseguenti sanzioni Usa. L’erosione dell’egemonia del dollaro è un fenomeno partito da un paio di decenni e legato soprattutto all’aumento degli scambi commerciali su scala regionale. Le riserve valutarie in dollari restano però ancora oggi il 60% del totale. In un recente report sulle conseguenze della guerra sull’economia globale, l’Ocse afferma che «l’esclusione dal sistema di messaggistica Swift potrebbe accelerare gli sforzi per sviluppare alternative. Ciò ridurrebbe i vantaggi in termini di efficienza derivanti dall’avere un unico sistema globale, e potrebbe potenzialmente ridurre il ruolo dominante del dollaro nei mercati finanziari e nei pagamenti internazionali». Un precedente. Quando gli Stati Uniti hanno escluso l’Iran dal sistema Swift, nel 2018, Germania e Francia hanno provato a lanciare un sistema di pagamenti alternativo (Instex), per facilitare le transazioni con Teheran, senza rischiare di incappare nelle sanzioni Usa. L’esperimento non ha avuto successo: secondo un recente report dell’Institute of International Finance, una sola transazione è avvenuta attraverso il sistema Instex, nel 2020, peraltro a fini umanitari.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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