Nella caduta globale delle ambizioni
dell’economia determinata dall’in-
vasione russa in Ucraina, per l’Italia
il Fondo monetario internazionale
prevede un 2022 senza nuova cre-
scita e senza riduzione nel peso del
debito pubblico. L’aggiornamento
diffuso ieri taglia di un punto e mez-
zo la prospettiva del Pil del Paese,
portandola dal +3,8% ipotizzato a
gennaio a un +2,3% che non va oltre all’eredità già acquisita con il rim-
balzone del 2021: con la conseguen-
za che a fine anno il debito restereb-
be al 150,6% del Pil, qundi nei parag-
gi dei livelli raggiunti lo scorso an-
no, e il deficit si attesterebbe al 6%.
In tempi complicati come questi,
più che ai decimali è importante
guardare al senso complessivo delle
previsioni macroeconomiche. Nei
numeri diffusi ieri dal Fondo mone-
tario la sostanza è quella di una cre-
scita ferma. Ed è una sostanza con-
divisa da tutte le previsioni elabora-
te nelle ultime settimane, con
un’unica eccezione: rappresentata
dal Def atteso oggi al voto delle riso-
luzioni parlamentari.
Anche i numeri del programma
di finanza pubblica preparato dal
governo hanno operato un taglio
robusto alle stime di crescita, ridu-
cendo quella tendenziale al +2,9% e
fissando un obiettivo solo legger-
mente più alto, al 3,1%, grazie ai due
decimali di spinta aggiuntiva attri-
buiti al nuovo decreto da 6 miliardi
in arrivo per sostenere l’economia
(servizio a pagina 10). Ma pur con
queste cifre drasticamente più mo-
deste rispetto al +4,7% ipotizzato lo
scorso ottobre le tabelle governative
spiccano per ottimismo rispetto a
quelle degli altri previsori.
La lunga teoria delle revisioni al
ribasso è stata avviata da Prometeia,
che a fine marzo ha scritto +2,2%
nella casella della crescita italiana di
quest’anno. Pochi giorni dopo, il 4
aprile, Confindustria ha indicato un
+1,9%, seguita due giorni dopo da
Ref-Ricerche che ha stimato un +2
per cento. A confortare i pronostici
ministeriali resta invece Oxford
Economics, uno dei più ascoltati
centri di ricerca macroeconomica a
livello mondiale, che per l’Italia il 9
aprile ha indicato un +2,8 per cento.La variabile che muove l’indica-
tore delle attese sul Pil è concentrata
essenzialmente nelle assunzioni
sulla durata della guerra in Ucraina,
e quindi sulle sue conseguenze in
termini di peso delle sanzioni e di
tempi di normalizzazione del qua-
dro internazionale.
Sul tema lo scenario base del Def
ha preferito moderare le dosi di pes-
simismo, escludendo una croniciz-
zazione del conflitto e interruzioni
dei flussi di gas e petrolio dalla Rus-
sia. Temi che però dominano gli
scenari di rischio del Documento,
che portano l’Italia in territorio net-
tamente recessivo (con crescita del-
lo 0,6%, cioè 1,7 punti sotto l’eredità
2021) nell’ipotesi peggiore. Gli
obiettivi di deficit (5,6%) e debito
(147%) restano però agganciati al
primo scenario: che sembra invec-
chiare rapidamente.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento