«L’operazione militare speciale della
Russia in Ucraina procede secondo i
piani». Di negoziati quindi per ora
non se ne parla. «Sono a un binario
morto». La guerra secondo Vladimir
Putin sembra quasi un altro conflitto
rispetto a quello combattuto oggi.
Non la tragedia umanitaria che si sta
consumando da 48 giorni, e che ogni
giorno rivela nuove carneficine e fosse comuni. Nemmeno la campagna
militare nella quale uno degli eserciti
più potenti al mondo - nella fattispecie quello russo - non ha raccolto praticamente risultati, ha perso migliaia
di soldati e mezzi militari e si è malamente ritirato, suo malgrado, da molte aree per concentrarsi in altre.
Per il presidente russo quella in
corso è dunque un «operazione che
procede secondo i piani». L’incontro tra Putin ed il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, suo
fedele alleato nella regione russa
dell’Amur è avvenuto in un giorno di
guerra come tanti altri.
Putin non ha stupito. Ha mantenuto un atteggiamento glacialmente
cordiale. Quasi fossero in gioco affari
di ordinaria amministrazione. Si è
svolto tutto secondo copione. Il presidente russo ha accusato l’Europa di
essere debole e umiliata dagli Stati
Uniti. Ha bollato come “fake news” le
stragi e le carneficine avvenute nella
città di Bucha, 20 chilometri a Nord
Ovest di Kiev - nonostante ieri sia stata trovata forse la più grande fosse comune scoperta finora - ha ringraziato
Lukashenko per avergli fornito prove
che corroborano la sua tesi. Ed ha
spiegato come i russi sono sempre più
uniti davanti alle difficoltà. Infine ha
rinfacciato il fallimento dei negoziati
alla controparte ucraina, ma anche
questa non è una sorpresa. L’operazione militare andrà avanti finché
«non ci saranno negoziati accettabili», ha ribadito Putin.
La sola frase che ha lasciato trasparire la consapevolezza del dramma di
queste settimane è stata pronunciata
dopo l’incontro. «Quello che sta accadendo in Ucraina è una tragedia, ma
la Russia non aveva scelta».
Da parte sua anche Lukashenko
non ha stupito. Da “fido scudiero”, salvato da Putin quando stava per essere
rovesciato dalle proteste popolari dell’estate 2020, ha rinnovato la sua fedeltà. «La Bielorussia resterà sempre
al fianco della Russia, in qualsiasi modo evolva la situazione», ha precisato.
Il presidente russo ha perfino lanciato le sue profezie, i suoi strali quasi,
sugli effetti delle sanzioni decise dall’Occidente contro la Russia che ai
suoi occhi «hanno fallito»: «Quando
le persone si scontreranno sui prezzi
della benzina e su un’inflazione senza
precedenti, questo si tradurrà per loro
in problemi di politica interna, mentre volevano che si traducesse in problemi di politica interna per la Russia», ha sentenziato aggiungendo:
«Nelle condizioni difficili la Russia se
la cava sempre, mentre da loro i problemi sono inevitabili. Non sarà facile, ma ce la caveremo».
Il Putin guardato dall’Occidente
pare tuttavia una persona completamente diversa. Il presidente Biden lo
aveva definito un «macellaio» ed un
«criminale di guerra». Ieri, pur usando toni più diplomatici, l’ambasciata
americana in Ucraina ha ribadito che
i presunti «crimini di guerra» commessi «su larga scala» in Ucraina sono «collegati direttamente» a Putin.
La cronaca di guerra si allinea a
quella della giornata precedente. La
Russia sta preparando un’enorme
forza d'urto per avere la meglio sulle
forze ucraine e conquistare il Donbass in poco tempo. Dopo i servizi inglesi anche il Pentagono ieri ha confermato che la Russia sta inviando
centinaia di veicoli militari, compresi
elicotteri da combattimento e artiglieria, nell’Ucraina dell’Est. Non è
ancora chiara intanto la vicenda diplomatica che ha visto al centro il
presidente tedesco Frank Walter
Steinmeier, il quale ha affermato di
aver proposto una visita a Kiev, che
«non l’ha voluta».
Mariupol non è ancora caduta ma
la sua capitolazione potrebbe essere
questione di giorni, se non di ore.
Nella città portuale ormai definita
martire ieri un carro armato russo ha
colpito, distruggendolo, il centro di
Caritas Ucraina. Sette le vittime, tra
cui 2 membri dello staff Caritas. Ormai il 90% della città è in mano russa.
Le ultime sacche della resistenza
ucraina si concentrano nell’Azovstal,
l’acciaieria più grande d’Europa a ridosso del porto, dove gli uomini del
battaglione nazionalista Azov si sarebbero ritirati nelle decine di cunicoli sotterranei scavati come rifugi.Il
battaglione Azov ha parlato di «una
sostanza velenosa di origine sconosciuta contro militari e civili ucraini».
Il Governo ucraino ha più volte esternato la sua preoccupazione in merito
al potenziale utilizzo di armi chimiche a Mariupol. Gli Stati Uniti hanno
però fatto sapere che, in questa fase,
non sono in grado di provare l'utilizzo di simili armi a Mariupol.
Comunque andrà il bilancio delle
vittime sarà ricordato molto a lungo.
«Al momento stiamo parlando di 20-
22mila morti a Mariupol», ha detto alla Cnn il governatore della regione di
Donetsk, Pavlo Kyrylenk. Una macabra conta che, nell’intera Ucraina, è
ancora tutta da aggiornare.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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