Potrebbe anche darsi che il 24 aprile Emmanuel Macron venga rieletto alla presidenza francese e che il governo di unità nazionale italiano venga confermato,malgrado i problemi economici, etici e costituzionali provocati dall’e ntrata in guerra dell’Italia a fianco dell’Ucrai - na. Ciò però non sarebbe un segno di forza degli attuali dirigenti politici italiani e francesi, ma piuttosto una grave indicazione dell’i ncapaci tà dei due Paesi di affrancarsi dagli aspetti più deboli e pericolosi dell’attuale dirigenza europea, a rimorchio della più confusa, guerrafondaia e velleitaria presidenza americana degli ultimi 63 anni. Bisogna infatti tornare alla tentata invasione americana della Baia dei porci, con la quale gli Usa cercarono di rovesciare l’appena installato governo di Fidel Castro a Cuba, per ritrovare una manifestazione di arroganza, incapacità e disprezzo del buonsenso come quella dell’opera - zione anti Puti n di Usa e Ue, sotto forma di appoggio umanitario all’Ucraina. Che ha portato, per ora, alla distruzione di gran parte del territorio di quel disgraziato Paese, migliaia di morti da entrambe le parti, e l’aggravamento dei conflitti (storici, economici, religiosi) tra le diverse etnie coinvolte. Il tutto ostinatamente raccontato da subito dai principali media occidentali come una straordinaria impresa umanitaria, che si sarebbe conclusa di lì a poco con la definitiva eliminazione del malvagio. Attorno al quale, in realtà, si andava costituendo una cintura di silenziosa solidarietà e non belligeranza da parte della maggior parte dei Paesi del resto del mondo. Le storie, tuttavia, non cambiano la realtà e così la favola bella si è comunque rivelata una devastante impresa di destabilizzazione del mondo intero, come solo una presidenza americana malferma e nutrita di fantasie di onnipotenza poteva produrre. Nel frattempo l’el imi nazione di Vladimir Putin, data per imminente fin dall’i n i z io delle operazioni, non è finora avvenuta, così come la svalutazione del rublo e il fallimento della Russia: «Solo questione di tempo», secondo quanto gaiamente annunciato dalla presidente dell’Ue. Per ora, oltre alla massacrata Ucraina, è invece soprattutto l’Eu ro pa la grande perdente dell’i nte ra vicenda. Non solo per la pesante diminuzione del suo Pil, taglieggiato dai costi delle sanzioni contro la Russia, accertata da tutti i più autorevoli centri studi economici. Ma per il senso di irresponsabilità mostrato da molti suoi dirigenti, a cominciare dagli italiani; malgrado tedeschi, olandesi e altri abbiano manifestato le loro perplesse contra r ietà . Ben diverse erano state le reazioni dell’Europa all’epoca del disastro della Baia dei porci. Un episodio divenuto poi un classico nella raccolta di stupidità dei burocrati atlantici, come far fuori Gheddhafi o Saddam Hussein, senza ricordare che se uccidi il capo con cui devi discutere il branco scatenerà l’inferno, realtà arcinota, dall’etologia alle relazioni internazionali. I capi europei di allora, politici sperimentati dalle recenti prove della Storia (guerra mondiale compresa) diffidavano degli americani. Charles De Gaulle dopo la sua elezione uscì subito dalla Nato, e quanto agli Stati Uniti sorvegliava con attenzione che alla fine del mese si convertisse in oro l’att ivo delle bilancia dei pagamenti francese in dollari. Non si fidava di quella moneta, considerandola fonte di inflazione. E non si sbagliava: di lì a poco Richard Nixon tolse al dollaro la convertibilità in oro. Rimase storico il burrascoso incontro tra John Kennedy, il presidente che ereditò e realizzò il ridicolo piano di invasione di Cuba preparato dalla Cia di Allen Dullesper il presidente Dwight D. Eisenhower (che però lo tenne nel cassetto), e Konrad Adenauer, convocato d’urgenza alla Casa Bianca quando la frittata era ormai fatta. Ke n n e dy raccon - tò al presidente tedesco degli addestratori militari Usa, gli aerei americani riverniciati con i colori e le insegne di Cuba, le forniture di armi e soldi, tutte cose con molte risonanze con quanto accade oggi in Ucraina (ma gli uffici del capo dei servizi segreti britannici, Lord Louis Mountbatten, zio di C a rl o d’Inghilterra, avevano già lasciato filtrare molte informazioni). Il presidente americano era inoltre preoccupato che i russi e N ik ita Krusciov reagissero contrattaccando in qualche modo su Berlino Ovest, dove avrebbe voluto rafforzare le protezioni. Adenauer però, mentre il presidente lo informava della situazione, si indignò a tal punto per l’ap p ro s s i m a z io n e e l’arroganza dell’o p e ra z io n e che non volle averci nulla a che fare. Proibì dunque a Ken - n e dy di intervenire in qualsiasi modo su Berlino, dove volle rientrare immediatamente, lasciando che gli Stati Uniti si arrangiassero da soli nel pasticcio cubano destinato sicuramente a fallire: c’è - infatti - un limite alle porcherie fattibili per «difendere la democrazia» e rischiare di far saltare per aria il mondo. I due si lasciarono malissimo e Ken - n e dy capì che l’Europa non era una provincia americana. Lasciò fare l’o peraz ion e, ormai difficile da fermare ma, dopo le proteste del suo principale collaboratore, Ar thur S ch l e s i n ge r e l’autorevolissi - mo senatore William Fulbrig ht , ricordò ai collaboratori che non c’era solo Cuba ma anche il resto del mondo, e che il suo compito era di tener conto di tutto. Lo sbarco fu un fallimento clamoroso e Ke nn e dy, dopo che K r u sc iov scrisse una lettera dicendo «sia posta fine all’i nva s io n e di Cuba», impartì le istruzioni per salvare i superstiti. È l’antico insegnamento politico e militare dell’i m p e rato re Federico II Hohenstaufen: «Quando serve occorre sacrificare una provincia. Chi vuole difendere tutto non salva nulla». Lo sapeva anche il generale presidente Eise nhowe r, che lo trascrisse in un libro (Crusade in Europe), e l’invasione di Cuba, infatti se la tenne nel cassetto. Joe Bidene i suoi domestici europei non conoscono questo fondamentale principio di tutti gli studi sulla guerra, e si vede. Per questo non hanno accettato le proposte russe: Ucraina neutrale con il governo che voleva, e referendum nelle province che lo chiedevano. E Puti n ha continuato la campagna, «facendo scorrere molto sangue» e occupando gradualmente il Paese. Un ’operazione tremenda, che - ha scritto Na p ol e o n e - un capo di Stato è a volte obbligato a fare. Meglio non essere capi e stare alla larga da questi orrori. Ma non essere neppure chi li provoca in nome del bene e d el l ’umanità, suscitando guerre «crudeli e insensate» per chi vi viene «trascinato» dentro, come ha coraggiosamente ricordato papa France - sco a Pasqua.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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