STUPIDA RAZZA

giovedì 23 giugno 2022

Draghi: «Armi a Kiev per difendersi» Asse con il Quirinale sull’unanimità Ue

 



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O LA PACE O IL CONDIZIONATORE....!

Comunicazioni alla camera del premier Draghi in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì. «Kiev si deve difendere, l’invio di armi e aiuti serve a questo», ha detto il presidente di Consiglio. Come ieri al Senato, la risoluzione di maggioranza è stata approvata anche alla Camera. Dopo lo strappo del ministro Di Maio, ieri il presidente del M5S Conte conferma il sostegno a Draghi: «Non è in discussione». Ma le tensioni dentro al movimento non si attenuano. L’affondo del premier arriva nella replica. Mario Draghi parla a braccio,. Il presidente del Consiglio davanti ai deputati è esplicito molto più di quanto fosse stato il giorno prima al Senato. «L’Ucraina si deve difendere, le sanzioni e l’invio di armi servono a questo». Ed è questa - rivendica tra gli applausi - «la mia posizione». Poi c’è un «secondo punto di vista», di chi ritiene che non sia questa la strada, di chi è contrario alle sanzioni e all’invio di armi e che di fatto di fatto sta suggerendo di girarsi dall’altra parte: «La Russia è troppo forte, perché combatterla? Lasciamo che entri, lasciamo che l’Ucraina si sottometta; dopotutto, cosa vogliono questi ?». Il premier non indica il soggetto ma è probabile che non ce l’abbia solo con i deputati del Misto che hanno esposto in aula i cartelli contro il governo e la scelta di continuare ad armare Kiev. Per questo sottolinea come mai aveva fatto finora la linea di demarcazione tra due posizioni antitetiche. La scissione del Movimento 5 Stelle è ancora al centro della scena politica e lo si vede già all’inizio della seduta, quando il presidente della Camera Roberto Fico è costretto a prendere atto, leggendone i nomi uno ad uno, dell’addio a M5s, il suo stesso partito, di 50 deputati che hanno chiesto di aderire a «Insieme per il Futuro» il gruppo fondato da Luigi Di Maio, anche lui ovviamente presente in aula da ministro degli Esteri sui banchi del governo, accanto a Draghi del quale condivide in toto la linea. La causa della «tragedia umanitaria che sta per abbattersi su coloro che hanno meno di tutti al mondo», sottolinea il premier con riferimento al blocco dei cereali, non dipende dalle « sanzioni» né dall’Europa, «no, la colpa è della Russia che ha dichiarato guerra all’Ucraina» insiste Draghi che come aveva fatto a Palazzo Madama ringrazia per l’«unità essenziale» in questo momento. Un messaggio che coinvolge anche l’opposzione di Fratelli d’Italia che anche ieri si è astenuto sulla mozione della maggioranza ( 410 i «sì») che ha ricambiato non votando contro quella presentata dal partito di Giorgia Meloni che impegna il governo, tra l’altro, «a promuovere l’istituzione di un apposito fondo volto a compensare i danni economici subiti dai singoli stati».Draghi e i ministri però hanno già lasciato l’aula per il pranzo al Quirinale che solitamente precede il Consiglio europeo. Tra il premier e Sergio Mattarella la sintonia, ancora una volta, è totale. Entrambi ribadiscono «l’impegno» dell’Italia per l’allargamento dell’Unione europea all’Ucraina e ai Balcani Occidentali (Albania e Macedonia) e per la modifica dei trattati nell’ottica di superare il meccanismo dell’unanimità in favore di un voto a maggioranza. Sul tavolo dei due presidenti ci sono anche i dossier economici che hanno immediate ricadute sul nostro Paese. Per affrontare l’aumento dello spread, la crisi energetica e quella alimentare, è la convinzione comune, servono l’unità dell’Italia e dell’Europa.

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