STUPIDA RAZZA

giovedì 30 giugno 2022

La grande siccità frena la navigazione fluviale

 

«La perdurante siccità che investe l’intero bacino idrografico del fiume Po sta provocando condizioni molto critiche per la navigazione fluviale». Così recita il bollettino diffuso alcuni giorni fa da AiPo (l’Agenzia interregionale per il fiume Po) che sconsiglia la navigazione a motore lungo il grande fiume, perché «i livelli sono così bassi da far registrare fondali minori di 50 centimetri anche in punti situati all’interno del canale navigabile, non più sufficienti a garantire i normali livelli di sicurezza per la navigazione». E la situazione in queste ore non sta migliorando. «La navigazione sul Po pesa uno zero virgola sui traffici merci nazionali, ma è uno zero virgola che tra Cremona e Mantova ha una specificità da non sottovalutare, perché si trasportano carichi eccezionali dell’industria manifatturiera che altrimenti si riverserebbero sulle strade, e l’alternativa su acqua permette di alleggerire molto la logistica sulla rete autostradale e anche i costi di trasporto da Milano verso Venezia», spiega Alessio Picarelli, direttore area Navigazione, Idrovie e Porti di Aipo. «Oggi la situazione è drammatica nel tratto mediano del Po – precisa -. Si salva la tratta da Mantova al mare perché l’idrovia Fissero-Tartaro-Canal Bianco, che corre parallela al fiume, grazie al sistema di cinque conche e dighe, garantisce livelli d’acqua costanti, anche in queste giornate critiche di emergenza siccità». Sui tre fiumi rettificati dell’idrovia Po di Levante riesce a sopravvivere anche un po’ di traffico stagionale turistico, con le crociere che portano i cicloturisti da Mantova a Venezia. Così come c'è acqua a monte della diga di Isola Serafini, nel Piacentino, una quindicina di chilometri navigabili, utilizzati però solo a fini turistico-culturali. «Mentre sul Delta del Po sono le maree ad alzare i livelli d’acqua rendendolo potenzialmente navigabile, ma non è da rallegrarsi perché è acqua salata, in gergo chiamato cuneo salino, arrivato a risalire lungo il corso fluviale fino a 25 chilometri dal mare, pericolosissimo per l’agricoltura», sottolinea Picarelli.



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