STUPIDA RAZZA

martedì 28 giugno 2022

«Draghi mi ha deluso: non decide, tracheggia E ora l’Italia è a secco»

 

 Sarà una suggestione, ma Paolo Agnelli industriale che lavora in tutto il mondo e fa la «cuccia» in Valchiavenna, cola verità oggettive ed urenti come metallo fuso. Suo nonno, Baldassarre Agnelli esattamente 115 anni fa in via Fantoni, spartiacque tra Berghem de hura e de hota, aprì la fabbrica del metallo della modernità. Pochi sapevano lavorarlo, ancora meno quelli che sapevano usarlo. L’alluminio diverrà l’infrastruttura dei record: per l’architettura, per la meccanica, per l’oggettistica. Dagli aerei ai frullatori questa «plastica» dei metalli ha cambiato il mondo. A cominciare dalle pentole Agnelli che sono le Rolls Royce dei fornelli: una chef stellata o un casalingo di Voghera abile a fare i risotti (sempreché con la siccità di riso ne resti un po’) non possono non averle. Negli anni Sessanta gli Agnelli inventano la famiglia d’imprese - pentole, design, fusione, estrusione, progettazione, ricerca, verniciatura e in ultimo riciclo - che significa 170 milioni di fatturato, 13 aziende, presidi produttivi in Polonia e America governata da Paolo e Baldassarre, i due fratelli inossidabili, oggi con i rispettivi figli. Da buon tennista Paolo questa intervista la gioca in doppio: da imprenditore e con la «polo» della Confindustria, 45 mila imprese, per 600 mila addetti e quasi 90 miliardi di fatturato. L’associazione di quelli che la fabbrica ce l’hanno su serio e la fanno lavorare creando lavoro. È tempo di esami di maturità: governo Draghi promosso o bocc i ato? «Il governo arriva a stento alla sufficienza; Mario Draghi mi ha deluso. Non ha fatto errori marchiani, ma ha fatto poco. Mi aspettavo ed era indispensabile che fosse più determinato. Ne aveva anche tutte le condizioni: uscivamo dal Covid, c’è un governo con (quasi) tutti dentro e siamo in un’economia di guerra. Era tempo di scelte determinanti: buttiamo via le scemenze fatte dai partiti e attrezziamo il Paese. A cominciare dall’energia. Doveva dire: si punta sul nucleare. Ma anche sul resto traccheggia. Pensa al price cap: da anni chiedevo il prezzo amministrato dell’energia. Lasciano in piedi il green deal poi cercano il carbone. Sono convinti di sconfiggere Putin per via economica e quello taglia il gas. Annunciano le riforme e non si vede nulla». Il price ca p sul gas è una sconfitta per Draghi? «Ma davvero si pensa che Putin sia intimorito dalle sanzioni o dal price cap? Quello se ha bisogno di rubli li stampa. le sanzioni gli danno un po’ fastidio, ma finisce lì. Quando Putin ci ha chiesto di pagarlo in rubli ci siamo inventati tutti i possibili escamotage per dire che continuavamo a pagare in euro, ma paghiamo in rubli. In Europa andiamo col cappello in mano a mendicare una tregua energetica. È logico che abbiano detto a Draghi: avete tolto il nucleare e per 20 anni avete solo comprato il gas dalla Russia sottocosto e ora pensate che ci sacrifichiamo noi per voi?». Che pensa dei Brics che vogliono farsi una loro moneta a nti - o c - c id e nta l e ? «Da tempo la Cina detiene un’enorme quantità di dollari e manovra la moneta americana. Adesso c’è la de-globalizzazione; loro usano le materie prime come moneta, approfittano della nostra dipendenza e si fanno un loro mercato. L’Italia è senza difese, è un paese allo sbando. Non abbiamo né materie prime né energie. Continuiamo a fare sciocchezze come andare in giro a raccattare del gas. Se fossi stato un promotore dei referendum contro il nucleare mi vergognerei. Mi sarei aspettato che Draghi dicesse: basta, il futuro è il nucleare pulito e avviamo una vera politica energetica. Invece nulla». Ma se abbiamo anche il ministero della Transizione ecologica … «Da quando c’è quel ministero è successo di tutto e non si è fatto niente. Solare, eolico, gas nostro tutto andava mobilitato. È pensabile che a Piombino il sindaco blocchi il rigassificatore? Però riattivano il carbone senza usare le nostre miniere e lo compriamo sempre dalla Russia e del nucleare non se ne parla. Senza energia l’Italia è finita. Quando sono a Katovice in Polonia in una delle nostre aziende ogni tanto c’è il terremoto. Sono le bombe che usano per estrarre il carbone e la Polonia se ne frega delle regole europee. La Francia ha il nucleare e noi? Come si fa a stare sul mercato con questi svantaggi di sistema…». Dunque non c’è speranza? «La speranza sono 5 milioni d’imprese, sono la nostra capacità di creare e inventare. A Pesaro qualche giorno fa dicevo che ci è caduto addosso uno tsunami economico eppure noi sappiamo resistere e rilanciare. Solo che ci facessero lavorare come si deve. Oltre all’energia all’Italia manca la politica: quella vera, quella seria.» Ma il Pn r r non è un’oppor tunit à? «Lo sarebbe se le risorse non fossero per gran parte in mano a Comuni, Province e Regioni che non hanno i tecnici per farlo funzionare e non sanno fare i piani. Guardiamo a cosa sta succedendo con l’acqua. E lo sarebbe se avessimo fatto le riforme che da tempo dovevamo fare e che mi aspettavo da Draghi e non le ho viste. Il rischio che perdiamo quei soldi è concretissimo». La riforma fiscale però dicono di volerla fare… «Bisogna decidersi a tagliare il peso del fisco su chi produce ricchezza: imprese e lavoratori. Lo Stato deve smettere di essere un socio occulto che preleva il 62% a monte soffocando lo slancio produttivo. È concepibile che si tassino gli immobili dove si lavora? Poi c’è sempre il gioco delle tre carte. Hanno detto: Iva al 5% sul gas. Perfetto, ma se prima il 10% gravava su un prezzo cento e oggi il prezzo è 500 se dimezzi l’I va comunque più che raddoppi le entrate. Lo stesso vale per il bonus da 200 euro ai dipendenti. A parte che fa ridere, ma per averlo devi fare domanda entro il 30 giugno. Poi te lo tassano e alla fine porti a casa 60 euro. Si fanno solo slogan elettorali. Una riforma del fisco vera dovrebbe togliere tasse a chi produce ricchezza e stangare chi fa il nero. Sono disponibile anche ad aumentare l’Ires, ma prima devi mettermi in condizione di guadagnare. Bisogna sbaraccare il sistema fiscale fatto di sospetti, di norme incomprensibili. E va tolta di mezzo l’idea che lo Stato fa da mamma e le mamme mantengono i figli». È pessimista sull’economia ital i a n a? «Noi siamo pieni di ordini, ma non riusciamo a evaderli. Ci mancano le materie prime, i prezzi sono esplosi. L’alluminio arrivava almeno per un terzo dalla Russia e ora non si trova. O meglio si trova con le triangolazioni. Noi abbiamo un gap fiscale, di sistema paese ed energetico ormai quasi inc o l m abi l e » . Eppure il presidente di Confindustria va a Kiev a parlare di ricostruzione: è un’oppor tunità? «Carlo Bonomi va in Ucraina a far cosa? Prima di tutto è di cattivo gusto andare a vendere le bare con la guerra in corso. Ora andranno tutti in Ucraina a fare passerelle, ma bisognerebbe far finire la guerra. Certo tra le aziende aderenti a Confindustria c’è anche chi con la guerra che ha mandato i prezzi di gas e petrolio fuori controllo sta guadagnando quanto non ha mai guadagnato prima. Forse per questo si muove Bonomi». Lei insiste molto sull’e n e rg i a , cosa si doveva fare? «Far ripartire il nucleare. Poi certo le energie rinnovabili vanno incentivate. Io mi sentirei più sollevato se sapessi che Draghi toglie di mezzo il 110% e quei soldi li mette in un contributo al 50%, così almeno la gente sta attenta a come spende i soldi, per le aziende obbligate a rifare i tetti col fotovoltaico. Invece qui si va avanti per slogan. Tassano gli extraprofitti, dicono. Che te ne fai del 10% o anche del 25% se l’Eni ha fatto il 74% di profitti in più. Bisogna avere il coraggio politico di tassare chi sta speculando sull’e ne rg ia . Per farlo però devi avere partiti che non pensano ai loro clienti/elettori, ma allo Stato». Lei sostiene che molti italiani non voglio più lavorare. Perché? PAOLO AGNELLI «Ho proposto ai disoccupati palermitani un contratto di lavoro indeterminato con tanto di appartamento per potersi trasferire. Ne ho trovati 3 disposti a farlo. Si dice che in Italia le paghe sono basse. La paga oraria regolare in Italia è ben sopra ai 9 euro. In Germania non ci sono né tredicesima, né quattordicesima, non c’è il tfr. Se spalmiamo queste retribuzioni aggiuntive su 12 mensilità si vedrà che il gap non è poi così elevato. Del pari sono convinto e noi come gruppo Agnelli lo stiamo facendo che bisogna recuperare la cultura d’impresa di Adriano Olivetti: offrire ai dipendenti alloggi, servizi, favorire la mobilità sociale. Servirebbero dei sindacati moderni che non ci sono per capirlo e bisognerebbe ragionare di retribuzioni differenziate». Le gabbie salariali? «Se le chiamiamo così viene giù il mondo. Ma stipendi agganciati al costo della vita reale nei diversi territori mi sembrerebbero equi. Voglio avvertire Mario Draghi che non teniamo più: i costi di energia, materie prime, fisco, li scaricheremo sui prezzi finali. Sarà il Governo a dover fare i conti con l’i n f l a z io n e. In ultimo: lei con Confimi ra p - presenta oltre 45 mila imprenditori: sono arrabbiati, delusi? «Sono sia arrabbiati che delusi, soprattutto sono sfiduciati e questo è grave. La politica è un muro di gomma: tu offri soluzioni e non trovi risposte, ti dai da fare e ti ostacolano in ogni modo. L’Ita l i a deve cambiare pelle se vuole resis te re. » Forse però una speranza c’è: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. E soprattutto non sono pentole Agnelli!



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