STUPIDA RAZZA

domenica 5 giugno 2022

Prima di parlare di tasse e salari serve subito una pace fiscale

 

Le famiglie e le imprese italiane hanno bisogno di aiuto e in questo caso solo lo Stato glielo può dare. Se aspettiamo l’Europa anche i componenti   delle famiglie e delle imprese che ora hanno i capelli neri quando l’Europa interverrà, se interverrà, o saranno calvi o li avranno bianchi, salvo tinture. Il problema - come tutti sapete - è che abbiamo un debito alto, un aumento vertiginoso dei prezzi e soprattutto della bolletta energetica che sta provocando un innalzamento dei prezzi che non si vedeva da tanto tempo. Sono in molti a essere letteralmente con l’acqua alla gola e lo Stato nell’ultima manovra ha speso 14 miliardi - totalmente inutili - per dare un bonus di 200 euro a famiglia all’a n n o, 50 centesimi al giorno, per venire incontro a questa crisi per certi versi senza prec e d e nt i . Eppure un metodo ci sarebbe, veloce e di efficacia sicura e che potrebbe portare nelle casse dello Stato, secondo i nostri calcoli, tra gli 80 e 100 miliardi. Si tratta delle cartelle fiscali e degli arretrati degli italiani, molto spesso involontari, che in una audizione del 2020 presso la Camera dei deputati, il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruff in i, valutò nella cifra di 954,7 miliardi di euro accumulati negli ultimi 20 anni. Bene, si parla in questi giorni di 100 milioni di cartelle esattoriali che dovrebbero riguardare una platea di oltre 16 milioni di contribuenti. Da notare le seguenti cose: primo, il 40% di questi debiti non è più recuperabile o risulta improbabile che ciò accada perché 153 miliardi sono dovuti da soggetti falliti, 118 miliardi riguardano persone decedute e imprese cessate, 109 miliardi riguardano nullatenenti e c om’è noto, salvo Dio che creò dal nulla (creatio ex n i h ilo ), dal nulla non si ottiene nulla; secondo, il 45,4% ha debiti residui inferiori a 1.000 euro che nel complesso riguardano l’1,8 del valore complessivo dei debiti; terzo, la parte più importante dei debiti è costituita da quelli superiori a 500.000 euro e interessa solo l’1,3% dei contribuenti. Quindi, i soldi da riscuotere sono in realtà 504,4 miliardi. Se si operasse, come ha proposto la Lega, quella che ha chiamato una «pace fiscale», detto in termini tecnici un saldo e stralcio, cioè una riduzione considerevole del debito con pagamento obbligatorio, anche rateizzabile, a efficacia immediata, si potrebbero ottenere all’incirca tra i 100 e i 150 miliardi di euro. Come si arriva a questa cifra? Non occorre essere dei maghi in scienza delle finanze, né in diritto tributario, né in contabilità dello Stato. Basta ipotizzare la richiesta ai contribuenti debitori di un 30% della cifra dovuta come saldo definitivo e, come si dice, tombale. In realtà non sarebbe una tomba né per lo Stato né per il contribuente, ma sarebbe un modo di recuperare molti soldi in fretta e senza fare ulteriore debito. Naturalmente quando si parla di queste cose viene usato in modo dispregiativo il termine «condono» come se si trattasse di una misura di ingiustizia nei confronti di chi le tasse le ha sempre pagate. Non c’è dubbio che tra i contribuenti italiani ci siano stati i furbi e ci siano t utt’ora. Generalmente, tra l’altro, come si vede dalle cifre che abbiamo elencato sopra, non si tratta di furbetti ma di furboni, cioè contribuenti che in molti casi potevano e o hanno eluso o hanno evaso il Fisco. Ma la domanda da porsi in questo momento è un’altra: essendo 20 anni che si accumulano debiti erariali e non si riesce a recuperarli nonostante tutti, dico tutti i partiti, e tutti i governi, abbiano promesso una lotta serrata e senza quartiere all’eva s io n e fiscale, ed essendo questo un momento in cui famiglie e imprese stanno soffocando da un punto di vista economico, non deve forse prevalere una valutazione realistica che sia ispirata, più che da un moralismo astratto, dagli esiti che questa operazione av rebb e? Perché abbiamo parlato di una cifra che oscilla tra i 100 e i 150 miliardi? Perché per una larga parte dei contribuenti la loro situazione economica non li rende capaci di alcuna contribuzione presente o passata perché manca loro quello che ci ricorda l’articolo 53 della Costituzione e che abbiamo spesso ricordato, la «capacità contributiva». Nel 1951 Ezio Vanoni ritenne di dover fare un’operazione di bonifica dell’a r re - trato prima della grande riforma fiscale - la più bella mai fatta - in modo da sanare il passato e ripartire su basi nuove. Mario D ra g h i , sostenuto dal presidente della Repubblica S e rg io M atta rel l a , può praticamente fare quello che vuole. A questo governo non c’è alternativa, almeno fino alle elezioni dell’anno prossimo. Poi si vedrà. Ma nel frattempo c’è bisogno di soldi non per progetti futuribili e talora insensati ma perché cittadini e imprese possano esercitare il loro diritto a poter contribuire a campare disponendo dell’essenziale per farlo. Il presidente D ra g h i ha promesso una grande riforma fiscale, prenda esempio da Va n o n i che certamente non era una figura priva di moralità, ma che nutriva un rispetto assoluto nei confronti del contribuente e ritenne che lo Stato dovesse fare il primo passo bonificando la palude fiscale che allora era forse peggio di adesso per poter poi procedere alla grande riforma fiscale che diminuì le tasse sul ceto medio e le aumentò su chi poteva dare di più. Ce la fece Va n o n i negli anni terribili del dopo guerra. Perché non lo fa anche D ra g h i ? Quando era alla Bce riuscì a imposi sulla Germania, figurarsi se non può imporsi, con M atta rel l a alle spalle, a questa  maggioranza appiccic at ic c i a .

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