STUPIDA RAZZA

giovedì 23 giugno 2022

LA SOLUZIONE LAMORGESE PIÙ COOP PER I MIGRANTI

 


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LA COOP SEI TU....!

Que s t’a nn o gli sbarchi di clandestini sono già 24.849. Per dare un’idea, nel 2019, quando al Viminale sedeva Matteo Salvini, al 17 giugno gli stranieri approdati erano appena 2.160, circa 12 volte di meno. Oggi, con Luciana Lamorgese ministro dell’Interno, la percezione è più o meno che l’Italia sia il bersaglio a cui puntare per chi gestisce i flussi irregolari: porti spalancati, vaghi e inconcludenti proclami sul sostegno dell’Ue, Ong padrone assolute della comunicazione. Davanti a un quadro desolante, che può innescare una bomba sociale, la ricetta del ministro è puntare di più sulle c o o p e rat ive. Più immigrati, più coop, più immigrati per le coop, più coop per gli immigrati: sembra questa la surreale strategia di Luciana L a m o rge s e. Quanto ai dati, parla chiaro il cruscotto statistico del ministero dell’Interno, e cioè il numero di migranti sbarcati in Italia dal 1° gennaio fino al 22 giugno del 2020, del 2021 e del 2022: nel 2020 erano 6.184, nel 2021 sono diventati 19.361, ques t’anno sono già 24.849. Per dare un’idea, nel 2019, quando al Viminale sedeva Matteo Sa lv i n i , al 17 giugno i migranti sbarcati erano appena 2.160, circa 12 volte di meno rispetto a oggi. E - in prospettiva - c’è da tremare. La bella stagione è appena cominciata, così come è purtroppo solo all’inizio il riverbero sul Nord Africa della crisi alimentare innescata dal blocco del grano ucraino a causa della guerra. Insomma, il peggio deve ancora venire. E si tratta di evenienze largamente prevedibili da fine febbraio: eppure l’Italia sembra già un pugile alle corde. Dentro questa cornice, si colloca il caso specifico delle tre navi Ong, una spagnola e due tedesche, che premono per l’ape rtu ra dei nostri porti (e ieri la Sea Eye 4 è approdata a Messina con circa 470 anime a bordo). Sullo sfondo c’è un dato politico incontestabile. Qualunque sia l’orientamento dei governi dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, tutti (ciascuno a modo proprio) hanno un atteggiamento dissuasivo rispetto agli sbarchi facili. Vale per la Grecia (centrodestra), per la Spagna (sinistra), per la Francia macronista. Rimane un solo paese esposto nella condizione di anello debole, e si tratta dell’Ita l i a . Ora, a meno di ritenere (fantascienza?) che gli unici «porti sicuri» in tutto il Mediterraneo siano quelli italiani (quindi: non quelli spagnoli, non quelli francesi, non quelli greci, non quelli maltesi), c’è da concludere che il punto sia la percezione che un po’ tutt i hanno dell’Italia come più facile porta d’accesso. Anche perché l’Italia, da un paio d’an - ni, tra smontaggio dei decreti Sa l v in i , sanatoria e allargamento dei flussi, trasmette silenziosi ma eloquenti messaggi di attrazione. Tra l’a ltro, possibile che a livello europeo non si riesca nemmeno a far passare un principio minimo di rotazione dei porti? Perché navi spagnole o tedesche devono «per forza» approdare qui? In queste settimane, nel quadro di un sostanziale immobilismo, tutta la comunicazione della L a m o rge s e ha avuto come fulcro un presunto sforzo europeo prossimo venturo in termini di collaborazione e suddivisione. Ecco cosa sosteneva la L a m o rge s e il 10 giugno dopo aver partecipato a un Consiglio Affari Interni: il pacchetto, diceva il ministro, prevede «un meccanismo di solidarietà per aiutare gli stati membri di primo ingresso e due regolamenti per rafforzare la protezione delle frontiere esterne dell’Ue». E ancora: si tratta «di un avanzamento di rilevanza strategica verso una politica europea di gestione condivisa dei flussi migratori equilibrata ed ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità». La L a m o rge s e sembra - va descrivere un meccanismo sostanzialmente pronto a partire, aggiungendo che l’i nte s a «si fonda sull’assicurazione di offerte di quote adeguate di ricollocazione, già manifestata da un numero significativo di stati membri». Peccato che la sensazione - malinconicamente - sembri invece la solita: l’Italia lasciata da sola a fronteggiare l’emergenza. Peggio ancora: se per caso scattassero quei meccanismi, la situazione potrebbe non migliorare affatto. A noi toccherebbero pesanti procedure di screening e identificazione; i «dublinanti» tornerebbero comunque indietro; e semmai una qualche tutela ci sarebbe per i paesi di seconda destinazione (questa è l’eterna preoccupazione di Germania e Francia), non per quelli di primo approdo. Davanti a questa situazione, sembra impossibile che il governo non colga il potenziale esplosivo di un’estate così. Il paese ha già davanti un autunno da incubo: è saggio accendere altre micce? È prudente costruire - in prospettiva - le condizioni per nuovi «casi Peschiera»? È politicamente intelligente dare agli italiani la sensazione che per loro (su tutto) sia tempo di severità e sacrifici, e che invece, sull’im - migrazione, siano scafisti e ondate di arrivi a imporsi su uno stato immobile? Si può solo supporre, ma è un pensiero che vorremmo scansare, che qualcuno possa aver compiuto un calcolo politico cinico. Come dire: il fuoco mediatico sarà altrove, le emergenze principali saranno altre (dalla guerra all’inflazio - ne), e dunque, passate le settimane estive, l’i m mi g ra z io n e uscirà inevitabilmente dall’agenda. Sconsiglieremmo vivamente pensieri di questo genere: l’Italia non ha bisogno di altri fuochi. Va segnalato che l’altro ieri LaVe rità ha contattato alle ore 15 (sia al telefono sia via mail) l’ufficio stampa e comunicazione del Ministero per chiedere un punto di vista ufficiale. La richiesta è stata reiterata ieri, via mail, poco prima di mezzogiorno. Alle ore 19 di ieri, nessuno ci aveva ricontattato. Sciatteria? Si tratta di una spiegazione non soddisfacente. La sensazione è che, diversamente da stagioni passate in cui - se non altro - la linea immigrazionista era ufficialmente proclamata e difesa, stavolta si sta scegliendo una linea di silenzio: un cedimento muto. E, nemmeno tanto paradossalmente, la comunicazione sembra affidata direttamente alle Ong. Intanto, ieri, intervenendo all’assemblea di Confcooperative-Federsolidarietà, la L am o rge s e è sembrata desiderosa di consacrare il ruolo delle cooperative, nonostante le anomalie e le disfunzioni emerse in tutti questi anni, e nonostante tutto ciò che LaVe - rità ha svelato con inchieste gravi e documentatissime su questo sistema. Ma per la La - m o rge s e «occorre superare la logica emergenziale e creare una rete per mettere a sistema un modello di accoglienza e inclusione sostenibile per le comunità locali». Non solo: il ministro ha definito «fondamentale il contributo che possono assicurare le cooperative sociali per adeguate politiche dei flussi migratori e per l’ac coglienza». Capita l’a nt i fo n a? Avanti così,Più immigrati e più coop.



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