In uno scenario che rimane a dir poco incerto in attesa di capire le esatte ricadute nel tempo del conflitto russo-ucraino, la nostra economia rallenta ma, almeno per il momento, allontana lo spettro della terza recessione in 10 anni. E sembra avere qualche possibilità di non segnare completamente il passo nell’immediato futuro. Anche se nel primo trimestre 2022 non sono pochi i settori a mostrare un andamento congiunturale negativo. A cominciare dall’industria in senso stretto, in calo dello 0,9%, e da quello dei servizi, che fa segnare un -0,1% nella rilevazione sui Conti economici trimestrali con cui l’Istat ha corretto al rialzo di 0,3 punti percentuali la stima preliminare sull’andamento del Pil tra gennaio e marzo di quest’anno, passata dal -0,2% di fine aprile a un +0,1%. E anche quella che emerge dal confronto con il Prodotto interno dello stesso periodo del 2021: il “tendenziale” è salito dal 5,8% al 6,2%. Con conseguente innalzamento di 0,4 punti percentuali del dato sulla crescita acquisita per il 2022 (quella che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno), ora al 2,6% contro il 2,2% indicato in via preliminare. Al ministero dell’Economia si fa subito notare che questo aggiornamento della rotta nelle previsioni dell’Istituto nazionale di statistica, per altro non nuova nell’era del Covid è «in linea con le più recenti stime» elaborate a Via XX settembre. Non solo: per il secondo trimestre 2022 il ministero dell’Economia confida in «un significativo aumento del Pil sul primo trimestre che metterebbe il percorso di crescita annua in linea con la previsione del Def o quantomeno prossimo ad essa». E a mostrarsi cautamente ottimista su questa possibilità era già stato lunedì anche l’Ufficio parlamentare di bilancio. Anche per questo motivo nel governo è stata accolta con un certo sollievo la rilevazione aggiornata dell’Istat, che arriva nello stesso momento in cui in Francia si registra sempre nel primo trimestre una caduta del Pil dello 0,2%. L’obiettivo da Palazzo Chigi e Via XX Settembre, come ha già evidenziato il ministro Daniele Franco, è quello di evitare che il Paese torni in recessione. E le nuove stime dell’Istat da questo punto di vista nell’esecutivo sono considerate incoraggianti. «L’economia italiana, ancora una volta, si dimostra più forte di qualsiasi pessimismo degli analisti, più o meno interessati», (🤣🤣🤣) dice il ministro della Pa, Renato Brunetta. Un risultato reso possibile nei primi tre mesi, fa notare l’Istituto nazionale di statistica, soprattutto dalla spinta della domanda interna (🤣🤣🤣) «e in particolare degli investimenti a fronte di un contributo negativo della domanda estera». Ma ieri lo stesso Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali ha sostanzialmente messo in guardia dai pericoli e dai rischi dei prossimi mesi invitando di fatto a procedere con prudenza Ignazio Visco. Lo stesso quadro che emerge dalla rilevazione Istat non appare rassicurante. E non solo perché la spesa delle famiglie si è ridotta dello 0,9% e l’inflazione galoppa a un livello record del 6,9%. Nella fotografia scattata dall’Istituto nazionale di statistica sul valore aggiunto per settore non mancano i segnali negativi e campanelli d’allarme. I primi tre mesi dell’anno mostrano l’industria in senso stretto in sofferenza con un calo dello 0,9%, così come i servizi che fanno registrare un -0,1%. Con un andamento congiunturale in diminuzione dell’1,3% sul versante del commercio, riparazione di veicoli, trasporto, magazzinaggio, alloggio e ristorazione, mentre i servizi di informazione e comunicazioni fanno registrare un calo dell’1,6% e le attività finanziarie e assicurative del 2,2%. Il segno negativo accompagna anche le amministrazioni pubbliche, la difesa, l’istruzione e la (-0,9%) e anche le attività artistiche, di intrattenimento e degli altri servizi dello (-0,1%). Risultano invece in crescita l'agricoltura (+1,8%), le costruzioni (+5,8%), le attività immobiliari (+1,3%) e le attività professionali (+4%).
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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