STUPIDA RAZZA

giovedì 23 giugno 2022

Mosca elude il blocco dell’import e vende il suo oro agli svizzeri

 

Sfqr: sono furbi questi russi. Il modo di continuare a venderci il petrolio sotto embargo, l’hanno già trovato: caricano i barili su una nave; al largo, versano il prezioso liquido in contenitori su u n’imbarcazione che batte la bandiera di un Paese non sottoposto a blocchi; e alla fine, il prodotto può arrivare in Europa, con un’et ic h etta falsa. È il segreto di Pulcinella e ne avevamo già dato conto sulla Ve rità . Non sarà un caso se l’ex magnate del settore, poi diventato dissidente ed esule, Mikhail Khodo rkovsky, ha appena rinfacciato a Bruxelles di aver varato un pacchetto di misure sostanzialmente autolesionista. «Al momento», ha lamentato con Po litic o, «le sanzioni energetiche stanno danneggiando l’Europa, non la Russia. Il mio punto di vista rimane lo stesso: che diamine state facendo?». Il peccato originale, secondo l’att iv ista, è che l’Ue non si è prima assicurata altre fonti di approvvigionamento, né ha pensato di applicare dei dazi, anziché proibire in toto il greggio. Così, sostiene Khod o rkovs ky, il Vecchio continente potrebbe aprire voragini nei bilanci degli Stati membri, facendo diminuire, tra le altre cose, la dotazione finanziaria che, altrimenti, essi potrebbero destinare in parte agli armamenti per K iev. Fin qui, abbiamo parlato di oro nero. Ma anche per quello giallo, ormai, il tabù si sta affievolendo. Bloomberg, infatti, informa che a maggio, per la prima volta dall’invasione dell’Ucraina, la Svizzera ha ricominciato a comprare i lingotti di Mosca. Per la precisione, tre tonnellate, alla faccia del bando che era stato introdotto sul mercato britannico e dell’auto l i - mitazione che s’erano imposti, per evitare di perdere la faccia, i raffinatori elvetici. I quali, adesso, fanno gli gnorri: i quattro principali operatori dei cantoni assicurano di non aver preso un grammo d’oro. Eppure, quella quantità non può certo passare inosservata: tanto per avere un’idea, si è trattato del terzo acquisto più consistente da agosto 2021. Già da aprile, d’altronde, Berna sta importando palladio dalla Fe d e ra z io n e. A proposito di import: Vladimir Putin e soci sembrano aver scoperto la maniera per rifornirsi di quelle merci occidentali, tutte indispensabili, che le sanzioni, in teoria, dovrebbero impedir loro di procurarsi. Specialmente chip, semiconduttori e materie prime necessarie a costruire i mezzi militari. I trucchi levantini, come nel caso dei trasferimenti dei barili petroliferi ship to ship, sono invero talmente vecchi, da essere arcinoti al governo americano. In sintesi, tutto sta a triangolare, sfruttando l’a i uto delle nazioni che non hanno difficoltà a fare incetta di certi beni. A Po l itic o, fonti del Tesoro Usa hanno riferito che gli Stati più facilmente utilizzabili come intermediari sono la Turchia, che gode di un accesso privilegiato ai mercati europei ma non è allineata alle sanzioni, e gli Emirati Arabi Uniti. Chissà perché, non stupisce che Recep Tayyip Erdogan, già impegnato ad accreditarsi come artefice del processo di pace, si possa mettere a giocare sporco con gli alleati dell’Ue e della Nato. In aggiunta ad Ankara e Abu Dhabi, possono garantire il loro contributo le ex repubbliche sovietiche: Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Kirghizistan, il quale ha già apertamente incrementato i propri volumi di scambi commerciali. Alimentando quindi il sospetto che i flussi gonfiati riguardino altresì beni sanzionati, da consegnare successivamente a Mosca. Un ulteriore canale di transito potrebbe partire dal cuore dell’Europa, a patto che si determinino falle nei controlli. Anche l’Italia, in passato, è stata un ventre molle della rappresaglia anti Puti n : a dispetto degli embarghi varati dopo l’i nva s io - ne della Crimea, nel 2014, dallo Stivale sono continuate a partire parecchie spedizioni. Per non parlare del caso tedesco: alcuni impiegati della multinazionale Siemens finirono sotto inchiesta per delle spedizioni di turbine a gas, indirizzate, tra 2015 e 2016, nella penisola contesa tra Mosca e Kiev. Esistono contromosse per evitare che il bazooka europeo si trasformi in una pistola ad acqua? O, peggio, in un harakiri? Sulla carta, sì: una - se ne sta discutendo - consisterebbe nel trasformare l’aggiramento dei blocchi in un reato. Per la vigilanza, andrebbero attivate le agenzie comunitarie, Europol, Eurojust e Frontex. In ultima istanza, però, qualunque intervento sarebbe appeso allo zelo dei singoli Stati, i quali, fino a oggi, sono apparsi più solleciti nella retorica che nella pratica. «Le sanzioni contro la Russia funzionano», ha giurato martedì, a Palazzo Madama, Mario Draghi. L’ott i - mismo della volontà è una dote utile. Ma senza un po’ di pessimismo dell’i nte l l i ge nza, ci andremo a schiantare.

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