STUPIDA RAZZA

giovedì 23 giugno 2022

Germania, Olanda, Italia e Austria riaccendono le centrali a carbone

 


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LA TRANSIZIONE ECOLOGICA E' SERVITA....!

Nella transizione verde verso l’obiettivo di lungo termine della neutralità climatica, il gas sostituisce il carbone. Perché il gas inquina meno. Ma ora che il gas russo scarseggia, in Germania, Austria, Olanda e anche in Italia è sempre più vero l’opposto: il carbone, che sia antracite o la lignite “killer del clima”, sostituirà il gas, soprattutto per l’ elettricità. E questo perché è subentrato un altro obiettivo, questa volta di brevissimo termine rispetto ai target ecologici 2050 in Europa e 2045 in Germania: riscaldare la popolazione nei prossimi due inverni. La conversione dal gas al carbone, un sacrilegio per gli ambientalisti e per i partiti verdi, è già una realtà in Germania: il ministro dell’Economia e del Clima Robert Habeck, ex-leader dei Verdi, ha annunciato la scorsa domenica la decisione «amara» di dover aumentare il numero delle centrali elettriche a carbone per risparmiare gas, il combustibile fossile maggiormente utilizzato per riscaldare case, uffici, ospedali, scuole. L’Olanda, stando alla Reuters, ieri ha sollevato il tetto che limitava l’utilizzo delle centrali elettriche a carbone. Austria e Italia sono su questa stessa strada, stando a CNBC che sottolinea l’aspetto “temporale” del boom del carbone in Europa. La Germania ha circa 150 centrali elettriche alimentate a carbone: la coalizione semaforo Spd, Verdi, liberali Fdp ha sottoscritto un programma di governo a fine 2021 per uscire dal carbone nel 2030, anticipando di otto anni la fine della dipendenza da questo combustibile fossile, considerato il più inquinante, decisa dalla Grande Coalizione Cdu-Spd nel gennaio 2019. Per centrare il nuovo super-ambizioso obiettivo 2030, il governo contava di aumentare le centrali elettriche a gas dagli attuali 31,5 GW a 80 GW, aprendo 100 centrali a gas aggiuntive, secondo le stime degli esperti. Ma dovendo fare a meno del gas russo che pesa al 90% sulle importazioni, Berlino deve rincorrere ora altri obiettivi. Il governo semaforo deve aumentare lo stoccaggio di gas dall’attuale 57% della capacità all’80% per il primo ottobre e al 90% il primo novembre. Per fare questo, oltre ad acquistare più gas da altri fornitori al di fuori della Russia, la Germania dovrà risparmiarlo. Come? Tra i tanti rimedi, spicca quello dell’aumento delle centrali a carbone, mentre sull’energia nucleare non c’è per il momento accordo. Nonostante le pressioni della Cdu dai banchi dell’opposizione, del ministro delle Finanze liberale Christian Lindner nel governo e di noti economisti come il presidente dell’Ifo Clemens Fuest, l’Spd e il cancelliere Olaf Scholz e il partito dei Verdi con il ministro Habeck fanno muro sull’Atomenergie. Stando ai dati riportati per il primo trimestre 2022 dall’ufficio statistico federale Destatis, il gas contribuisce alla produzione del 16,2% circa dell’elettricità prodotta in Germania, contro il 31,5% del carbone, il 6% dell’energia nucleare (dimezzato dal 12% nel primo trimestre 2021), mentre le rinnovabili orbitano attorno al 48% ma non sono aumentabili velocemente. Habeck ha assicurato che l’incremento dell’utilizzo delle centrali a carbone sarà «transitorio». Il ministero dell’Economia e del Clima, contattato dal Sole24Ore, ha confermato che attualmente la riserva di potenza include dieci centrali a carbone (antracite) con capacità di 4,3 GW (gigawatt) e sei centrali a petrolio con una capacità di 1,6 GW per un totale di 5,9 GW. Il piano Habeck, per risparmiare gas con l’aumento del carbone, prevede l’aggiunta nella riserva di nove centrali a carbone e tre centrali a lignite per un totale di 2,6 GW per il primo novembre di quest’anno. Infine, cinque centrali termoelettriche a lignite si trovano al momento nella riserva di sicurezza per 1,9 GW, mentre altre cinque centrali a carbone sono in attesa di entrare nella riserva. La Germania ha chiuso le ultime due miniere di antracite nel 2018, gestite dalla RAG Deutsche Steinkohle AG: la miniera di Prosper-Haniel a Bottrop e la miniera di Ibbenbüren, entrambe in Renania settentrionale-Vestfalia. L’estrazione del carbone “duro”, Steinkohle, è durata per oltre 150 anni ma non riprenderà. La Germania continua invece a produrre lignite. Le miniere a cielo aperto di Braunkohle, lignite, si trovano in tre distretti: il distretto «renano» nel triangolo Aquisgrana, Colonia e Mönchengladbach, con le miniere di Garzweiler, Hambach e Inden. Gi scavi a Garzweiler sono i più grandi in Europa e utilizzano le più grandi scavatrici al mondo. Questa è la più grande area mineraria di lignite in Europa, gestita dal colosso energetico RWE. Il secondo distretto minerario di lignite è quello della «Lusazia», in tedesco Lausitz, tra Brandeburgo e Sassonia. Il terzo è in Germania centrale dove la lignite veniva estratta e usata industrialmente già dal XIX secolo. Le ultime miniere a cielo aperto rimaste attive in questa zona sono quelle di Profen e Vereinigtes Schleenhain, situate a sud di Lipsia. RWE calcola che un quarto del fabbisogno di elettricità in Germania dipende dalla lignite: il 12% proviene dalle cave tedesche dove si estraggono 100 milioni di tonnellate di lignite l’anno. Le centrali RWE alimentate con lignite producono 70 miliardi di kilowattore di elettricità.

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