M ikhail Khodorkovsy sostiene che Putin «ha intrapreso una rotta che porterà alla sua scomparsa». Tutto - è convinto l’ex oligarca che osò sfidarlo - dipenderà da quanto l’Occidente s’impegnerà per sconfiggerlo. La questione è chiara anche a Vladimir Putin. Per questo siamo il suo obiettivo, non meno importante dell’Ucraina. Quando parla Dmitri Medvedev, l’ex finto-liberal del regime russo, ci siamo abituati a considerarlo un fenomeno da avanspettacolo. È sbagliato. L’ultima delle sue, «La Ue potrebbe sparire prima che vi entri l’Ucraina», non è una boutade ma una dichiarazione programmatica. La guerra può ancora durare mesi o anni, può trasformarsi in qualcosa di simile al logoramento statico della Prima Guerra mondiale. La minaccia è politica. Putin non ha fretta perché non ha un’opinione pubblica cui rispondere. L’Occidente sì: chi governa deve spiegazioni a una collettività attiva, mobile, capace d’influenzare le scelte politiche. L’esempio di Emanuel Macron è temporalmente l’ultimo ma il primo per conseguenze politiche. Domenica ha perso le elezioni parlamentari. I vincitori sono due partiti populisti: uno di destra, putiniano e anti-europeista; l’altro di sinistra, ugualmente ostile alla Ue e non anti-russo. Non è il primo scricchiolio di quella inaspettata unità continentale mostrata all’inizio dell’invasione dell’Ucraina. In Italia il partito di maggioranza relativa si è spaccato con l’uscita del ministro degli Esteri Luigi di Maio. Matteo Salvini, leader di un altro partito importante, si è scoperto pacifista. Di recente l’European Council on Foreign Relations di Bruxelles, il primo think-tank continentale, ha pubblicato un sondaggio. La solidarietà paneuropea per l’Ucraina è confermata. Ma emergono le prime importanti smagliature: «una netta frattura» fra il «gruppo della pace» e il «gruppo della giustizia». I primi vogliono la pace il più presto possibile; i secondi che l’Ucraina ristabilisca la sua integrità territoriale e la Russia sia punita per l’invasione. Come sempre, la geografia politica ha il suo peso: più vicini sono alla Russia, più i paesi vogliono la “giustizia”. Alla domanda se la Russia sia responsabile della guerra, la Finlandia dice si al 90%; Polonia, Svezia e Gran Bretagna all’83, Germania al 66 e Francia al 62. Ultima l’Italia, al 56%. E solo il 14% è favorevole all’aumento delle spese per la difesa. Putin ha solo bisogno di tempo e di ricominciare a investire sulla propaganda. In Europa e in America. «Se Trump avesse vinto nel 2020, sarebbe uscito dalla Nato. Non ho dubbi su questo», afferma Hillary Clinton, in un’intervista al Financial Times. Ma Donald Trump ha ampi margini per vincere nel 2024. La commissione d’inchiesta bicamerale esibisce prove, dichiarazioni e validi sospetti sul suo coinvolgimento nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio dell’anno scorso. Ma l’ex presidente continua a intossicare l’intero partito repubblicano. «Siamo sull’orlo del precipizio», dice ancora Hillary Clinton: rischiamo «di perdere la nostra democrazia».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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