E nel raddoppierà la sua capacità di stoccare gas, fino a 1 miliardo di metri cubi, per supportare gli altri operatori in questa fase di emergenza. A parlare del ruolo dell’utility a sostegno del paese è il presidente, Michele Crisostomo. Presidente, qual è il ruolo di Enel sugli stoccaggi di gas? Siamo in linea con i target per soddisfare la quota che spetta a Enel in proporzione rispetto al sistema. La nostra parte, da garantire entro ottobre, è pari a 0,6 miliardi di metri cubi di gas. Al momento abbiamo eseguito stoccaggi per 0,3 miliardi di metri cubi. Abbiamo però fatto un passo ulteriore. Abbiamo acquisito la disponibilità, acquistando capacità da attingere dai rigassificatori , per ulteriori 0,5 miliardi di metri cubi di gas. Tutto questo ci permetterà di coprire il fabbisogno per le nostre centrali a gas e per le forniture ai nostri clienti, in linea con quanto fatto negli anni precedenti. Inoltre ci siamo impegnati ad aumentare ulteriormente lo stoccaggio di gas fino a un miliardi. La quantità in eccesso, rispetto a 0,6 miliardi di metri cubi, corrisponde al contributo che possiamo dare alla sicurezza del sistema. Questa disponibilità l'abbiamo resa nota ieri nella riunione al ministero della Transizione energetica. Vi siete assicurati opzioni per acquistare gas: come vi coprite sui prezzi? Rispetto ad altri operatori Enel ha la struttura di mercato per muoversi anche in situazioni di grande volatilità, coprendosi con i contratti derivati. Questo non ha nulla a che vedere con la speculazione: Enel è operatore industriale e, rispetto a commodity che sono necessarie per il suo business, si comporta come chi si copre dai rischi e non come chi specula sulla volatilità delle commodity. Su quali previsioni di prezzo pianificate i vostri acquisti di gas? Scommettere sulle commodity è molto difficile. E' più saggio seguire l'andamento. Un rialzo è sicuramente possibile. Possono, però, esserci anche fattori che possono portare al ribasso. A cominciare dalla possibilità che si introduca un tetto al prezzo del gas a livello europeo, che sarebbe la scelta più adeguata. Bisogna, però, tenere conto anche del fatto che paesi come la Spagna hanno ottenuto una deroga per imporre un tetto a livello nazionale. Dal mio punto di vista, creare situazioni differenziate a livello europeo finisce da una parte per indebolire il fronte comune dei paesi acquirenti, dall'altra crea un problema di mercato interno in termini di competitività dei singoli sistemi imprenditoriali rispetto agli altri. La soluzione migliore è il tetto a livello europeo; ma se la situazione dovesse esacerbarsi non si potrebbe trascurare l'eventualità di consentire anche ad altri paesi, dopo la Spagna, di introdurre un tetto a livello nazionale. Enel sta facendo la sua parte anche con le centrali a carbone Il carbone consente di rendere sempre più residuale l'uso del gas. Nella stessa logica in base alla quale abbiamo messo a disposizione una maggiore capacità di stoccaggio abbiano messo a disposizione le centrali incrementando la produzione di energia elettrica. Anche sul carbone ci siamo mossi, in coordinamento con il governo, per tempo per garantire il fabbisogno. L'obiettivo è avere, come per gli stoccaggi di gas, è avere una copertura che consenta di garantire il fabbisogno per un anno. Di quanto il fabbisogno sarà maggiore rispetto al 2021? La produzione di energia elettrica da carbone è già significativamente aumentata (secondo fonti non ufficiali nei primi 5 mesi del 2022 la produzione sarebbe oltre 6 terawattora contro i 3 del 2021, ndr). Nel 2021 abbiamo utilizzato oltre 4 milioni di tonnellate di carbone; nel 2g022 ragioniamo su 8 milioni di tonnellate a fronte di centrali che hanno una capacità installata di 4,7 gigawatt. Da febbraio è già partita la misura di sicurezza del sistema per ridurre al minimo l'uso del gas. Il meccanismo è gestito dal Gse: la priorità della generazione è data alle fonti rinnovabili. In precedenza quando la produzione green diventava insufficiente prima subentravano le centrali a gas e solo in via residuale, perché meno convenienti, quelle a carbone. Ora, invece, entrano in funzione subito le centrali a carbone e quelle a gas in via residuale. Continuare a usare il carbone non era previsto nella nostra strategia che punta alla decarbonizzazione. Pensiamo però che sia un'esigenza temporanea e quindi non abbiamo cambiato i nostri obiettivi di chiusura delle centrali a carbone. Enel deve fare fronte anche a un'altra emergenza, quella della siccità. Avete dovuto fermare gli impianti idroelettrici? Abbiamo già sperimentato in Sudamerica una siccità simile a quella che vediamo ora in Italia con conseguenze molto simile. Il primo impatto che abbiamo è la mancanza di una produzione di energia dagli impianti idroelettrici, per la quale abbiamo già impegni di vendita per i clienti, e quindi dobbiamo sostituire la carenza con l'acquisto di energia o con la generazione di fonti termiche. Al gestore di impianti idroelettrici viene affidato anche il compito fondamentale di stabilire la priorità nell'uso dell'acqua e il giusto equilibrio nelle decisioni. Da protocollo la priorità è l'uso potabile, poi l'agricoltura e infine la generazione elettrica. Anche in questo caso ci siamo attivati subito parlando con le Autorità di bacino e con le Regioni e abbiamo messo i bacini a disposizione delle comunità. L'uso irriguo è diventato prioritario negli impianti del Piemonte e della Lombardia. Enel ha oltre 700 impianti idroelettrici nel territorio italiano, solo in Lombardia ce ne sono 96 (il 35% dell’energia generati da Enel in Italia arriva da queste fonti, ndr). Le concessioni sono costruite per affidare al concessionario la gestione della sensibilità per tenere in equilibri interessi contrastanti tra loro. In momento come questo la nostra attenzione al territorio può fare la differenza. Quali sono le previsioni per i prossimi giorni? Siamo in una fase mai vista. Vedendo le serie storiche, negli ultimi 20 anni non si sono mai visti livelli dei fiumi e dei laghi bassi come quelli attuali. Siamo molto al di sotto del minimo del ventennio. Abbiamo un’idraulicità del 40% inferiore ai livelli dello scorso anno. Siamo in una situazione di tensione, ma non siamo ancora in uno stato di allarme.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
giovedì 23 giugno 2022
«Gas, carbone e dighe: così Enel sosterrà l’economia del Paese»
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