U n patto sociale come quello del Governo Ciampi nel 1993 darebbe al Governo una forza supplementare nel chiedere all’Europa nuovi strumenti di sostegno permanente alla crescita e, soprattutto, potrebbe condizionare le aspettative in modo positivo. Un po’ di certezza in un quadro di incertezza massima. In piena Tangentopoli, l’accordo del ’93 consentì una virtuosa supplenza rispetto alle carenze di una politica devastata dagli avvisi di garanzia; così oggi un nuovo patto sulla politica dei redditi potrebbe dare del Paese un’idea di compattezza che una politica dilaniata dalle pulsioni pre elettorali non è più in grado di garantire. L’allarme lanciato dal Governatore Ignazio Visco sul rischio di «una vana rincorsa tra prezzi e salari» non può che essere raccolto da una nuova stagione di “scambio” tra controllo delle tariffe, governo dei salari e gestione degli investimenti, non ultimo quello sul capitale umano. Se il punto di partenza è che l’inflazione sia la più iniqua tassa sui redditi più bassi è evidente come diventi ineludibile un confronto su più temi, tutti strategici. A cominciare dai salari per aumentarli senza creare spirali dannose. Le risorse liberate da una revisione del cuneo fiscale (che l’Ocse ci ha ricordato pochi giorni fa essere al 46,5%) potrebbero aiutare una diversa articolazione del salario netto; così come potrebbe diventare decisivo uno scatto negoziale nel congegnare premi di produttività e forme di remunerazione congrua della flessibilità. Il Governo dovrebbe mettere in campo gli sforzi fatti e da fare per controllare le tariffe (come sarà il tetto al prezzo del gas per ora solo abbozzato nel documento finale dell’Europa) e studiare nuove forme di armonizzazione del lavoro pubblico con quello privato (come fu la fase di avvio di contatti privatistici nel pubblico impiego nel ’93). Il confronto a tre potrebbe fare chiarezza anche sugli effetti distorsivi del reddito di cittadinanza rispetto alle qualifiche a minor valore aggiunto di particolari settori dei servizi e del commercio. Sempre che l’onestà intellettuale faccia premio rispetto alle difese d’ufficio. Il Governatore ha avvertito che la fase pericolosa di avvitamento dell’inflazione sui salari è evitabile se il fenomeno resta una tantum. Come sono state una tantum, ad esempio, le elargizioni unilaterali decise da alcune imprese in questo periodo come contributo al superamento della difficile congiuntura. Che dimostrano come sia ancora tutta da scrivere una nuova stagione di accordi di secondo livello, finora fermi a poco più di 8mila esperimenti concentrati nelle grandi aree industriali del Nord.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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