Il mutuo pone sempre dinanzi a un
bivio:avviare il percorso con una ra-
ta più alta scegliendo il tasso fisso,
che in cambio incorpora un’assicu-
razione da eventi macro economici
avversi. Oppure optare per il varia-
bile,iniziando il viaggio con una rata
più leggera, esponendosi però alle
fluttuazioni dei tassi.
L’amletico dubbio resterà anche
nel 2022,un anno che parte con ele-
vate incognite sul doppio fronte in-
flazione e tassi.Nell’Eurozona a no-
vembre l’inflazione è balzata al 4,9%
(rispetto al 4,1% di ottobre)tornando
su livelli che non si vedevano dal
1991. Questo dato tuttavia non ha
per ora scalfito più di tanto i tassi of-
ferti dalle banche sui mutui,tanto il
fisso quanto il variabile. Dalla sua
pubblicazione, che risale al 30 no-
vembre invia preliminare,gli indici
Eurirs (che rappresentano il costo
del denaro all’ingrosso per le banche
nel medio-lungo periodo e vengono
utilizzati per determinare nel giorno
della stipula il tasso fisso del con-
tratto) non hanno subito violenti
scossoni.Anzi,sono addirittura sce-
si nelle ultime ore, in reazione alle
parole del governatore della Bce,
Christine Lagarde, che il 16 dicem-
bre ha confermato come “transito-
rio”l’attuale livello su di giri dell’in-
flazione. L’indice a 20 anni è calato
nelle 24 ore post-Bce dallo 0,33% al-
lo 0,28%. Quello con scadenza 25
anni dallo 0,31% allo 0,26%. Il tutto
mentrel’Euribor a 3mesi(il princi-
pale parametro utilizzato dalle ban-
che per calcolare,mese dopo mese,
eventuali scostamenti della rata va-
riabile) restava immobile a -0,54%,
imballato sottozero da sei anni.
Se il mutuatario-tanto quello che ha
in corso un piano di ammortamento
e che attraverso la surroga può sem-
pre provare a migliorare il proprio
contratto,così come chi sta pensan-
do di stipulare un mutuo nel 2002–
si affidasse solo al sentiment del
mercato non avrebbe quindi ragioni
per preoccuparsi. Perché gli indici
Eurirs – confermati dalle stime di
inflazione a 10 anni nell’Eurozona
che la proiettano all’1,8%-dispiegano u-
no uno scenario di normalizzazio-
ne. In sostanza i mercati in questo
momento credono alle parole della
Bce e al fatto che l’elevata inflazione
di questi mesi avrà vita breve. Lo si
evince anche dalle offerte di merca-
to che consentono oggi di accedere
a un fisso a fronte di un Taeg (quel
tasso che oltre agli interessi include
anche le altre spese) di poco supe-
riore all’1%.Se ci si sposta sul variabile si riesce nella migliore delle ipo-tesi a spuntare un Taeg dimezzato,
in area 0,5%. Si tratta di tassi ecce-
zionalmente bassi, probabilmente
irripetibili,(PROBABILMENTE....?) soprattutto se calcolati in
termini reali,cioè depurati per il co-
sto dell’inflazione.Ipotizzando che
i mercati abbiano ragione – e che
cioè nell’area euro l’inflazione in
media si attesterà all’1,8% nel pros-
simo decennio-il mutuatario di og-
gi congela, se opta per il fisso, un
tasso debitore reale negativo.Ancor
più negativo se l’inflazione non do-
vesse scendere.I tassi reali sono ne-
gativi anche per chi è sul treno del
variabile,con l’incognita futura che
la Bce possa però seguire la Federal
Reserve (che per il 2022 ha annun-
ciato tre rialzi dei tassi) e iniziare ad
alzare un po’ i tassi.Magari dal 2023.(NE DUBITO !)
Su questo fronte i future sull’Euri-
bor-l’indice più sensibile alle azioni
della Bce-lo proiettano dall’attuale
-0,54% allo 0,2% nel dicembre 2027.
Quindi il mercato si aspetta che
l’Euribor fra cinque anni possa un
po’ risalire,ma non tanto,andando
sostanzialmente a pareggiare il li-
vello medio di 70 punti base circa
che lo separa oggi dal fisso.
Questo è quello che ci dice il mer-
cato,scandagliando le proiezioni di
futures,grafici e quant’altro.Quello
che non ci dice, però, è cosa acca-
drebbe se l’inflazione dovesse scap-
pare di mano.Se ad esempio doves-
sero durare più a lungo del previsto
i problemi di carenza internazionale
di materie prime che a cascata han-
no spinto i prezzi alla produzione
balzare ad ottobre nell’area euro al
21,9%.Se questa inflazione,oggi im-
portata dalle aziende, dovesse nei
prossimi mesi solo in parte essere
esportata verso i consumatori,non
sarà facile reggere le attuali stime
ottimistiche del mercato sul fatto
che i prezzi al consumo si normaliz-
zeranno. In particolar modo se si
dovesse innescare una pressione al
rialzo sui salari,come sta accadendo
in quegli Stati Uniti certamente più
flessibili ai cambiamento nel mer-
cato del lavoro rispetto all’Eurozo-
na.(NON PENSO PROPRIO !) A quel punto la Bce sarebbe co-
stretta a fare marcia indietro nella
narrazione dovendo ammettere,
come ha fatto la Federal Reserve
qualche settimana fa,che l’inflazio-
ne non è più “transitoria”.(LO E' TRANSITORIA !)
I mutuatari confidano nel primo
scenario.Ma non si fidano e nel dub-
bio preferiscono proteggersi dal se-
condo più avverso scenario sce-
gliendo in nove casi su dieci il tasso
fisso.Accettando,per dormire sonni
tranquilli, di pagare in partenza un
po’di più rispetto ai più “coraggiosi” del partito del variabile.(E' UNA SCELTA PERSONALE,MA PUNTEREI SUL VARIABILE !)
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