La discussione sui tamponi
ai vaccinati sta
scatenando reazioni che appaiono differenti ma che sono accomunate
dallo stesso, angosciante
egoismo. L’idea che anche il
plurinoculato debba sottoporsi al test accende istinti
profondi, ferini, e precipita
nel caos del Kali Yuga anche e
soprattutto chi si riteneva
immune, cioè libero da debiti comunitari. Esplode, per
cominciare, la rabbia del privilegiato che ha perso il suo status. (CORNUTO E MAZZIATO !) All’improvvi -
so, il cittadino orgogliosamente vaccinato, quello che si riteneva biologicamente e moralmente superiore al no vax, si
ritrova parificato all’o d io s o
paria, al criminale, al traditore della patria che ha rifiutato
la puntura. La realtà granitica
si manifesta potente davanti
agli occhi dello sventurato, il
quale si rende dolorosamente
conto dei fatti: ebbene sì, anc h’egli può contagiare e soprattutto contagiarsi. Non può
più guardare la minoranza
abietta dall’alto in basso: pure
lui è responsabile dell’aumento dei casi. Non è una bella sensazione: il terreno frana sotto i
piedi, le certezze si sgretolano
e tocca spartire la colpa con i
renitenti. Risuonano taglienti
nel vento le parole di Bre cht:
prima vennero a prendere gli
zingari, poi gli ebrei, poi «un
giorno vennero a prendere
me, e non c’era rimasto nessuno a protestare».
Nella grande parte dei casi -
intendiamoci - l’ira è comprensibile. Milioni di persone
si sono sentite dire per mesi
che con il vaccino sarebbero
state sicure e felici, che il
green pass avrebbe portato
mirra e doni scintillanti. Adesso invece scoprono che la sicurezza è un miraggio, che i politici li hanno illusi con affermazioni apodittiche e che la brutta giostra pandemica ha ripreso a girare daccapo. Questi italiani, tuttavia, tendono a soffrire in silenzio, ormai rassegnati al peggio. A berciare sono soprattutto i più arroganti,
coloro che si erano tuffati nella propaganda e amavano
spargerla e che d’un tratto si
sono ritrovati ignudi al cospetto di una prospettiva rovinosa.
Tra costoro si distinguono
particolarmente - costituendo un differente caso di studio
- quanti nei mesi scorsi hanno
infierito sui no vax, gongolando nel vederli costretti alla ripetuta e fastidiosa prova del
bastoncino. Si va dal ministro
che celebrava la funzione rieducativa del tampone nasale
a ll ’uomo della strada che si
opponeva strenuamente al test gratuito.
Ricordate? La posizione era
univoca: non tocca a noi pagare per chi rifiuta la puntura, si
vaccinassero o sborsassero di
tasca propria. Eppure adesso,
guarda un po’, il pensiero di
estrarre dalle tasche 15 euro a
botta non suscita più una perversa goduria. Ha prevalso il
calcolo micragnoso: finché
toccava agli altri pagare, nessun problema. All’idea che
tocchi a loro, beh, l’i r r i ta z io n e
d iva m pa .
Risulta evidente, a questo
punto, la pretestuosità di tutti
i discorsi sentiti nell’ultimo
anno sulla «solidarietà», sulla
necessità di «proteggere sé
stessi e gli altri». Erano solo
scuse per celare l’egoismo, per
sentirsi superiori, per dare un
senso alla paura dell’i n iez io n e
vinta a malapena. Fior di
esperti ora sostengono che il
virus può bucare la parete vaccinale, dunque il tampone è
tornato a essere l’unica (mezza) sicurezza sulla condizione
di non positività. Ma viene rifiutato con stizza. Emblematico, in tal senso, il caso del Partito democratico. Nicola Zinga retti ha dichiarato di essere
«contrarissimo» al test per i
vaccinati: già, lui ora è no
tamp. E perché, di grazia? Se
serve a far star tranquillo il
prossimo come mai lo osteggiate, amici dem? Forse per timore che il vostro giochetto
sulla pandemia senza fine
venga finalmente smascherato? (CENTRATO IN PIENO !) Quest’ultima considerazione, che attiene all’uso politico-religioso del siero, ci conduce dritti a un’altra tipologia
di furenti nemici del tampone.
Si tratta dei fedeli integralisti
della Cattedrale Sanitaria, i
quali non tollerano che vengano messe in dubbio le virtù
taumaturgiche del vaccino.
«La richiesta di un tampone
a chi è vaccinato e rientra da
Paesi europei», scrive la dottoressa Antonella Viola, «non
solo mette in discussione l’Eu -
ropa, ma mina la credibilità
della vaccinazione». Il tampone sarebbe dunque una misura «inutilmente punitiva per
chi il vaccino lo ha fatto». Ora,
in teoria compito della scienza sarebbe proprio quello di
mettere in discussione ogni
dato, ogni apparente certezza.
A quanto risulta, però, fare le
pulci alla Santa Puntura (e all’Europa, vabbè) non si può,
nemmeno se a discettare dei
suoi limiti sono fior di studiosi. Tutto, purché la fede non
vac i l l i .
Su Re p ub b l ic a , il disappunto della scrittrice Elena Stanca nel li rasenta l’in dig naz ione: «Noi che ci siamo vaccinati», predica, «ci sentiamo fratelli e sorelle di chi si è vaccinato […]. È una comunità di adulti la nostra, dove la razionalità
è ricompensata dal rispetto».
Capito? Lei si sente al sicuro
nella sua comunità adulta, è
sorella degli inoculati, mica
dei no vax. «Evocare i tamponi», prosegue, «sminuisce,
simbolicamente, il vaccino,
che è stato il nostro rito di passaggio, che ci ha dato accesso a
questa nuova comunità».
Niente male per un sedicente
adulto mettersi a pestare i piedi al cospetto della realtà.
In ogni caso, la Sta n ca n el l i e
la V iol a hanno almeno un pizzico di ragione. Il tampone per
i vaccinati mette effettivamente in discussione la ferrigna ostinazione con cui i profeti della Cattedrale Sanitaria
hanno acriticamente venerato il vaccino fino a ieri, e crea
un problema politico prima
che ideologico. Il punto, però,
è sempre il medesimo: il vaccino è solo un vaccino, non il
Santo Graal o uno strumento
politico. Ed è folle considerare
la puntura un «rito di iniziazione» che consente di entrare
in una grottesca élite di inoculati. Purtroppo, però, qualcuno ha deciso di fregarsene del
metodo scientifico, e di trasformare un farmaco in un feticcio. Ora, inesorabilmente, è
venuto il momento di pagare
lo scotto: all’orizzonte si profila il tampone, calmiere dell’arroganza.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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