STUPIDA RAZZA

giovedì 2 dicembre 2021

Ue costretta al dietrofront sul Natale abolito

 

L’Ue corre ai ripari dopo 24 ore passate nel ridicolo per il divieto di nominare le feste cristiane, Natale in primis. La commissaria per l’Ugu aglianza è stata costretta a rimangiarsi l’orwelliano manuale per la comunicazione i n c lu s iva .«Buon solstizio d’i nve rno», con immagine di tundra e renne sullo sfondo. «Felice vacanza di fine anno» con foto degli alluci dell’i n geg n e re informatico alle Seychelles. Le tipografie stavano cominciando a rifare i biglietti d’auguri quando è arrivato il dietrofront: gli euroburocrati hanno deciso che in Occidente si può ancora dire e scrivere Buon Natale. La transizione lessicale è durata 24 ore, due passi nel delirio. Tanto ha impiegato la Commissione a capire quanto fosse ridicolo il suo ultimo diktat nel segno del politicamente corretto, e a innestare la retromarcia: «Non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità. Quindi viene ritirato » . Le linee guida della «comunicazione inclusiva» finiscono nel tritadocumenti e l’Europa delle baronesse e delle parrucche incipriate finisce nelle vignette di tutti i giornali del continente. Mentre la variante omicron svolazza sul panettone e l’economia rischia una nuova gelata, perfino al Parlamento europeo vince il buonsenso. Per una volta politici, funzionari, impiegati, addetti stampa e commessi tirano un sospiro di sollievo: la micidiale neolingua progressista non li inseguirà fin dentro le lettere di auguri. A quel documento di 32 pagine a circolazione interna intitolato «Union of equality» (altra sfumatura comica, doveva rimanere segreto) si sono ribellati tutti. Di conseguenza è ancora possibile utilizzare nomi di genere come operai o poliziotti, cominciare una frase o una conferenza con Signori e Signore, scrivere «colonizzazione su Marte» e non «insediamento su Marte» (non si rischia più di ferire la sensibilità w o ke ). E soprattutto ci è consentito di nuovo celebrare le vacanze natalizie, anche se non tutti festeggiano il Natale. Quanto ai nomi, si può continuare a chiamarsi Giovanni e Maria, non è necessario ribattezzarsi Marika o Giulio per non ferire i musulmani. Per arrivare a questa sublime vetta di stupidità non era necessario un brain trust, bastava vedere il film dei Monty Python B ria n di Nazareth. Comunque meglio così, anche se la volontà di eliminare le radici cristiane dall’Europa è soltanto rinv i ata . Poiché dietro una grande idea c’è sempre una persona geniale, la disfatta ha il volto di Helena Delli, la commissaria per l’Uguaglianza, una sosia maltese di Laura Boldrini nella prosopopea e nel curriculum. Incalzata dai vertici di Bruxelles, ha dovuto mettersi al computer e vergare parole che lasciano intuire un orgoglio a mezz’asta. «La mia iniziativa di elaborare linee guida come documento interno aveva uno scopo di raggiungere un obiettivo importante, illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini». Tuttavia? «Tuttavia la versione pubblicata non serve adeguatamente a questo scopo. Non è un documento maturo, richiede chiaramente più lavoro. Ritiro le linee guida e lavorerò ulteriormente». Traduzione a senso: le hanno fatto il mazzo, bocciata su tutta la linea. Ex modella e attrice (fu anche Miss Malta), a 59 anni lady D el l i è una pasionaria del genderfluid, la punta di diamante di ogni transizione arcobaleno. L’idea del dossier natalizio contro il Natale è sua e per ottenere questo trionfo ha lavorato anni. Entrata nel parlamento dell’isola con il partito laburista, si è sempre occupata dei diritti della donna e delle libertà civili, temi che le hanno fruttato cinque elezioni consecutive. Se Malta è all’ava n g u a rd i a sui diritti delle persone intersessuali e sulle leggi in favore delle comunità Lgbtq, il merito è suo. L’attivismo non poteva non attirare l’atte n - zione dell’Europa dei balocchi e dei desideri, così Ur su l a von der Leyen l’ha voluta accanto a sé. È un peccato che esprima documenti «non ancora maturi». La signora è nota per la sua tenacia, ci riproverà. Otto mesi fa, quando mise il suo inconfondibile zampino nel «Glossario del linguaggio sensibile», le era andata meglio. Nel senso che nessuno si filò le farneticazioni e nessuno le chiese di smentirle. Allora si accanì contro padre e madre (meglio genitori), contro chi dice «gay» e non «persone gay», contro chi scrive «matrimonio gay» e non «matrimonio egualitario». Per lei il sesso non è biologico ma «assegnato alla nascita», quindi non c’è nulla di più naturale che una «transizione di genere». Chi non si adegua alla neolingua dovrebbe essere avviato a una salutare rieducazione culturale. Siamo sempre lì, nella terra di nessuno fra Michela Murgia e George Orwell. Dopo la ritirata euroinclusiva Giorgia Meloni e sul ta («Abbiamo fermato la vulgata del politicamente corretto») e Antonio Tajani i n n eg - gia all’Europa del buonsenso che «ha ritirato le linee guida per togliere riferimenti a feste e luoghi cristiani». Gianni Vattimo, filosofo ed ex europarlamentare, ricorda: «Quando c’ero io mandavano gli auguri di Natale. Adesso cosa vorrebbero fare, augurare di salvarti dal freddo inverno?». A Bruxelles c’è sempre qualcuno con il pensiero più debole del tuo.

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