STUPIDA RAZZA

sabato 27 novembre 2021

Cinque domande al regime di unità sanitaria

 

Cinque domande per fare breccia nel muro di gomma. Cinque come le dita della mano che vuole alzare il sipario sulle decisioni sempre più dirigiste e impositive del governo di unità sanitaria. Sono i punti cardine della richiesta inviata al premier Mario Draghi, al ministero della Salute e all’Istituto superiore di sanità da un gruppo di medici, ricercatori universitari e professori contrari all’ac c e - lerazione di Palazzo Chigi su provvedimenti muscolari come la vaccinazione dei minori in età pediatrica, alla suddivisione degli italiani in cittadini di serie A e serie B, alle ambiguità informative sui dati della mortalità negli studi sperimentali e alla banalizzazione delle cure a domic i l io. Convinti che la scienza non sia «un atto di fede con il consenso a maggioranza», i professionisti non allineati al pensiero unico si sono riuniti in una Commissione medico scientifica indipendente (presentata a Milano la settimana scorsa e supportata dal «Comitato 15 ottobre» nato durante le manifestazioni di Trieste) e sollecitano un confronto immediato pubblico e istituzionale con il Cts del ministero della Salute (il braccio armato di Rober to S pe ra nza) sui dati ufficiali già noti nel mondo scientifico, inclusi gli esiti delle vaccinazioni in Israele e Gran Breta g n a . I punti sui quali la Commissione chiede che sia aperto al più presto un tavolo sono cinque. 1) Andamenti della mortalità totale del 2021 rispetto al 2020 e precedenti, sulla base dei dati EuroMomo. In particolare, i numeri della mortalità totale negli studi clinici controllati e randomizzati (Rct) con vaccini a mRna. 2) Dati obiettivi sull’efficacia dei vaccini nel prevenire l’infezione. 3) Opportunità e rischi della vaccinazione in età pediatrica. 4) Dati sui bambini e adulti non vaccinati, e rischi relativi di infezione per la comunità. 5) Sorveglianza attiva contro sorveglianza passiva dei medici e nesso di causalità nella stima degli eventi e delle reazioni avverse. A sollecitare chiarimenti urgenti sono Alberto Donzelli (specialista in medicina preventiva, già membro del Consiglio superiore di sanità), Paolo Bellavite (già professore di patologia generale all’Università di Verona e autore di 250 pubblicazioni scientifiche), Marco Cosentino (docente di farmacologia all’Università Insubria), G io - vanni Frajese (endocrinologo), Patrizia Gentilini (oncologa), Eugenio Serravalle (pediatra, presidente dell’associazione Studi scientifici e informazioni sulla salute). «La richiesta di confronto urgente, pacato, trasparente deriva dalle strategie sanitarie in atto, su cui si osservano criticità», spiegano insieme in un comunicato. «Inoltre, in seguito alla accelerazione con cui si susseguono decisioni ad altissimo impatto sanitario, si denuncia l’a s s e n za di un reale dibattito sui loro fondamenti scientifici». Così anche settori importanti della medicina e della scienza arrivano a sottolineare l’approccio brutale, l’opacità e l’ambiguità diffuse nei comportamenti degli S p e ra n za boys. Confermano i promotori dell’azione pubblica: «La sollecitazione non vuole essere un ultimatum ma la richiesta di una disponibilità ad aprire un confronto trasparente». Però nessuno è fesso, la rete Sosteniblità e salute nei mesi scorsi ha mandato più volte mail (con la Pec per non finire nel cestino) ma senza effetto. Qui c’è una deadline: entro lunedì prossimo il Palazzo è chiamato a dare una risposta. In caso contrario potrebbero essere resi pubblici i dossier più critici e sollecitato l’intervento della magistratura. Il confronto urgente con il Cts su temi fondamentali della gestione sanitaria e sociale del Covid è temuto dal ministero, che in passato ha sempre preferito agire a forza di diktat. In realtà i punti poco chiari sarebbero 36 ma per ora la Commissione indipendente si concentra sui cinque più impattanti ed è pronta a chiedere anche una moratoria sull’estensione della terza dose ai bambini in assenza di ulteriori garanzie. Un altro tema sul tavolo è l’atte n d i - smo con il binomio «tachipirina e vigile attesa» voluto dal ministero per i contagiati. Sottolinea il professor B el l a - v i te: «Dopo la sentenza del Tar del Lazio, il ministero ha leggermente cambiato il tiro, aggiungendo anche gli antinfiammatori non steroidei, però ha lasciato scritto nei documenti ufficiali che nei primi tre giorni il paziente può aspettare senza fare niente. Di sicuro al ministero ci sono consulenti e tecnico che fanno consigli; devono essere gli stessi che compaiono nelle televisioni». La Commissione è consapevole del clima negativo (istituzionale e mediatico) che si instaura contro ogni richiesta di uscire dalla dittatura sanitaria, ma non ha intenzione di arrendersi. Spiega il professor D o n zel l i : «Ho sempre lavorato nella sanità, mi riconosco nel metodo scientifico e non intendo derogare da questo. Siamo una componente della comunità scientifica e abbiamo osservazioni critiche nei confronti di alcune delle strategie messe in opera per contrastare la pandemia. Riteniamo di avere un contributo da fornire e chiediamo di essere ascoltati. Abbiamo rinnovato questo appello e siamo fiduciosi che presto ci sia un confronto». Cinque domande e il rischio concreto: che finiscano nell’ultimo cassetto della scrivania Rococò del potere.

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