STUPIDA RAZZA

mercoledì 24 novembre 2021

Metteranno la pubblicità pure nei nostri sogni

 

n Gli hacker dei sogni sono già pronti a farci dormire «cullati» dalla pubblicità. Uno studio condotto su 400 esperti di marketing negli Usa rivela che il 77% studia le tecniche di incubazione mirata. L’obiettivo è introdurre spot durante l’attività onirica. Un primo test è stato fatto durante il Super bowl.L’i m ma g in azione al potere, dicevano i sessantottini con sciagurato ottimismo. Qualcuno li sta accontentando. Immaginiamo la scena: siamo a letto dopo una giornata di lavoro, sprofondiamo in un sonno profondo e ci lasciamo cullare da un sogno rinfrancante. Passeggiamo in mezzo alla natura, ci beviamo pure un sorso di birra fresca, magari di una particolare marca, quella che abbiamo notato spesso nelle pubblicità sui social media. Alla mattina ci svegliamo e la voglia di birra, perché no, proprio di quella birra, ci solletica al punto dal farne incetta al supermercato, consumatori inconsapevolmente influenzati. È la nuova frontiera della pubblicità ed è basata sul condizionamento onirico del potenziale cliente attraverso suggestioni pensate ad hoc - sembra pura fantascienza - innestate nel nostro cervello attraverso messaggi ben orchestrati. Si chiama tecnica del targeted dream incubation (in - cubazione mirata dei sogni) e le multinazionali americane la stanno studiando a fondo, ipotizzando nel futuro un autentico hackeraggio della psiche a fini commerciali. In verità, l’espediente tanto inedito non è: già 4.000 anni fa, nell’antico Egitto, si poteva giacere nei letti sacri nel Serapeo di Saqqa ra per ricevere messaggi divini, o nell’antica Grecia, i malati andavano a sognare nei templi oracolari, non scordando i successi della narrativa di genere, o quelli sul grande schermo di film come Att o di Forza, dove il protagonista Arnold Schwarzenegger si recava in un’azienda che fabbricava sogni per farsi innestare nella memoria esperienze di vita mai vissute. Ma qui si va o l tre. Lo riportano in un articolo comparso su Ae o n i ricercatori universitari specializzati in neuroscienze Robert Stickgold, Adam Horovitz e Anto - nio Zadra, mettendo in guardia dalle insidie dell’inserzio - nista onirico, furbo ficcanaso capace di insinuarsi nell’inin - terrotto colloquio tra l’incon - scio e la veglia. Un esperimento che ha destato scalpore è avvenuto negli Stati Uniti in occasione dell’ultimo Super bowl: la società di bevande Molson Coors ha condotto quello che hanno definito «il più grande studio sui sogni del mondo». Gli emissari dell’azienda miravano esplicitamente a inserire immagini della birra Coors, condite da visioni rilassanti (rinfrescanti fiumi alpini, per esempio), nelle menti dei sognatori, in quel caso un gruppo di utenti scelto per il test. Hanno assunto uno psicologo di Harvard per progettare stimoli di incubazione dei sogni, hanno incentivato la partecipazione del pubblico con offerte di bevande gratuite e, in una sorta di colpo di stato di marketing, hanno fatto accettare alla pop star Zayn Malik di dormire in diretta su Instagram mentre si sottoponeva a un sonno condizionato dalle loro suggestioni. Non si tratta di un caso isolato. Molte aziende stanno escogitando modi per modificare il comportamento di acquisto attraverso il dormiveglia. Lo studio 2021 Future of marketi n g dell’American marketing association New York ha rilevato che, su oltre 400 esperti di marketing di aziende negli Stati Uniti, il 77% mira a implementare la tecnologia dei sogni per la pubblicità nei prossimi tre anni. Come potrebbero riuscirci? Semplice. Mentre dormiamo, la nostra mente è attiva, laboriosa, alle prese con un articolato processo di rielaborazione delle informazioni acquisite durante il giorno. Una particolare fase del pre sonno, lo stato ipnagogico, che caratterizza la transizione tra la veglia e l’ad d o r m e nta r s i , è quella più vulnerabile agli stimoli esterni. Lavorando su di essa, è possibile dipanare matasse patologiche nella mente di un soggetto, curare lo stress, oppure stimolare la creatività. Ma anche condizionare ipoteticamente gusti e scelte. Nell’era in cui ogni ambiente domestico è disseminato di microfoni, dagli smartphone alle tv intelligenti, non sarebbe difficile per un’azien - da identificare il momento in cui ci stiamo addormentando, iniziare a riprodurre suoni studiati e manipolare il contenuto onirico del nostro sonno, oppure, attraverso i social network e le piattaforme che trasmettono serie tv, selezionare contenuti capaci sia di stimolare il nostro desiderio di addormentarci, sia le nostre pulsioni di consumatori seriali. Insomma, ci riempiono la mente per svuotarci il portafoglio. E non scordiamo un aneddoto: attorno al 1928, E dwa rd Bernays fu uno dei pubblicitari americani di maggior successo. Piccolo particolare: il signore in questione era nipote di Sigmund Freud.



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