STUPIDA RAZZA

martedì 30 novembre 2021

«Il super green pass è pura ipocrisia»

 

Origini siciliane e un curriculum non riassumibile in poche righe - tra specializzazioni, insegnamento e commissioni internazionali - Maria Rita Gismondo non ci sta a unirsi al coro degli allarmisti. Docente all’università degli studi di Milano e direttrice responsabile del laboratorio di microbiologia clinica e virologia dell’ospedale Sacco, chiede di chiamare il super green pass «obbligo vaccinale». E sui bambini avverte: «Mancano dati rischi-benefici». Massimo Galli dice che le cose stanno andando peggio del previsto. Com’è la situazione, vista dal suo osservatorio dell’ospedale Sacco? «Il nostro lavoro di laboratorio non è mai diminuito in questi mesi: tra test e osservazioni, ricerca e studio non abbiamo mai avuto un momento di tregua. Ma se mi sta chiedendo se in queste settimane io stia sperimentando una situazione particolarmente allarmante le dico di no, e che anzi stiamo vivendo giorni di ipocrisie e fantasie. Qualche caso sta crescendo rispetto all’estate, ma non ci sono intasamenti, e certo non griderei all’em erge n za » . Perché parla di i p o c r i s ie? «Perché sapevamo perfettamente che con l’inverno ci sarebbe stato un peggioramento, visto che ormai conosciamo - non dico del tutto, ma abbastanza bene - il virus e sappiamo che come altri di tipo respiratorio ha il suo acme nelle stagioni fredde. Che ci potesse essere un incremento dei contagi ed eventualmente di casi severi era risaputo, non c’è bisogno di far finta di cadere dal pero». Sono però s cattate nu ove strette e si discute se prolungare lo stato d’emergenza. Lo ritiene n e c e s s a r io? «Lo stato d’emergenza si dichiara quando si verifica una situazione improvvisa, che non è possibile gestire prendendo tempo con consultazioni e la sequela di interventi di approvazione: al premier si dà il via libera per prendere decisioni. Oggi però a cosa serve?». Non c’è un’e m e rge n za? «Guardi, lo stato d’e m e rge n za poteva aver senso fino allo scorso anno, nel pieno dello tsunami che ci ha colpito in maniera inaspettata. Oggi stiamo gestendo la situazione, cercando di fare tutti il meglio. Non c’è un’i m p rov v i s a sciagura. Quello di cui abbiamo bisogno sono sì i vaccini, ma anche terapie e misure di contenimento adeguate alla circolazione del virus, per evitare l’i nta s amento degli ospedali. Cose che si  possono gestire senza il regime di stato d’emergenza, perché stanno diventando quasi routinaria amministrazione. Quindi io qualche domanda, anche da cittadina informata, me la pongo». Ad esempio? «Prolungare l’emergenza dà alle persone la sensazione di vivere in un dramma profondo, in un tunnel senza via d’uscita. Mi chiedo a questo punto a chi serva: di fatto abbiamo assistito alla cristallizzazione della situazione politica pre Covid ed è diventato quasi impossibile parlare di elezioni, né di problemi economici che pur sono sempre esistiti nel Paese. Continuare con questo clima fa male a tutti. È un prezzo economico e psicologico molto grave. Mi domando se questo stato di cose non serva alla politica in primis, o almeno a parte di essa. La mia sensazione è che l’emergenza piaccia ad alcuni nostri politici, peccato che procuri danni inestimabili ad anziani ancora terrorizzati chiusi in casa». Se le cose vanno meglio è merito dei vaccini? «Grazie alle vaccinazioni si sono ridotti i casi severi e abbiamo risparmiato circa 12.000 decessi. Non poco, ma non tutto. Una cosa di cui prendere atto e che, purtroppo, sembra si faccia fatica ad accettare è che con il vaccino si possa contagiare ed essere contagiati. Siamo vittime di una falsa informazione che ha eretto i vaccini su una torre eburnea, inattaccabile, facendo credere alle persone di essere al sicuro. E questo ha creato un peggioramento della situazione. Che, comunque, è migliore rispetto a molti paesi in Europa». Le varianti fanno paura? «Certo il virus muta e non possiamo pensare di aver dato una vera svolta finché non ci saremo occupati dell’Africa e del Terzo mondo. Il punto è che ora si è iniziata la campagna per la terza dose vaccinale, ma con vaccini creati contro il virus di Wuhan, quando oggi siamo ormai alla variante Omicron. Le aziende farmaceutiche, che hanno fatturato miliardi e miliardi di dollari, sarebbe bene fornissero vaccini agg io r n at i » . È una cosa tecnicamente sempl ic e? «Basta cambiare un pezzo, non è complicato». La terza dose serve?«Sì. Mi stupisce che sia stata prevista dopo 5 mesi al posto di 6, perché non ho letto pubblicazioni che giustifichino questo anticipo, ma dal punto di vista degli effetti collaterali possibili non ci sono controindicazioni». Se aumentano i contagi non è colpa dei no vax? «Quante volte abbiamo incontrato persone che ci hanno detto: mi tolgo la mascherina, perché sono vaccinato? Il problema dei no vax è un non problema in un Paese con il nostro tasso di vaccin a z io n e » . Tra una settimana sarà in vigore il super green pass. «Invece che aggiungere un “su - per” non si poteva chiamarlo documento di vaccinazione? Dire cioè, senza altre ipocrisie, che la vaccinazione è diventata di fatto obbligatoria. Non sono contraria a priori all’obbligo vaccinale per alcune fasce d’età e i fragili, ma ritengo sia più che mai necessario chiamare le cose per come sono, senza raggiri di parole, misure stringenti. Occorre essere lineari e finalmente coerenti». Anche nella comunicazione? «Ovviamente esistono anche le strumentalizzazioni, ma i media per natura amplificano le informazioni e se le istituzioni ne hanno date di confuse, parte della responsabilità di quanto sta accadendo è loro». A che proposito, ad esempio? «Lo scorso anno i vaccini sono stati presentati come il Santo Graal, ma non è stato detto che sono sì un’ottima arma contro il virus, ma non l’unica. Ricordiamo di quando eravamo convinti che avremmo presto tolto le mascherine? Anche in quel caso figure istituzionali hanno dato informazioni fallaci». Lo disse a settembre il ministro d ell’Istruzione Patrizio Bianchi per le classi in cui ci fossero stati solo vaccinati. «Ad esempio. Tassello dopo tassello è stato creato un vero e proprio fanatismo del vaccino. Che a sua volta ha fatto sì che coloro che non sono no vax in assoluto, ma contrari a questa iniezione, si siano spaventati ancora di più per le controindicazioni e per quel che ancora non conosciamo di questi vaccini. Colpa, ribadisco, di una pessima comunicazione istituzionale». Ha quindi a suo parere radicalizzato le posizioni? «Sì, visto che il ruolo di chi non si vaccina è stato enfatizzato a dismisura, distogliendo da altri problemi. Lo zoccolo duro dei “no vax”non si può convincere: in qualsiasi campagna vaccinale c’è un 5-10% di persone che rifiuta. Un recentissimo studio della rivista scientifica L a n c et , scritto dall’epidemiologo tedesco Gunter Kampf, dice chiaramente che non serve a nulla stigmatizzare i non vaccinati, come se fossero gli unici colpevoli della pandemia: il virus circola sia attraverso chi ha fatto il vaccino, sia tramite chi non l’ha fatto. Parliamo, piuttosto, di cure». Anche domiciliari? «Certo. Noi esperti quando abbiamo chiesto un chiarimento, o espresso un dubbio, in questi mesi ci siamo visti crocifiggere. È terribile come di certe cose è come se non si possa più parlare. Le terapie sono state mostrate come una scelta di serie B, quando invece - accanto ai vaccini - sono fondamentali. Come possiamo dimenticare che il vero problema della malattia è l’intasame nto delle terapie intensive e che, se curiamo con efficacia i pazienti fin da subito, da casa, non certo con la “vigile attesa”, risolviamo il problema sia per il paziente sia per le strutture sanitarie, che necessitano di dare spazio a patologie che per troppo tempo sono state meno curate?». Arriva anche il vaccino per i ba m bi n i . « L’impatto psicologico sui più giovani di questa artificiale società della paura è stato enorme, e credo ne pagheremo le spese a lungo. Ad adolescenti e bambini, relegati in casa e considerati troppo spesso come untori, è stata attribuita una colpa». Cosa consiglierebbe ai genitori? «Non ho la pretesa di dire una verità assoluta, consiglio semplicemente la lettura del documento del direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani, il professor Francesco Vaia. Con un’intera commissione di esimi specialisti ha messo nero su bianco che non c’è ragione che conforti la scelta di vaccinare i bambini, perché non ci sono dati sufficienti, se non provenienti da pubblicazioni su un numero di casi irrisori, e perché non c’è un motivo legato al rischio-beneficio. Sto parlando dei bambini sani, ovviamente». Sono meno a rischio, ma possono contagiare gli adulti? «Il rischio tende allo zero, ed è ridicolo dire che occorre vaccinare i bambini per proteggere gli adulti. Siano gli adulti a vaccinarsi per stare con figli e nipoti, invece di richiedere un sacrificio assurdo ai più piccoli». Ritiene siano da adottare precauzioni per le festività di Natal e? «Il Natale si festeggi con chi si desidera, il problema non è quel pranzo, non è diverso da una cena con gli amici. Il virus non riconosce le festività. Occorre mantenere sempre prudenza, limitare i contatti fisici ravvicinati e tenere la mascherina il più possibi l e » .



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