Sta m att i n a alle 9 si firma il Trattato del Quirinale, uno dei documenti più segreti nella storia della nostra Repubblica. Noi della Ve rità ne abbiamo letto frammenti e spezzoni. Estratti di un testo in costante evoluzione. E certamente (su questo c’è comunque da festeggiare) molto diverso dalla versione iniziale. Quella apparecchiata dal governo di Paol o G e nti l o n i che ha visto come protagonisti iniziali Fra n c o Bassanini, Paola Severino e Marco Piantini (ora a Bruxelles con G e nti l o n i ) e altri attori tutti dotati di Legion d’onore. Le modifiche successive, dovute soprattutto a Mario Draghi, sono sicuramente migliorative perché aumentano il peso italiano. A lasciare però stupiti è la massima segretezza che rende difficile valutare i dettagli e capire, a fronte degli innumerevoli rischi di cessione della ricchezza sovrana, quali e quanti siano esattamente i benefici. Dalle informazioni raccolte emerge però un quadro in grado di formare una diplomazia sostanzialmente parallela rispetto a quella Ue. Firmare un accordo bilaterale (il concetto è semplice) all’i nte r n o dell’Unione significa di fatto aprire un tavolo parallelo che valuti ogni scelta geopolitica ed economica prima che arrivi sul tavolo di Bruxe l l e s . Uno degli impegni principali del Trattato è quello di istituire un comitato permanente tra Roma e Parigi che gestisca ciascuno degli undici paragrafi alla firma domattina. Si va dalla giustizia alla Difesa passando per lo spazio fino all’i m m i g ra - zione. Che il Parlamento ratifichi o no il Trattato, lo schema di lavoro congiunto potrà in ogni caso partire. Supponendo che l’ac c o rd o riesca a proteggere almeno una parte dei nostri interessi senza cedere troppa sovranità, sforziamoci di immaginare i vantaggi che potremmo avere al fine di contenere la vecchia politica di Bruxelles di cui Ursula von der Leyen è ancora portatrice. Vogliamo sforzarci di immaginare che la politica tedesca filocinese sia stoppata prima che Bruxelles possa intervenire a prendere decisioni. Un po’ come passare da un piano in cui comanda la burocrazia a un piano in cui le economie con maggior peso anche strategico anticipino tutte le decisioni formali. A quel punto alla Germania non resterebbe che unirsi al Trattato in una forma di triangolo. Non è un caso che in queste settimane si stia allineando una congiunzione astrale che sblocca innumerevoli partite. Il futuro della rete e della dorsale delle informazioni (francesi contro americani) ma anche Oto Melara e gli investimenti sul cloud e sullo spazio. L’incredibile fretta con cui si vogliono chiudere non tanto le singole partite industriali ma il perimetro che permetterà di gestirle in futuro non può essere un caso. La firma di questo Trattato avviene all’indomani dalla nascita del nuovo governo tedesco targato Olaf Scholz. Letteralmente all’indomani, come dire che Berlino non avrà una linea preferenziale con la Bce e con la Commissione. Ma la firma del Trattato avviene anche due mesi prima dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Unendo i puntini non è sbagliato immaginare che se Mario Draghi riuscisse ad andare al Colle si troverebbe tra le mani uno strumento che nessun suo predecessore ha mai avuto. Le decisioni geopolitiche prese nell’a m bi to del Trattato, come abbiamo detto, passeranno da tavoli diplomatici esterni al Parlamento ma anche al governo. Il che significa che a dialogare saranno in primis Eliseo e Colle. Passateci il paragone, ma il Trattato potrebbe consentire a chi starà al Colle di rendere il nostro Paese una Repubblica presidenziale se non nella forma nella sostanza. A quel punto a incidere in Europa sarà il Quirinale. Altro che moral suasion. Certo tutto dipende da che cosa succederà a fine gennaio. Però è chiaro che in questo modo la suggestione americana di avere un D ra - ghi vero sostituto di A n gel a M e rkel potrebbe realizzarsi. E a quel punto cambierà poco chi voterà il popolo italiano. Palazzo Chigi si occuperà di frattaglie di politica l o c a l e. Certo, resta da capire in cambio che cosa potremmo ricevere. Se è vero che a spingere per la firma del Trattato sono anche gli americani, significa che Washington vede nell’a l l ean za Francia-Italia l’o p p o rtu n i tà per creare una sorta di alleato dentro l’Ue e per quanto riguarda il nostro Paese un proxy di penetrazione, come si dice in gergo militare. Non volendo contrastare la Turchia direttamente, gli Usa potranno suggerire a Francia e Italia che azioni intraprendere per bloccare l’impero blu sognato da Recepp Tayyip Erdogan. Un discorso simile vale per Pechino. Joe Biden non può più permettersi scontri con la Cina, lascerà a noi e ai francesi alzare le barricate nei confronti del Dragone. Per questo nell’ottica della Casa Bianca la Germania va depotenziata. Con tali premesse restano comunque due enormi incognite aperte. Che succede se D ra g h i non va al Quirinale? Che succede se Parigi approfitta del Trattato per mangiarsi il nostro mercato interno? Nel secondo caso qualunque sforzo per tornare a essere una potenza del G7 verrebbe vanificato. Nel primo caso forse perderemmo l’ap pogg io Usa. Ma qui si rischia di uscire dall’analisi e finire nelle illazioni.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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