STUPIDA RAZZA

lunedì 29 novembre 2021

Il taglio del cuneo metterà nelle tasche degli italiani soltanto le briciole

 

Il taglia e cuci tra detrazioni, deduzioni fiscali e scaglioni Irpef potrebbe portare ben poco in tasca agli italiani. Giovedì i partiti di maggioranza e il Mef hanno raggiunto un punto di incontro sulla revisione dell’i mposta sul reddito delle persone fisiche che ha visto la riduzione da cinque a quattro delle aliquote fiscali. I cambiamenti hanno riguardato il secondo scaglione (15.000-28.000) con una tassazione che passa dal 27 al 25%, il terzo (28.000-50.000) al 35% e l’appiattimento al 43% per i redditi superiori ai 50.000 euro. Diversi giornali ieri hanno però anche pubblicato tabelle dove si mostra che ci sarà un risparmio annuo netto che oscilla dai 100 ai 920 euro in base ai diversi scaglioni fiscali. Un risultato che dunque parrebbe far felici tutti. Ma attenzione però a cantar vittoria. Ci sono infatti bonus e più in generale agevolazioni fiscali che, se riassorbiti nel calo dell’aliquota, porterebbero a uno svantaggio fiscale più che a un vantaggio. Uno su tutti è il trattamento integrativo dei redditi di lavoro dipendente e assimilati (ex bonus Renzi) che prevedeva, per i redditi fino a 28.000 euro, 100 euro al mese in busta paga, per un totale di 1.200 euro all’a nno. Agevolazione che non solo salterà ma che non è neanche minimamente compensata dall’abba s s amento dell’aliquota dal 27 al 25%, che porta infatti a una diminuzione della bolletta fiscale di circa 260 euro l’anno. Questo significa che in busta paga non ci saranno più i 100 euro. Il trattamento integrativo dei redditi da lavoro dipendente e assimilati potrebbe però rientrare all’interno del calcolo fiscale sotto forma di nuova detrazione, per i redditi fino a 28.000 euro l’a n n o. Ed è proprio la questione delle agevolazioni fiscali che rappresenta l’i n c og n i ta più grande all’interno della riforma dell’Irpef. La riduzione delle aliquote è sicuramente un primo passo ma non può dare la certezza della riduzione o meno del carico fiscale che pesa sui singoli individui. Bisogna ricordare infatti che nella legge delega fiscale è previsto un riordino delle agevolazioni. Misura, tra l’altro, confermata anche dal ministro dell’E c on omia, Daniele Franco, in più audizioni in Parlamento, visto l’enorme quantità delle detrazioni e deduzioni presenti nell’o rd i n amento italiano (secondo la Corte dei conti nel 2020 si sono contate 602 ta x ex p e n d itu re con un costo per lo Stato pari a circa 68 miliardi di euro). Riordino che passa dunque attraverso un taglio delle agevolazioni, che ricadrà negativamente sulla bolletta fiscale dei contribuenti italiani, dato che le varie tax expend iture contribuiscono ad alleggerire il carico annual e. Il rischio è dunque quello di depotenziare il taglio delle tasse dato che da una parte (scaglione Irpef ) si abbassano le varie aliquote, mentre dall’altra (agevolazioni) si taglia, aumentando il carico sui contribuenti, con il risultato di ridurre il risparmio a poche briciole a partire dal 2023. Ricordiamo infatti che il governo ha stabilito che qualsiasi tipo di riforma fiscale approvata con la legge delega dispiegherà i suoi effetti dal 2023 in avanti. Ma sulla questione tasse c’è anche da aggiungere un altro importante tassello che è il Catasto. Tema che ultimamente è stato tralasciato dalle varie forze politiche ma che può incidere pesantemente sulle tasche degli italiani nel prossimo futuro. Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ieri su Twitter ha infatti sottolineato in un post come «L’analisi tecnico normativa del ministero dell’Economia, allegata alla delega per la riforma fiscale, esplicita lo scopo della revisione del Catasto di cui all’articolo 6: aumentare le tasse sugli immobili. Ma gira ancora la favoletta della fotografia». Articolo, continua Spaziani Testa, che è coerente con le raccomandazioni dell’Ue che chiedono all’Italia di compensare la riduzione della tassazione sul lavoro attraverso una riforma dei valori catastali (che potrà essere messa in atto solo a partire dal 2026, dato che fino a quella data sarà in corso la mappatura degli immobili italiani). Il quadro che ne esce fuori non è dei più confortanti. Fra delega fiscale, con lo spettro dell’Imu, e riforma del Catasto, c’è il serio rischio che un aumento delle tasse sulla casa controbilanci quanto ottenuto dalla riforma fiscale, lasciando gli italiani con un pugno di mosche.

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