Che lo «stellone» del gover-
no Draghi cominci ad appan-
narsi? Magnificano tutti la ri-
duzione futura e a ogni ora
che passa sempre più incerta
delle tasse, ma per uno strano
gioco di calendario entro mar-
tedì 30 novembre scadono le
cartelle della Rottamazione
ter e se non si paga si perdono
tutti i benefici. Aberto G u-
s me roli , deputato fiscalista
della Lega, si è battuto per la
dilazione, il governo forse la
concederà con un emenda-
mento ex post e comunque
non si va oltre il 9 dicembre.
Quando si dice la pace fiscale.
E non è tutto. La Cgia di Me-
stre, puntualissima come al
solito, ha fatto una ricognizio-
ne delle scadenze fiscali; tra
lunedì e martedì ci sono 12
adempimenti. Con il paga-
mento degli acconti Ires, Irap,
Irpef e dell’imposta sostituti-
va per le attività in regime for-
fettario le imprese verseran-
no allo Stato 27 miliardi. In
due giorni il governo si mette
in tasca l’importo della pros-
sima manovra di bilancio (30
miliardi), quella da cui do-
vrebbe appunto originare il
taglio fiscale che assomma a 8
miliardi. Una riformina che
Lega, Pd e Forza Italia sia pure
con diversi accenti hanno an-
nunciato con rulli di tambu-
ro.
Ma per dirla con una vec-
chia canzone dei Ricchi (po-
chi) e Poveri (in continuo au-
mento), la festa appena inco-
minciata è già finita. Sono sul-
le barricate i sindacati che lu-
nedì saranno ricevuti dal mi-
nistro dell’Economia Da n iel e
Fra n c o. Lamentano di essere
stati esclusi dalla trattativa e
chiedono che i famosi 8 mi-
liardi vadano tutti a sgravare
le imposte di lavoratori e pen-
sionati (diviso per 17 milioni di
dipendenti e 16 milioni di pen-
sionati farebbe circa 240 euro
a testa all’anno, l’inflazione se
resta così se ne mangia 920).
Maurizio Landini, segretario
generale della Cgil, è pronto
alle barricate: «Per fare una
vera riforma fiscale servono
più di 8 miliardi, questi primi
devono cominciare ad au-
mentare i redditi da lavoro e
da pensione a partire da quelli
più bassi, non ci può essere
u n’operazione che tutela i
redditi medio alti» . Lu i g i
S ba r ra della Cisl insiste per
aprire una trattativa vera «su
una riforma vera». Peraltro
anche Confindustria con il
presidente Carlo Bonomi non
è contenta e al C o rse ra confi -
da che «8 miliardi sono pochi,
ne servirebbero almeno 13.
Noi vogliamo il taglio del cu-
neo fiscale per due terzi a van-
taggio dei lavoratori e un terzo
alle imprese».
Se ne comincia parlare
mercoledì in commissione Fi-
nanze alla Camera. Lì si sco-
priranno i giochi veri. In ballo
c’è la revisione del sistema
delle detrazioni. Può darsi
che si rimodulino le aliquote
fino a portarle a tre (e non a
quattro come anticipato) e
una di queste potrebbe addi-
rittura essere inasprita. Poi si
lavorerà dal basso cioè riscri-
vendo le detrazioni. Per il ceto
medio forse non resterà nes-
sun beneficio, anzi. L’associa -
zione delle famiglie numero-
se ha già detto che il contribu-
to unico per i figli è a rischio di
pesante decurtazione. Niente
male per un Paese a crescita
demografica negativa. C’è pu-
re l’incognita sulle aliquote
Iva. Anche perché l’Euro pa
per darci i soldi del Pnrr ci ha
chiesto una riforma fiscale,
ma non necessariamente l’ab -
bassamento delle tasse. Ep-
pure c’è chi ci crede. Al punto
che siccome la riformina po-
trebbe costare quest’anno un
p o’ meno di 8 miliardi (avan-
zerebbero circa 400 milioni
se le cose andranno come con-
cordato tra i partiti di maggio-
ranza) Lega, Pd e Forza Italia
chiedono di destinare questo
risparmio, che secondo la Ra-
gioneria dello Stato però non
c’è, allo sconto delle bollette.
Intanto da lunedì si paga.
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