STUPIDA RAZZA

giovedì 25 novembre 2021

Privacy, per il Garante è uno sgarbo

 

Il super green pass altererà il delicato equilibrio raggiunto, in materia di privacy, con l’attuale versione del certificato Covid. Con l’i ntro du z io - ne del modello 2G praticamente per ogni attività sociale, al di fuori del lavoro, cadrà ogni velo di riservatezza sui dati sanitari ultrasensibili. Chi frequenterà bar e ristoranti, per il semplice fatto di averci messo piede, dovrà attestare al titolare dell’att iv i tà o a un cameriere di essere vaccinato. A meno che non sia guarito da meno di sei mesi e, quindi, non ancora tenuto a sottoporsi all’iniezione. Una circostanza sempre più rara, vista l’elevatissima copertura vaccinale raggiunta in Italia tra gli over 12: scommettiamo che, tra chi è uscito dal Covid negli ultimi 180 giorni, una buona parte era già inoculata. Anche in fabbriche e uffici verrà meno l’ultima foglia di fico: al netto delle modifiche tecniche all’app dei codici a barre, che vanno ancora definite, la prevedibile differenziazione dei Qr code per chi è guarito o vaccinato e per chi ha ottenuto un tampone negativo consentirà, ai datori di lavoro, di accertare lo status dei dipendenti. Insomma, l’ennesima, isterica stretta archivia i paletti che il Garante aveva fissato la scorsa estate, facendo in modo che, dal solo codice a barre, non si potesse risalire alla situazione particolare del possessore della tessera. Il giro di vite è arrivato senza che l’esecutivo consultasse l’Au - thority, dalla quale, non a caso, ieri sono filtrati disappunto e insofferenza per quello che appare come un sostanziale esautoramento. Da parte degli uffici del presidente, Pasquale Stanzione, e della sua vice, Ginevra Cerrina Fe - ro n i , non c’è mai stato alcun atteggiamento preconcetto nei confronti dei provvedimenti di Palazzo Chigi. Ecco perché fonti interne al Garante, pur evitando di rilasciare una dichiarazione ufficiale, hanno fatto trasparire una certa perplessità per il trattamento subito. Lo «sgarbo» del governo, d’altronde, è una logica conseguenza del blitz attuato, il mese scorso, con il decreto Capienze. Il dl ha abrogato l’articolo 2 quinquiesdecies del Codice privacy (il dlsg 196/2003), con il quale era stato istituito l’obbligo di consultare in via preventiva il Garante, in caso di trattamenti di dati ad alto rischio. Proprio questa facoltà in capo all’Au - thority aveva determinato alcuni momenti di attrito con l’esecutivo: il blocco temporaneo dell’app Io e l’ammonimento ufficiale rispetto alla prima versione del green pass, messa in piedi, appunto, senza previo e obbligatorio parere di Sta n z io n e. Ecco, dunque, la risposta di Mario Draghi, del quale abbiamo ormai compreso la propensione accentratrice: visto che il Regolamento Ue non prevede questo potere d’ispezione preventiva da parte del Garante, esso è stato ab o l i to. Adesso rimane da capire se, sia pure alla luce della nuova cornice legislativa, il super green pass sia compatibile con l’imperativo del rispetto della privacy. Il decreto Capienze interveniva sui trattamenti dati effettuati dalla Pa; tuttavia, come abbiamo visto, il sistema 2G altera il quadro anche sul fronte dei controlli: con scaltrezza, il governo aveva già scaricato l’onere della sorveglianza sulla società civile. In merito a questi cortocircuiti, attendiamo che l’Autorità rompa il s i l e n z io.

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