STUPIDA RAZZA

lunedì 29 novembre 2021

VOGLIONO CONTROLLARE L’INFORMA ZIONE PER NASCONDERE I LORO ERRORI SUL COVID

 

Qualcuno di voi crede che l’epidemia di Covid si curi somministrando ai contagiati un farmaco in grado di guarirli? Beh, questo qualcuno si sbaglia, perché per vincere la guerra contro il virus bisogna trovare delle modalità meno democratiche nella somministrazione non dei farmaci, ma dell’i n fo r m a z io - ne. Sì, il problema non è la pandemia, ma sono giornali, tv e siti web a cui non è stata tappata la bocca. Parola di Mario Monti, senatore a vita ed ex presidente del Consiglio, ossia dell’uomo che ha fatto i compiti per conto di An gel a M e rkel e di Nicolas Sarkozy e al quale dobbiamo dire grazie se dopo dieci anni l’Italia non si è ancora risollevata dopo il suo passaggio. Il fondatore di Scelta civica, partito che per nostra fortuna si è sciolto civilmente in pochi mesi, questo convincimento, cioè che l’i nformazione andrebbe silenziata, lo ha espresso l’a l tra sera in tv, durante l’ap pu ntamento condotto da Dav id Pa re n zo e Concita De Grego r io su La 7. Leggere la trascrizione per credere: «Da due anni con lo scoppio della pandemia abbiamo visto che il modo con cui è organizzato il nostro mondo è desueto, non serve più». E quale organizzazione del nostro mondo non è più necessaria secondo il senatore a vita nominato da Giorgio Napolitano per tassarci? La comunicazione, ovvio no? «Subito, quando è comparso il virus, abbiamo usato il termine guerra, ma non abbiamo usato una politica di comunicazione adatta alla guerra». Durante i conflitti i governi impongono la censura ai giornali, impedendo ai cronisti di fare il loro mestiere, con la scusa che non si deve agevolare il nemico. Le notizie potrebbero favorire le spie e far sapere all’i nva s ore le contromisure prese per sconfiggerlo. Dunque, l’informazione deve passare al vaglio del ministero della Difesa, come ai tempi del Minculpop. In questo caso non si capisce bene se la lettura dei quotidiani o l’ascolto dei dibattiti in tv allertino il virus, mettendolo in guardia sulle terapie allo studio. Sta di fatto che per M o nti il problema non sono le molte balle che politici e virologi hanno raccontato agli italiani, convincendoli che non c’è da fidarsi, ma il problema siamo noi, umili addetti dell’informazione che non ci rassegniamo a smettere di raccontare i fatti e raccogliere opinioni. A dire il vero, tre quarti della stampa e della tv, anzi diremmo nove decimi visto che ormai esiste una specie di quotidiano unico nazionale sia in edicola che sul piccolo schermo, si sono già adeguati alla censura, imponendosela da soli senza attendere nemmeno che qualcuno la ordinasse. Sta di fatto che pure la comunicazione diffusa con il contagocce da poche trasmissioni e da ancor meno giornali a M o nti dà fastidio. «Io credo che bisognerà trovare un sistema che dosi dall’alto l’informazione, con metodi meno democratici». E chi dovrà assumersi il compito di stabilire quale dose di notizie sia giustificata? chiede la conduttrice del programma tv. La risposta è scontata: «Il governo, ispirato, nutrito e istruito dalle autorità sanitarie». Sì, per il senatore a vita bisogna istituire un regime controllato dai virologi, che oltre a rinchiudere i dissidenti in casa e, eventualmente, in carcere, dovrà prendersi cura anche dei giornalisti, impedendogli se del caso di parlare e scrivere. Immaginiamo noi che le estreme conseguenze saranno la chiusura dei giornali e lo spegnimento delle televisioni. Del resto, secondo M o nti «noi ci siamo abituati alla possibilità incondizionata di dire qualsiasi verità o qualsiasi sciocchezza sui media», ma si capisce che è ora di farla finita con questa possibilità, che pur essendo garantita dalla Costituzione, articolo 21, a parere dell’ex rettore della Bocconi è considerata una cosa desueta, che non serve pi ù . Che M o nti non sia il solo a pensarla così lo si capisce anche da ciò che ha detto prima di lui, sempre su La 7, Beppe Severgnini e di cui abbiamo scritto ieri. Ad A ndrea Crisanti, professore che si è dimostrato cauto sulla vaccinazione ai bambini, il giornalista del C o rriere della Sera ha rimproverato di parlare in tv e in prima serata, quasi che le notizie debbano essere trasmesse in fascia protetta o, ancor meglio, come ha detto lo stesso Severg nini, solo nei congressi, altrimenti l’opinione pubblica può farsi un’idea. Certo, il problema è non far sapere come stanno le cose, limitando l’informazione. Infatti, via Twitter c’è chi sollecita la cacciata dal social di chiunque critichi le decisioni governative. Perché per curare il Covid non c’è nulla di meglio del bavaglio. Noi non siamo soliti parlare di regime, ma in giro si respira una certa arietta di dittatura sanitaria che comincia a preoccuparci, perché se perfino l’articolo 21 della Costituzione è «un’abitudine», figuratevi il resto. Il Tso impartito ai dissidenti è dietro l’a n go l o.

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