STUPIDA RAZZA

venerdì 26 novembre 2021

La Germania mette un falco alle Finanze Per l’Italia tira già una brutta aria

 

Dalla Germania non arrivano buone notizie per l’Italia. L’eco - nomia tedesca è in stagnazione, il nuovo governo svela il programma e mette al primo posto il totem del debito, e in Bce prevalgono spinte a favore del termine del programma straordinario di acquisto di titoli pubblici davanti ai crescenti timori di inflazione. Sullo sfondo, è pure arrivata la Commissione Ue a ricordarci che siamo sempre sotto i riflettori a causa di «squilibri eccessivi» e che saremo oggetto di «revisione approfondita». Tutti problemi che si intersecano tra loro, la cui soluzione sarà decisiva per il futuro del nostro Paese. Da lunedì a ieri, diversi esponenti della Bce si sono dati il cambio nel veicolare messaggi da cui traspare una relativa preoccupazione per l’in - flazione e, soprattutto, una evidente spaccatura del consiglio direttivo in vista della decisiva riunione del prossimo 16 dicembre. Ha cominciato lunedì la tedesca Isabel Schnab el , solitamente più «colomba» che «falco», dichiarando a Bloomberg la sua preoccupazione per i rischi di un’infla - zione che in Germania è attesa per lunedì pari al 6%. «Nel medio termine è plausibile che si torni sotto il 2%, ma le incertezze circa la rapidità del rientro sono aumentate e il rischio resta orientato verso un rialzo. Sono elementi di cui dobbiamo tenere conto», ha commentato. Di conseguenza i mercati hanno ricominciato a prezzare un modesto rialzo dei tassi alla fine del 2022. Si è mostrata pure scettica verso il proseguimento del programma di acquisti di titoli pubblici, dichiarando che il Pepp dovrebbe terminare a marzo e che comunque non nutre più grande fiducia verso questo strumento, i cui benefici cominciano a diminuire rispetto agli effetti collaterali. «Ci sarà uno spostamento verso altri strumenti», ha dichiarato. In rapida sequenza, i «falchi» hanno subito arato il solco. Lo spagnolo Luis de Guindos, solitamente neutrale, ha evidenziato che i fattori che hanno portato al rialzo dell’in - flazione si stanno mostrando più resistenti del previsto e stanno assumendo carattere permanente. Poi sono arrivati i duri e puri: l’austriaco R obert Holzmann e l’o l an d es e Klaas Knot. Parlando in due contesti diversi, hanno confermato il termine del programma di acquisti Pepp entro marzo e l’olandese ha escluso che eventuali nuove restrizioni imposte dalla ripartenza della pandemia potranno far cambiare questo piano. È toccato all’italiano Fabio Panetta cercare di arginare questa marea: ieri a Parigi ha avvertito che «bisogna essere pazienti» rispetto ai fattori che spingono al rialzo l’inflazione - da lui ritenuti temporanei - e che un prematuro termine delle misure di stimolo potrebbe danneggiare seriamente l’econo - mia dell’eurozona. È di rilievo l’aspetto, sottolineato da tutti, che il Pepp non terminerà con l’azzeramento degli acquisti netti, perché i riacquisti dei titoli in scadenza continueranno almeno fino alla fine del 2023. Questo per l’Italia significa che i circa 660 miliardi di titoli pubblici (430 miliardi Pspp e 230 Pepp) detenuti da Bce/Bankitalia al 30 settembre saranno rinnovati molto a lungo e che gli interessi torneranno al Tesoro sotto forma di dividendi. Stiamo parlando del 29% del totale dei titoli del debito pubblico (2.270 miliardi al 30/9, a cui si aggiungono debiti in altre forme). A fine marzo, se gli acquisti proseguissero al ritmo degli ultimi mesi, i titoli pubblici italiani «congelati» presso la Bce potrebbe essere pari a 745 miliardi. L’istituto di ricerca tedesco Ifo ha pubblicato inoltre dati molto negativi sulla fiducia delle aziende tedesche. Per il quinto mese consecutivo l’in - dice è sceso si è attestato a 96,5, ai minimi da aprile. I colli di bottiglia nelle catene di fornitura, l’incremento dell’i n fl azione, la ripresa della pandemia con i danni al settore turistico sono le principali minacce che fanno prevedere un quarto trimestre in stagnazione e un primo semestre 2022 molto difficile. L’umore degli imprenditori volge al peggio, sia con riferimento alla situazione attuale che alle prospett ive. Su questo magma bollente siederà il neo governo tedesco, guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz a capo della coalizione «semaforo» con Verdi e Liberali. Ieri pomeriggio è arrivato l’annuncio della positiva conclusione delle trattative su un accordo di programma - che ora passerà all’ap provazione dei rispettivi partiti, prima di procedere col giuramento davanti al Bundestag ai primi di dicembre - che sembra un banchetto nuziale con i fichi secchi. Più investimenti, sulle solite direttrici del digitale e della transizione ecologica, ma pedale fermo sulla regola costituzionale del freno al debito. Con i liberali fermamente contrari all’aum ento delle tasse, voluto invece dai Verdi, S ch ol z dovrà fare ricorso alla magia per tenere tutto assieme e non basterà la formula magica «economia socialecologica di mercato» per creare denaro dal nulla. Del ministero delle Finanze si prenderà cura il liberale Christian Lindner, che presto ci farà conoscere la sua negativa considerazione dei Paesi molto indebitati come il nostro. Agli Esteri la verde Anna - lena Baerbock. La partita vera per il nostro Paese comincia ad e s s o.

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