Salvare le vacanze sugli sci, i cenoni con i parenti e lo shopping natalizio vuol dire contribuire a salvare anche il Pil dell’anno prossimo dal lockdown dei non vaccinati e dal ritorno dell’Italia a zone a colori. Non a caso il Mef, che prevedeva una crescita dell’Italia sopra il 6%, ora è preoccupato dai dati del quarto trimestre. E il premier, Mario Draghi, prova a frenare l’allarmismo dei governatori. Bankitalia e Intesa San Paolo lo dicono senza giri di parole: nuove restrizioni porterebbero la pandemia nell ’economia. Anche se Confindustria continua a tifare per le strette e i super green pass.Altro che salvare le vacanze sugli sci, i cenoni con i parenti e lo shopping natalizio, qui bisogna salvare anche il Pil dell’anno prossimo dal lockdown dei non vaccinati e dal ritorno dell’Italia a zone a colori. Riprendiamo le dichiarazioni fatte dal ministro de ll ’Economia, Dan iele Fra n co, qualche giorno fa: «La crescita del Pil attesa per que s t’anno sarà un po’ s o p ra il 6,1% grazie a un secondo e un terzo trimestre molto favorevoli», ma «il quarto trimestre sarà di crescita meno forte». Quanto al recupero del Pil perduto a causa della crisi pandemica, mentre l’area euro ci è già arrivata, «noi torneremo al livello pre crisi quasi certamente nel primo trimestre del 2022». La presunta crescita al 6% inserita nella nota di aggiornamento al Def deriva quindi da un secondo e terzo trimestre che sono andati forte nel terziario. E il ministro si è spinto a dire anche che al primo trimestre 2022 avremo recuperato i 9 punti di Pil persi nel 2020 rispetto al 2019. Ma all’orizzonte del quarto trimestre Fra n c o ve - de grigio, un rallentamento. Se quindi il cosiddetto «Q4» sarà in frenata, le esportazioni industriali non crescono, e l’allarme (di sicuro mediatico) su contagi e riempimento delle terapie intensive fa cominciare a piovere le disdette per la stagione turistica invernale, cosa fa prevedere al capo del Mef un inizio 2022 al più 3%? Tra l’altro, più si allungano i tempi di recupero del Pil e più si allungano i tempi per rientrare dall’extra debito del nostro Paese. Ecco forse perché il premier, Mario Draghi, negli ultimi giorni sembra stia cercando di resistere al pressing dei governatori (e di alcuni suoi ministri) che invocano divieti legati alla vita sociale, alle attività commerciali e produttive solo per i cittadini non vaccinati. Con nuove restrizioni si rimetterebbero in moto «i principali canali di trasmissione della pandemia all’economia», come li definisce Banca d’Italia nella sua ultima relazione annuale. L’appello a salvare il Pil e la ripresa è arrivato anche dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che si raccomanda di accelerare le vaccinazioni e di non rallentare la ripresa: «Dobbiamo fare di tutto per evitare di trovarci nelle condizioni di avere un lockdown, dobbiamo far circolare poco questo virus e fare in modo che ciascuno di noi possa avere una vita il più normale possibile», ha detto sabato, sottolineando che «ritornare a delle condizioni in cui si possano determinare delle chiusure dal punto di vista dell’economia reale significa ritornare all’incertezza, al blocco dei consumi e alla discesa del Pil mentre la povertà tornerà ad accelerare». Per questo suonano ancora più lunari quelle organizzazioni del mondo produttivo che plaudono freneticamente a nuove strette e super green pass (a cominciare da Confindustria, che rischia di diventare per le imprese ciò che i sindacati sono diventati per i lavoratori). Con una preoccupante deriva alla sussistenza, anche nel settore imprenditoriale, tra bonus vari che alimentano la zavorra del debito. Il conto per il sistema economico potrebbe essere salatissimo in un contesto già costretto a fare i conti con l’ap - provvigionamento delle materie prime e con la fiammata del l’inflazione. In base agli ultimi dati dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) nel primo semestre dell’a nno l’occupazione è ripartita (oltre 3,3 milioni i contratti attivati) ma è sempre più part time (oltre un milione) e spesso anche a tempo determinato. Quanto ai singoli settori, Confesercenti stima che solo nel turismo eventuali nuove restrizioni potrebbero far mancare alle strutture ricettive del nostro Paese circa un milione di pernottamenti. Nel 2020 il comparto ha perso oltre 100 miliardi, un quarto della caduta del Pil e le nostre città d’arte registrano ancora cali di oltre il 60% rispetto al 2019. Sono già 2,5 milioni le disdette da parte di chi teme nuove chiusure. Federalberghi Roma ha fatto sapere che il 20% delle camere prenotate sono state cancellate e il trend è in peggioramento con strutture già sull’orlo del fallimento a cui questa nuova ondata di casi positivi potrebbe dare la mazzata finale. Secondo l’i nd a g in e C o nf tu ri s m o- C o nfc o mm e rcio-Swg, un mese fa erano 35 milioni quelli pronti a partire per le vacanze tra il ponte dell’Immacolata, Natale e Capodanno. Ora, ha stimato la Coldiretti, circa 10 milioni hanno fermato i motori temendo le prossime decisioni sul super green pass e il possibile cambio di colore delle regioni. L’incertezza ha fatto posticipare prenotazioni e programmi di fine anno dopo che nella vicina Austria è scattato il lockdown generalizzato. Si tratta di una decisione, sottolinea la Coldiretti, destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe fino agli agriturismi già duramente colpiti dalle limitazioni dello scorso anno. Proprio dal lavoro di fine anno dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole con le attività di allevamento e coltivazione, precisa la Coldiretti, svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abba n d o - no e lo spopolamento. A pagare il prezzo più salato rischiano di essere di nuovo le strutture impegnate nell’a l l og g io, n el l’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Più di un italiano su dieci (14%) ha anticipato lo shopping di Natale con la scelta di acquistare i regali da mettere sotto l’albero più di un mese prima del tradizionale appuntamento.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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