STUPIDA RAZZA

martedì 23 novembre 2021

Le Regioni invocano il confino per i no vax

 

Il deputato di Fdi Andrea Delm a s tro, come si dice in gergo, «la tocca piano» parlando di un imminente «apartheid sanitario» ma al di là della coloritura delle frasi, certo è che per i non vaccinati dai prossimi giorni gli spazi di libertà saranno veramente ristretti. Lo ha confermato l’attesa riunione di ieri sera tra il governo e le Regioni, sollecitata a gran voce da queste ultime per accelerare l’introduzione di una serie di misure volte di fatto a estromettere chi non si è vaccinato dalla vita sociale. E le richieste dei governatori, stando a quanto è filtrato, potrebbero fare breccia nel premier Mario Draghi, che starebbe valutando il da farsi. A partire dal cosiddetto super green pass, e cioè la nuova versione che non accorderebbe più il rilascio del certificato a quanti dimostrassero la propria negatività al Covid con un tampone antigienico o molecolare. Il pass, dunque, sarebbe appannaggio esclusivo di chi ha portato a termine un ciclo completo di vaccinazioni o è guarito dal Covid, mentre i tamponi continuerebbero a essere ammessi per recarsi al lavoro. Ciò, tradotto in soldoni, significherebbe che in caso di passaggio di una Regione in giallo o arancione, solo i vaccinati o i guariti potrebbero continuare a svolgere attività sociali o ricreative come ad esempio andare al bar, al ristorante, al cinema, a teatro o in piscina. A dire la verità, ci sono ancora dei dubbi su quale dovrebbe essere la soglia di emergenza a partire dalla quale introdurre il doppio regime vaccinati-non vaccinati, poiché i più intransigenti tra i fautori del rigore vorrebbero farlo partire da subito anche in zona bianca, mentre altri pensano alla zona gialla o arancione. Come il sottosegretario alla Salute A nd rea C o s ta , che predica buonsenso ma poi aggiunge che «la maggioranza del Paese si è vaccinata e non mi sembra giusto e corretto che, per una minoranza che continua a non vaccinarsi, il nostro Paese pregiudichi il ritorno a una normalità». La strada, dunque, appare segnata e sarà declinata in un decreto nei prossimi giorni, quando alla riunione di ieri tra esponenti dell’e se cut ivo sarà seguita la cabina di regia politica e, infine, giovedì, il Consiglio dei ministri. Che si andasse verso una china «austriaca», con il lockdown di fatto nei confronti dei non vaccinati, era apparso abbastanza evidente nelle ultime ore, e in questo senso basta leggere le dichiarazioni che hanno preceduto l’incon - tro di Palazzo Chigi di ieri. Un crescendo di pressione sull’esecutivo e sulla parte di maggioranza più refrattaria a compiere questo passo, da tramutarsi a tratti in vero e proprio accerchiamento. Dal mondo del lavoro, ad esempio, i leader sindacali per una volta si sono trovati d’accordo con gli industriali sulla stretta nei confronti dei non vaccinati, ribadendo il proprio favore all’obbligo vaccinale e - nel caso di Confindustria - sollecitando i nuovi provvedimenti. Per il resto, il fronte dei presidenti di Regione appare abbastanza compatto, come testimonia quanto detto a più riprese da Stefano Bonaccini e da Vin - cenzo De Luca sulla necessità di riservare una serie di attività solamente ai vaccinati. Pressing altissimo sulla politica, ovviamente, dagli scienziati che stanno sostenendo la stretta, a partire dal consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, Walter Ricciardi, per il quale «occorre un green pass solo per vaccinati e per chi è guarito». Una prospettiva molto concreta, che però pone delle questioni giuridiche di non facile sormontabilità poiché legate alla tutela della privacy, già segnalate dall’Autho rity: se e quando il super green pass vedrà la luce, infatti, a chi controllerà sarà possibile accedere a informazioni sanitarie soggette a riservatezza, visto che finora dal codice Qr non è possibile stabilire chi si sia vaccinato e chi no. In ogni caso, in cantiere c’è la riduzione sia del periodo di validità del green pass che del tampone: nel primo caso si dovrebbe passare dagli attuali 12 a nove mesi (ma non è esclusa nemmeno la riduzione a sei mesi) mentre nel caso dei tamponi, per quelli antigienici si pensa a 24 ore e per quelli molecolari a 48. I tamponi, se passasse la linea dura, servirebbero solo per poter recarsi al lavoro e per prendere treni Alta velocità e aerei, ma c’è anche chi vorrebbe introdurre il tampone per i trasporti pubblici locali, non facendo i conti con l’impossibilità dei controllo. È praticamente certo, invece, che ci sarà l’obbligo della terza dose da subito per il personale sanitario e delle Rsa, mentre si discute dell’obbligo per il personale scolastico e i lavoratori della Pa a contatto con il pubblico, con la riduzione a cinque mesi del lasso di tempo a partire dal quale può essere somministrata la dose booster. Ora, siccome fino a un po’ di tempo fa sembrava pacifico che il tempo per il richiamo fosse sei mesi, c’è da rilevare che in alcune Regioni come la Lombardia erano già partite le prenotazioni della terza dose con questa cadenza, con migliaia di somministrazioni già fissate. Una situazione che sta sollevando le proteste di chi potrebbe trovarsi con un green pass paradossalmente «depotenziato», e cioè con una durata minore di quella del vaccino. Uno scenario complessivo che ha indotto le associazioni contrarie all’obbligo di green pass a ripartire con la protesta: domani, per le vie di Trieste, a partire dalla periferia, è prevista una nuova manifes ta z io n e.

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