STUPIDA RAZZA

giovedì 25 novembre 2021

È partita la campagna del governo per somministrare il siero ai bimbi



Libertà di circolazione per tutti i bambini sotto i 12 anni, ma tanto sopra i 5 anni si avvicina a grandi passi la vaccinazione di massa. Se il governo italiano ieri sera ha evitato di estendere il green pass anche ai bambini di scuole primarie e medie, l’Ema potrebbe ammettere già oggi il vaccino anche per la fascia di popolazione tra i 5 e i 12 anni. E una volta che si sarà espressa a favore l’Agenzia europea per i medicinali, arriverà immediatamente il semaforo verde dell’italiana Aifa. A sua volta, questo via libera sarà nuovo carburante per la martellante campagna mediatica che mira a introdurre obblighi vaccinali per tutti. Bambini compresi. La campagna sui bambini, però, partirà subito e lo ha anticipato Mario Draghi: «Al via da subito un’importante campagna di sensibilizzazione sulla vaccinazione per i più piccoli», perché «immaginiamo che potranno esserci delle resistenze». Pur nella confusione di messaggi e b allo n d’essai che arrivano quotidianamente dal governo e dalla pletora di consulenti del ministro Roberto Speranza, la direzione di marcia delle autorità italiane nei metodi di contrasto della pandemia cinese è chiara e coerente fin dai tempi di Giuseppe Conte: su obblighi e limitazioni, indietro non si torna. Ogni volta, si tratta solo di preparare il campo adeguatamente al nuovo giro di vite, con la tenaglia rappresentata da green pass e vaccinazione, e con sullo sfondo il fantasma dell’i m p ove r i m e n - to di massa da lockdown. O, quantomeno, del Natale «rov i n ato » . Ecco perché c’è poco da illudersi sul fatto che la cabina di regia di ieri abbia escluso l’obbligo di green pass per i ragazzini sotto i 12 anni di età, sui quali la Lega di M atte o Sa lv i n i ha fatto le barricate. Il Carroccio si è fatto promettere che il certificato non sarà richiesto neppure quando ci sarà il via libera alla vaccinazione dei bambini. Per vedere se il governo sarà di parola non serviranno molti giorni. L’estensione della puntura di Stato ai pargoli corre ormai a grandi falcate, accompagnata dalla diffusione di dati sempre più ansiogeni, nonostante il Covid continui a essere un virus che sembra dare più problemi ai nonni che ai nipoti. Ma i nonni votano e i nipoti no. E l’Italia, dalle pensioni al mercato del lavoro, passando per sindacati e partiti, è sempre più un Paese per anziani. Ieri, alla cabina di regia il presidente dell’Is t i - tuto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, e il coordinatore dei «saggi» ministeriali, Franco Locatelli, hanno spiegato a D ra g h i e ai capi delegazione dei partiti che occorre «sensibilizzare le famiglie italiane» sulla vaccinazione dei minori tra i 5 e i 12 anni. Durante la riunione, però, si sarebbe convenuto che per ora non sia il caso di obbligare alla vaccinazione e al green pass anche i ragazzini. E questo, come detto, anche quando l’Aifa approverà la loro vaccinazione. Non un’i p ote s i avanti nel tempo, ma di poche o re. Giorgio Palù, presidente d e ll ’Agenzia del farmaco e membro del Cts, ieri non ha brillato per diplomazia e ha affermato che «il Covid-19 sta mutando». Glissando come al solito sui dati che contano davvero, ovvero terapie intensive e morti,Pa lù si è dedicato ai famosi «contagi». «Se prima il 2% dei bambini contraeva l’infezione, con la variante Alfa, oggi siamo al 25- 30%», ha osservato il capo di Aifa, e non a caso «l’Ema sta discutendo sull’e s te n s io n e della possibilità di vaccinare questa fascia d’età». «La decisione potrebbe già arrivare tra oggi o domani, a cui seguirebbe quella dell’Aifa entro 24 ore», ha concluso. Ma il punto più interessante delle dichiarazioni di Pa lù riguarda l’obbligo. «Una valutazione sull’obbligo di vaccinazione», ha rivelato, «verrà fatta progressivamente, ponderata con rischi e benefici. I dati dell’epidemia ci stanno dicendo che la categoria 5-11 anni è quella che presenta il maggior numero di casi incidenti». La formula un po’ oscura dei «casi incidenti» rimanda a un calcolo probabilistico sulla possibilità che una persona si ammali e si distingue dal concetto di «prevalenza», che invece è il rapporto tra gli «eventi sanitari rilevati» in una popolazione in un certo arco di tempo e il numero di cittadini sotto osservazione. Insomma, il gioco di prestigio di Pa lù è quello di non voler usare la locuzione «soggetti a rischio», che gli sembra meno forte di «casi» veri e propri. Al momento le fiale autorizzate per i bambini sono quelle della Pfizer e sono diverse da quelle per gli adulti. Sarà interessante vedere quale strada sceglierà il governo italiano, tra la somministrazione nei normali hub oppure negli studi dei pediatri. Il dibattito non sarà semplice e poi c’è ancora da organizzare la campagna, motivo per il quale, di fatto, la possibilità di vaccinare gli under 12 dovrebbe iniziare con il prossimo anno. Anche se lo zelante capo dell’Aifa ha affermato che «le vaccinazioni anti Covid sui bambini potrebbero partire anche dal prossimo lunedì». Del resto S p e ra n za ieri, su Facebook, ha dettato la linea con chiarezza: «Ora le prenotazioni vanno aperte a tutti, senza fasce di età». Nel corso della conferenza stampa di Palazzo Chigi, in serata, il ministro ha invece teso una mano ai pediatri, affermando che la campagna di comunicazione annunciata da D ra - ghi mirerà in sostanza a far sì che i genitori dubbiosi «ascoltino i propri pediatri».

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