Il Regolamento Ue sul green pass proibiva la discriminazione di chi sceglie di non vaccinarsi. Ma poi, quando la Commissione è stata interpellata sull’uso che ne era stato fatto in Italia, ha risposto che quel principio valeva solo per gli spostamenti tra Paesi dell’Unio - ne, mentre ogni Stato, al suo interno, può orientarsi come vuole.
L’avvocato Olga Milanese, già promotrice
del Comitato referendum no green pass, è
ormai diventata uno
dei volti tv della protesta contro il certificato verde. L’ul -
timo alterco catodico l’ha avuto, su
Rete 4, con l’infettivologo Matteo
B a s s ett i .
Dottoressa, lei è una no vax?
«Assolutamente no».
È vaccinata?
« L’ho spiegato in tv: credo che
questa domanda non possa essere
p o s ta » .
Pe rch é ?
«Se nel 2019 avessimo chiesto
una cosa del genere in una trasmissione, si sarebbe sollevato un vespaio: sono dati sanitari riservatissimi».
B e’, nel 2019 non c’era una pandemia. Non è così assurdo ch e , o ra ,
la sensibilità sia cambiata.
«Sì, ma l’emergenza non legittima qualunque cosa. Stiamo assistendo alla progressiva destrutturazione dell’intero ordinamento: si
è iniziato con il negare alcuni diritti
fondamentali a tutti i cittadini, si è
poi arrivati alla restituzione di quei
diritti sub condic io n e, alla loro radicale abolizione per una categoria di
cittadini, alla totale vanificazione
del diritto alla privacy».
Il super green pass aggrava il
p ro bl e m a?
«Certamente! Sinora la discriminazione imposta dalle istituzioni, comunque inaccettabile, poteva
essere superata pagando un prezzo, quello del tampone. Con il dl
172/2021, invece, il cittadino sarà
inappellabilmente escluso dalla
partecipazione alla vita economica
e sociale della nazione, che rappresenta uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione. È
qualcosa che va oltre l’apa rth eid » .
La Verità ha usato proprio questa etichetta. È poco?
« L’apartheid ghettizzava una
razza, confinandola in alcuni spazi
ad hoc; in questo caso, vengono negati persino quegli spazi, ai ghettizzati viene consentito solo di lavorare e stare in casa».
Nel Sudafrica dell’apar theid
c’era l’autobus per i neri, ma c’e ra;
qui, l’autobus per chi non ha il
green pass proprio non c’è.
«Esatto. È gravissimo. Dopo anni
passati a criticare, con senso di superiorità, gli autocrati alla Viktor
Orbán, perché non rispettavano i
diritti delle minoranze, ci stiamo
ora rendendo colpevoli di fatti ancor più gravi. E non solo consideriamo tutto ciò legittimo, ma addirittura riteniamo questi provvedimenti “v i rtuo s i” e pensiamo di essere un esempio per gli altri Paesi».
Bassetti laaccusa di avanzare tesi « c o ntro s c ie nti f ich e » .
«Evidentemente legge i numeri a
seconda di come gli conviene».
Di che parla?
«Dei numeri dell’Iss: attestano
che, nel totale complessivo dei decessi, dal 24 settembre al 24 ottobre, quelli dei soggetti vaccinati
erano superiori a quelli dei soggetti
non vaccinati».
Con la stragrande maggioranza
della popolazione che ha ricevuto
le dosi, è logico che i morti siano
più tra i vaccinati. È un paradosso
s tati s tic o.
«No, non è un paradosso statistico, perché per valutare la capacità
del vaccino di schermare dal decorso grave della malattia e dalla morte, il rapporto va calcolato sui positivi, non sul totale della popolazione vaccinata».
Si spieghi.
«Nel periodo considerato, tra i
non vaccinati ci sono stati 384 decessi su 50.564 positivi; tra i vaccinati, 463 decessi su 76.139 positivi.
Dunque, tra i non vaccinati abbiamo avuto 75,94 decessi ogni 10.000
positivi; tra i vaccinati, 60,8. Il rapporto è leggermente favorevole ai
vaccinati, ma non c’è l’abisso che ci
si dovrebbe aspettare».
La vostra iniziativa referendaria è naufragata?
«Avevamo chiesto al governo una
proroga dei termini per la presentazione delle firme, ma non ci hanno nemmeno risposto. Non avevamo avuto neppure il tempo di ricevere i plichi dai Comuni. Abbiamo
trovato difficoltà anche alle Poste,
dove dovevamo sbrigare ogni pratica previo appuntamento».
Vi siete sentiti boicottati?
«Di sicuro siamo stati molto
ostacolati. Ci hanno silenziato, la
nostra iniziativa è passata in sordina, quasi tutti i media ci hanno
ignorato e, le poche volte in cui siamo andati in tv, gli spazi sono stati
risicatissimi. Ci hanno invitati giusto per far vedere che c’era un minimo di contraddittorio».
Il Comitato, però, aveva azzeccato una previsione: il green pass durerà oltre il 31 dicembre, per ora
termine ultimo dello stato d’emer -
genza. Il foglio verde può essere reso indipendente dal regime speciale?
«È quello che hanno fatto. E non
solo il green pass è stato esteso, ma
è stato rafforzato. In questo senso, il
problema è svincolato dalla questione vaccini».
C io è ?
«Il pass introduce, sì, un obbligo
vaccinale surrettizio, ma ciò che
più preoccupa è che sia uno strumento di distruzione dei diritti dei
cittadini e della democrazia. È questo che dovrebbe allertare i giuristi,
dai professori ai magistrati».
Lo Stato che distribuisce premi
e punizioni a conformi e non confo r m i ?
«Ma quali premi? Il premio per
chi sottostà al ricatto di Stato è, al
massimo, il godere della punizione
che viene inflitta a chi non ha dito. Lo Stato ci ha privati dei nostri
diritti costituzionali e, per ridarceli, ci ha imposto un onere da assolvere. Questo non è un premio; è un
furto, un ricatto, appunto».
L’ultimo dl introduce il super
green pass già in zona bianca, dove
l’allarme, per definizione, non esiste. Ma i decreti non dovrebbero
essere giustificati da urgenze attuali? Ora variamo decreti su ll a
base di un’urgenza ipotetica?
«È una questione che qualcuno
avrebbe dovuto porsi, prima di licenziare questo decreto. Adesso
siamo passati dallo stato d’emer -
genza allo stato di prevenzione. Ancora più pericoloso».
Pe rch é ?
«Con la scusa della prevenzione,
posso fare quello che voglio: devo
costantemente prevenire, appunto, un pericolo che non arriva mai.
L’emergenza non è più attuale; c’è
solo la presunzione di una catastrofe incombente».
Visto che è stata così brava con la
previsione precedente, og g i preve -
de che il super green pass duri oltre il 15 gennaio?
«È chiaro che finirà così. E con
l’inasprimento dei controlli e l’abo -
lizione della privacy, siamo passati
da uno Stato di diritto a uno Stato di
polizia».
Ma su tutti i diritti di cui lei
prende le difese, non prevale il dovere di tutelare la salute pubblica?
«No. La Costituzione prevede un
bilanciamento dei diritti, ma esso
non può tracimare nella tirannia di
un diritto sugli altri. Tra l’altro, i
primi tre articoli della Carta, che
sono i più importanti, non parlano
di salute pubblica, bensì di diritto
all’eguaglianza, al lavoro, alla pari
dignità dei cittadini. E quando la
Costituzione autorizza i trattamenti sanitari obbligatori, pone comunque un limite: il rispetto della
persona umana. Questo limite è
stato abbondantemente superato » .
Contro il green pass, si può tentare la strada dei ricorsi in Corte
costituzionale, o alla Corte europea dei diritti dell’uo m o?
«Dopo l’iniziativa referendaria,
stiamo costituendo l’a s s o c i a z io n e
Umanità e Ragione, che si pone proprio questo obiettivo. Il primo tentativo sarà un esposto - impropriamente detto, è solo per intenderci -
con cui porteremo davanti alla Corte penale internazionale dell’Aja la
gestione Covid italiana».
In che senso?
«Vogliamo che la Corte dell’Aja
giudichi la legittimità di tutto quello che è stato fatto dall’inizio della
pandemia fino ad ora. Tutta la legislazione sul Covid: dal primo lockdown a oggi».
Per adir e la
Consulta serve
che sia un giudice
a sollevare la questione di costituz io n a l i tà?
«Sì, nell’a mbito di un contenzioso ordinario. È
questa la difficoltà: gli strumenti a
tutela dei cittadini non sono molti.
Come fa chi ha
perso il lavoro, o la
famiglia dello studente che magari
non ha nemmeno
i soldi per pagarsi i tamponi con cui
prendere i mezzi per andare a scuola, a sostenere i costi e i tempi di
u n’azione giudiziaria? Per questo
abbiamo scelto di percorrere la
strada internazionale».
Con che prospettive?
«I ricorsi Cedu sono più complicati di quelli all’Aja; ci sono state già
delle pronunce di improcedibilità » .
Eppure, un tema di diritto europeo esiste. Il Regolamento Ue sul
green pass proibiva la discriminazione di chi sceglie di non vaccinarsi. Ma poi, quando la Commissione
è stata interpellata sull’uso che ne
era stato fatto in Italia, ha risposto
che quel principio valeva solo per
gli spostamenti tra Paesi dell’Unio -
ne, mentre ogni Stato, al suo interno, può orientarsi come vuole.
Troppo comodo…
«È esattamente il motivo per cui
si deve adire la Cedu. Il problema
riguarda l’esperibilità previo esaurimento dei rimedi interni».
Ov ve ro?
«Teoricamente bisognerebbe
prima esperire tutti i gradi di giudizio all’interno del singolo Stato. In
Italia, se ne riparlerebbe tra vent’anni…».
E come farete?
«Stiamo studiando delle strade
alternative per impostare dei ricorsi che potrebbero essere accolti. Oltre, ovviamente, a quelli che comunque porteremo avanti in Italia,
per riaffermare il primato dello
Stato di diritto e dei diritti dell’uo -
mo».
Che ne pensa dell’idea «brunettiana», apparentemente avallata
da Mario Draghi, di togliere lo stato
d’emergenza conservando i poteri
speciali, magari dentro una struttura ad hoc di Palazzo Chigi?
«È preoccupante. Mi piacerebbe
capire, tecnicamente, come potrebbero realizzare un progetto simile. Ma in ogni caso, neppure l’esi -
stenza dell’emergenza legittima
tutto quello che è stato fatto fino ad
o ra » .
C o s’ha pensato quando, in conferenza stampa, Draghi ha affermato papale papale che i non vaccinati non fanno più parte della soc ietà?
«È la conferma del fatto che, volutamente e impunemente, stanno
segregando e discriminando una
categoria di cittadini per una scelta
che la legge consente loro di compiere, e per la loro volontà di rimanere fedeli al principio della libertà
terapeutica. È un’ammissione pubblica di colpa».
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