Se abbiamo imparato qualcosa, negli ultimi anni, è che la discriminazione è brutta sporca e cattiva. Ce lo hanno insegnato – a suon di simboliche bacchettate sulle dita e di sberle metaforiche in bocca – un po’ tutti: i giornaloni, gli opinionisti, gli intellettuali e – soprattutto e prima di tutto – quell’affascinante carrozzone di illuminati definito come “sinistra progressista”: non bisogna discriminare, mai; lotta alla discriminazione di genere; chi discrimina, incita all’odio. E via andare, di luogo comune in luogo comune, di frase fatta in frase fatta, di parola d’ordine in parola d’ordine. Siamo stati talmente intossicati da questa vera e propria ideologia da rischiare di perdere, insieme al lume della ragione, anche il lume della discriminazione.
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