Guido Rasi, ex direttore dell’Ema e consulente del commissario straordinario all’e m e rge n - za Covid, vuol chiudere in casa gli italiani che non si sono vaccinati, copiando l’id ea lanciata dall’Austria. Secondo l’ex numero uno dell’Agenzia europea del farmaco è urgente prendere provvedimenti restrittivi contro i no vax. «Non si può tornare indietro», ha spiegato, «sarebbe oltraggioso per chi si è vaccinato». Il suggerimento dell’uomo che sussurra al generale Francesco Paolo Figliuolo in pratica è «più green pass per tutti». Anzi: più tamponi per chiunque (ovviamente a pagamento), perché il test ogni 48 ore «non è abbastanza protettivo: si dovrà imporlo a chi va al lavoro o a chi partecipa ad un evento» nel caso non si sia sottoposto al siero anti coronavirus. La ragione di questo ennesimo giro di vite, nonostante i «successi» della campagna vaccinale (l’Italia è uno dei Paesi che può vantare il maggior numero di adulti trattati con prima e seconda dose e il generale F ig liuolo non si stanca di promettere il raggiungimento a breve dell’immunità di gregge), si spiega con un’escalation di contagi, che anziché decrescere aumentano. «Vanno identificati i focolai e se nascono nei luoghi di lavoro si devono restringere le maglie attorno ai non vaccinati», assicura Rasi. Insomma, si è aperta la caccia grossa ai renitenti al siero, ritenuti responsabili della diffusione della malattia. Colpa loro se il virus continua a circolare più di quanto ci si sarebbe attesi. Dunque, urge rinchiudere in casa chi rifiuta l’iniezione e, se del caso, cioè se non basta sospenderlo dal lavoro e levargli lo stipendio, proibirgli di andare al ristorante, bisogna punirlo in qualche altro modo, magari rinchiudendolo in casa e, se occorre, privarlo della gratuità del sistema sanitario nazionale, che obbliga a curare a spese della collettività anche i clandestini. Peccato che, come abbiamo spiegato nei giorni scorsi, il Covid-19 continui a infettare anche chi si è vaccinato e non in Paesi dove imperversano i no vax, ma in città dove si è raggiunto un tasso di vaccinazione che rasenta il cento per cento. Waterford, in Irlanda, è un esempio che dovrebbe far riflettere i pasdaran del siero, quelli che sono convinti che basti un certificato verde per sentirsi al sicuro dal coronavirus. Nonostante il 99,7% della popolazione abbia ricevuto sia la prima che la seconda dose, gli ospedali della provincia registrano il più alto tasso di contagiati che si sia visto da un anno a questa parte. Segno evidente che qualche cosa non ha funzionato e che la narrazione ufficiale (più vaccini e meno malati) non sempre coincide. La realtà forse è quella descritta da Carlo La Ve c ch i a , epidemiologo e ordinario di igiene dell’Un iversità statale di Milano, che in un’intervista a Re p ub b l ic a (non a L’eco dei no vax, ma all’organo che più si è speso nell’attacco contro gli anti green pass) ha spiegato: «La tendenza della curva dei contagi Covid-19 si è invertita», nel senso che invece di calare aumenta, e per fermare il virus «andrebbe anticipato il richiamo del vaccino da 6 a 4 mesi». Il professore ha citato uno studio appena uscito sul New England journal of medicine, in cui, in base a quanto accaduto in Israele, si spiega come le coperture del vaccino tendano a calare 3 o 4 mesi dopo la somministrazione della seconda dose. Come qualsiasi persona in buona fede può comprendere, se il professore La Vecch i a non si sbaglia, il green pass non solo è inutile, ma è addirittura pericoloso, perché ingenera nelle persone una falsa sensazione di sicurezza. «Sono vaccinato, dunque non ho bisogno di proteggermi» è il pensiero comune. Ma se, come ormai la maggioranza degli esperti testimonia, il siero garantisce una protezione limitata, a che serve un certificato che per un anno assicura u n’esenzione dal contagio che non c’è? Perché discriminare chi si è sottoposto a un tampone (con la certezza di non aver contratto il virus nelle ultime ore) rispetto a una persona che si sia vaccinata sei o otto mesi fa e può essere portatrice del virus anche se asintomatica? Secondo la narrazione imposta da gran parte della stampa e dai principali talk show, se i contagi sono tornati a risalire la colpa è da attribuirsi a chi non si è vaccinato e per questo con insistenza i giornali raccontano le storie di persone finite in terapia intensiva perché non immunizzate. Tuttavia è ancora La Vecchia - che è favorevole ai vaccini tanto da consigliare a tutti di sottoporsi a prima e seconda dose - a spazzar via le consolanti convinzioni: non sono i non vaccinati «ad aver invertito la tendenza, visto che sono diminuiti anche i green pass per lavorare». Tradotto, è il vaccino che protegge meno di quel che ci aspettavamo. Il professore smonta anche un’altra certezza, quella della cosiddetta quota 90, che non c’e ntra con le pensioni, ma con la percentuale di vaccinati ritenuta congrua per evitare la diffusione del virus: «Ormai abbiamo capito che l’immunità di gregge non la raggiungeremo». Ma chi lo farà capire a S p e ra n za e compagni, i quali, come i tori, si agitano solo di fronte al drappo rosso dei no vax, senza rendersi conto che stanno per essere infilzati da ciò che non avevano previsto? Sono quasi due anni che il ministro della Sanità le sbaglia (quasi) tutte: non sarebbe ora di congedarlo, decidendo che la salute degli italiani è più importante di un calcolo politico che, per la sopravvivenza del governo, considera indispensabile l’apporto del capo di un minuscolo partitino post comu n i s ta?
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
Nessun commento:
Posta un commento