STUPIDA RAZZA

lunedì 8 novembre 2021

Caro D’Alema, non regaliamo più soldi ai partiti



Caro Massimo D’A l em a , volevo ringraziarla di cuore per aver chiesto, con una solenne intervista al C o r rie re della Sera, di tornare al sistema del finanziamento pubblico ai partiti. In effetti  se ne sentiva proprio la mancanza. Gli italiani, presi come sono tra le bollette che aumentano del 30% a botta e i rincari che hanno trasformato il reparto ortofrutta del supermercato in un distaccamento di Cartier, non vedevano l’ora di poter tornare a dare il loro generoso contributo alla politica, anche perché que s t’ultima, di recente, si è comportata in modo così brillante da meritare senza dubbio ricchi premi e cotillons. E infatti lei che da sempre, frequentando con assiduità i migliori sommelier e skipper del mondo, ha la capacità di sintonizzarsi sull’onda del sentimento popolare, ha capito al volo questo bisogno profondo: gli italiani hanno smesso di votare in segno di protesta, ma la protesta è dovuta proprio al fatto che non si capisce come mai nella scheda elettorale oltre al voto, non sia possibile mettere anche un po’ di soldi. Ed ecco dunque la geniale idea di combattere l’as te n s io ni s m o con una nuova forma di finanziamento pubblico ai partiti. In effetti come non rimpiangere i tempi eroici in cui il tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, riusciva a far sparire dalle casse del partito 13 milioni di euro per comprarsi attici nel pieno centro di Roma e ville fuori porta? Come non rimpiangere la capacità che avevano in quel tempo i partiti di continuare a spendere 1,6 milioni per consulenze e 3,8 milioni per comunicazione anche quando erano già morti e sepolti da tre anni? Come non rimpiangere il tesoriere della Lega B el s i to che Di ciò, ovviamente, la ringraziamo di cuore. Per poterlo fare, però, bisogna agire d’imperio. Perché, niente da fare, se li si lascia liberi di scegliere, gli italiani si ostinano a non voler regalare soldi ai partiti, questi sciagurati. E dire che se volessero farlo non avrebbero che l’i mbaraz zo della scelta, anche ora: c’è il due per mille sulla dichiarazione dei redditi, per esempio, che non costa un euro, solo la fatica di una firma; e ci sono i versamenti diretti, che sono anche coperti da agevolazioni fiscali. Eppure, niente da fare: inspiegabilmente gli italiani non corrono entusiasti a versare il dovuto obolo ai partiti e alle loro fondazioni. E allora non resta che imporglielo per legge, come giustamente propone lei, caro D’Alema, che non a caso è democratico di nome e di fatto. Certo ci sarebbe la questione di un referendum che anni fa aveva bocciato il finanziamento pubblico ai partiti, ma si sa, di questi tempi la volontà degli elettori non conta nulla quando si tratta di prendere i loro voti. Figurarsi quando si tratta di prendere i loro soldi.

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