STUPIDA RAZZA

lunedì 1 novembre 2021

Il pranzo GREEN è servito

 



Le mense universitarie di Berlino hanno deciso di eliminare quasi completamente la carne dai loro menù, il pregiatissimo manzo giapponese Wagyu viene stampato in 3D, mentre dalla Francia arriva la pagella a semaforo che classifica i cibi con un algoritmo sicché la diet coke diventa più salutare del parmigiano reggiano. Che dire poi di ricerche più o meno sostenute dalle Nazioni Unite che vorrebbero limitare la libertà di scelta dei consumatori e imporre una dieta universale? Quanto all’Europa, che dovrebbe tutelare le produzioni e le identità locali, come ricorda Coldiretti essa finanzia con i soldi della ripresa economica post Covid la ricerca sui cibi sintetici. Non è la trama di un film di fantascienza ma è quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi. C’è chi la definisce la nuova era del cibo sostenibile, la sfida alimentare della transizione ecologica per una vita più sana e rispettosa de ll’ambiente. La terra, le stalle, gli allevamenti, le culture, sono diventati i nemici numero uno del pianeta. Zootecnia e agricoltura sono accusati di produrre CO2, di sprecare acqua o di maltrattare gli animali. Il mantra è questo e sta cominciando a far breccia nei consumatori. Il rischio è di azzerare le identità alimentari, la ricchezza gastronomica dell’italian food oltre a distruggere un’industria prospera. Improvvisamente la dieta mediterranea da ingrediente della longevità e del benessere è salita sul banco degli imputati. E siccome non si può bocciarla in toto, si comincia a smontarla pezzo per pezzo. Così il parmigiano reggiano ha il bollino arancione secondo l’etichettatura che la Francia vorrebbe imporre alla Ue, mentre carne e latte sono da evitare perché gli allevamenti inquinano. DOMANDE SENZA RISPOSTA Di qui a sostenere che il cibo sintetico è migliore, il passo è breve. Ma poi è davvero meno inquinante e più salutare? Mancano verifiche scientifiche in grado di dare una risposta ma la campagna mediatica è in corso lo stesso. La posta in gioco è alta. Il cibo made in Italy ha raggiunto nel 2021 performance elevate con un valore di produzione pari a 140 miliardi e un export di 50 miliardi. È evidente che questo mercato, fatto anche di piccole e medie imprese, fa gola ai giganti industriali del cibo che però hanno difficoltà a competere non avendo una tradizione alle spalle. La rivoluzione ecologica offre invece l’occasione alle multinazionali di scardinare il cibo italiano e sottrarre quote di mercato, proponendo i cosiddetti prodotti «del futuro», che sarebbero in grado di gareggiare con quelli tradizionali perché contenenti meno grassi e zuccheri. LA CARNE AL BANDO Sono i cibi sintetici, preparati in laboratorio. Negli Stati Uniti sono già in commercio. Un brand globale dell’a limentazione, la Nestlé, che porta nelle case degli italiani una infinità di prodotti, ha annunciato che sta valutando tecnologie innovative per produrre carne coltivata. Bill Gates ha affermato che i Paesi avanzati dovrebbero convertirsi al manzo sintetico. Un attacco alla bistecca è venuto anche dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che alla conferenza preparatoria della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile non ha risparmiato critiche alla zootecnia, in particolare alle diete basate sul consumo di carne che «dovrebbe essere diminuita sostituendo le proteine animali con quelle vegetali». Questo perché, ha poi precisato, «la proteina animale richiede 6 volte l’ac - qua di quella vegetale, a parità di quantità, e gli allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale». Uno studio di AT Kearney ha rivelato che tra meno di 20 anni, nel 2040, mangeremo più carne sintetica e vegetale rispetto alla carne di origine animale. Nei ristoranti statunitensi della catena Burger King è venduto l’«impossible burger», un prodotto 100% vegetale realizzato dall’I mpossible food usando tra i vari ingredienti anche un composto organico che normalmente si trova nelle piante ma che qui è sintetizzato in laboratorio. L’azienda, che ha avuto importanti finanziamenti da tutto il mondo, compresa la fondazione di Bill Gates, si vanta di realizzare cibi che hanno bisogno del 97% in meno di terra, dell’87% in meno di acqua e che emettono per il processo produttivo l’89% in meno di gas serra rispetto ai prodotti animali convenzionali. OBIETTIVO PESCE Oltre alla carne, un alimento su cui la ricerca si sta particolarmente impegnando è il pesce sintetico. Alcune specie sono state classificate in pericolo di estinzione, tra cui il tonno rosso del Mediterraneo e diverse startup ne stanno studiando la riproduzione in laboratorio. Ma per ora la realizzazione è molto costosa oltre che complessa. Melibio è un’azienda di San Francisco che ha l’a m bi z io - ne di riprodurre il miele attraverso processi fermentativi. Darko Mandich, fondatore dell’azienda, ha dichiarato di aver «simulato in laboratorio quello che avviene nell’alveare: le api raccolgono il polline e lo convertono negli elementi base del miele, glucosio e fruttosio». La Clara food, startup californiana, produce albume d’uovo artificiale, e sostiene che il prodotto è addirittura migliore di quello originale: si conserva meglio, più a lungo e non presenta problemi di contaminazione con batteri o antibiotici. Si possono continuare a chiamare «miele» e «uova»? Gli ideatori sostengono di sì, perché dal punto di vista molecolare sono identici agli originali. Ecco cosa ci aspetta in tavola.

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