Il pranzo GREEN è servito
Le mense universitarie di
Berlino hanno
deciso di eliminare quasi completamente la
carne dai loro menù, il pregiatissimo manzo giapponese Wagyu viene stampato in
3D, mentre dalla Francia arriva la pagella a semaforo che
classifica i cibi con un algoritmo sicché la diet coke diventa più salutare del parmigiano reggiano. Che dire poi
di ricerche più o meno sostenute dalle Nazioni Unite che
vorrebbero limitare la libertà di scelta dei consumatori e
imporre una dieta universale? Quanto all’Europa, che
dovrebbe tutelare le produzioni e le identità locali, come ricorda Coldiretti essa finanzia con i soldi della ripresa economica post Covid la
ricerca sui cibi sintetici.
Non è la trama di un film di
fantascienza ma è quello che
sta avvenendo sotto i nostri
occhi. C’è chi la definisce la
nuova era del cibo sostenibile, la sfida alimentare della
transizione ecologica per
una vita più sana e rispettosa
de ll’ambiente. La terra, le
stalle, gli allevamenti, le culture, sono diventati i nemici
numero uno del pianeta.
Zootecnia e agricoltura sono
accusati di produrre CO2, di
sprecare acqua o di maltrattare gli animali. Il mantra è
questo e sta cominciando a
far breccia nei consumatori.
Il rischio è di azzerare le
identità alimentari, la ricchezza gastronomica dell’italian food oltre a distruggere un’industria prospera.
Improvvisamente la dieta
mediterranea da ingrediente
della longevità e del benessere è salita sul banco degli imputati. E siccome non si può
bocciarla in toto, si comincia
a smontarla pezzo per pezzo.
Così il parmigiano reggiano
ha il bollino arancione secondo l’etichettatura che la
Francia vorrebbe imporre alla Ue, mentre carne e latte
sono da evitare perché gli allevamenti inquinano.
DOMANDE SENZA RISPOSTA
Di qui a sostenere che il
cibo sintetico è migliore, il
passo è breve. Ma poi è davvero meno inquinante e più salutare? Mancano verifiche
scientifiche in grado di dare
una risposta ma la campagna
mediatica è in corso lo stesso. La posta in gioco è alta. Il
cibo made in Italy ha raggiunto nel 2021 performance
elevate con un valore di produzione pari a 140 miliardi e
un export di 50 miliardi. È
evidente che questo mercato, fatto anche di piccole e
medie imprese, fa gola ai giganti industriali del cibo che
però hanno difficoltà a competere non avendo una tradizione alle spalle. La rivoluzione ecologica offre invece
l’occasione alle multinazionali di scardinare il cibo italiano e sottrarre quote di
mercato, proponendo i cosiddetti prodotti «del futuro», che sarebbero in grado
di gareggiare con quelli tradizionali perché contenenti
meno grassi e zuccheri.
LA CARNE AL BANDO
Sono i cibi sintetici, preparati in laboratorio. Negli Stati
Uniti sono già in commercio.
Un brand globale dell’a limentazione, la Nestlé, che
porta nelle case degli italiani
una infinità di prodotti, ha
annunciato che sta valutando tecnologie innovative per
produrre carne coltivata. Bill
Gates ha affermato che i Paesi avanzati dovrebbero convertirsi al manzo sintetico.
Un attacco alla bistecca è venuto anche dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che alla conferenza preparatoria della
Strategia nazionale per lo
sviluppo sostenibile non ha
risparmiato critiche alla zootecnia, in particolare alle
diete basate sul consumo di
carne che «dovrebbe essere
diminuita sostituendo le
proteine animali con quelle
vegetali». Questo perché, ha
poi precisato, «la proteina
animale richiede 6 volte l’ac -
qua di quella vegetale, a parità di quantità, e gli allevamenti intensivi producono il
20% della CO2 emessa a livello globale».
Uno studio di AT Kearney
ha rivelato che tra meno di 20
anni, nel 2040, mangeremo
più carne sintetica e vegetale
rispetto alla carne di origine
animale. Nei ristoranti statunitensi della catena Burger
King è venduto l’«impossible
burger», un prodotto 100%
vegetale realizzato dall’I mpossible food usando tra i vari ingredienti anche un composto organico che normalmente si trova nelle piante
ma che qui è sintetizzato in
laboratorio. L’azienda, che
ha avuto importanti finanziamenti da tutto il mondo,
compresa la fondazione di
Bill Gates, si vanta di realizzare cibi che hanno bisogno
del 97% in meno di terra, dell’87% in meno di acqua e che
emettono per il processo
produttivo l’89% in meno di
gas serra rispetto ai prodotti
animali convenzionali.
OBIETTIVO PESCE
Oltre alla carne, un alimento su cui la ricerca si sta
particolarmente impegnando è il pesce sintetico. Alcune
specie sono state classificate
in pericolo di estinzione, tra
cui il tonno rosso del Mediterraneo e diverse startup ne stanno studiando la riproduzione in laboratorio. Ma per
ora la realizzazione è molto
costosa oltre che complessa.
Melibio è un’azienda di San
Francisco che ha l’a m bi z io -
ne di riprodurre il miele attraverso processi fermentativi. Darko Mandich, fondatore dell’azienda, ha dichiarato di aver «simulato in laboratorio quello che avviene
nell’alveare: le api raccolgono il polline e lo convertono
negli elementi base del miele, glucosio e fruttosio».
La Clara food, startup californiana, produce albume
d’uovo artificiale, e sostiene
che il prodotto è addirittura
migliore di quello originale:
si conserva meglio, più a lungo e non presenta problemi
di contaminazione con batteri o antibiotici. Si possono
continuare a chiamare «miele» e «uova»? Gli ideatori sostengono di sì, perché dal
punto di vista molecolare sono identici agli originali. Ecco cosa ci aspetta in tavola.
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