STUPIDA RAZZA

sabato 20 novembre 2021

Il regime rosso rimpiangerà Frau Angela

 

Per quale ragione sia Ange - la Merkel che Xi Jinping han - no avvertito il bisogno di raccomandare «continuità» nel bilaterale sino-tedesco? Forse perché sanno che con le ultime elezioni qualcosa è cambiato in Germania, e che la linea seguita fino ad oggi sarà sconfessata. Nei corridoi del potere berlinesi, infatti, si affacciano volti nuovi, e sulla Cina chiedono un’i nve r s io n e di tendenza. Ecco perché. Al potere, tanto per cominciare, non c’è più il tradizionale tandem tra socialdemocratici e democristiani, che i lunghi anni di coabitazione sotto l’egida della Grosse Koalition hanno reso pressoché indistinguibili tra loro. Questa volta, con ogni probabilità, il cancellierato toccherà alla Spd, che però dovrà scendere a patti con i Verdi e con i liberali della Fdp. Senza questi due partiti, abaco alla mano, non ci sono i numeri per mettere assieme una maggioranza, e tantomeno un governo. Per molti aspetti si tratta di un’inedita. Anche per questo, Merkel sta trascorrendo i suoi ultimi giorni di mandato a «gestire» la percezione esterna della Germania. L’ul - tima cosa che Merkel vuole è che, all’esterno, la Germania appaia prigioniera di giochi di potere e bizantinismi. M erkel, casomai, vuole dare una sensazione di continuità. Per questo, ha messo il proverbiale carro davanti ai buoi e portato Olaf Scholz in processione ai grandi della Terra riuniti a Roma per il G20. M e rkel , in altre parole, ha incoronato un mini M e rkel : la sua è una forte investitura, se non una vera e propria incoronazione celebrata con un gesto inconsulto. Si dà il caso, infatti, che a Berlino i negoziati di coalizione siano ancora in corso. L’affermarsi di un nuovo «mix» al vertice della Germania fa sì che la prossima maggioranza avrà nuove priorità: quelle dei nuovi arrivati. Verdi e liberali hanno agende non facili da conciliare, a partire dall’economia: i primi hanno un programma caratterizzato da nuova spesa pubblica e tasse, i secondi vogliono lesinare quanto più possibile. Su un punto, però, sembra esserci ampia convergenza: la politica estera. Per strano che possa apparire, entrambi questi partiti sono «occidentalisti». Dopo molto tempo, si direbbe addirittura che Washington possa contare su partiti amici nel sancta sanctorum del potere tedesco. I Verdi tedeschi, a differenza dei loro omonimi italiani, non si sono mai pensati come branca specializzata della sinistra, ma hanno una storia originale che da qualche tempo si sposa con la svolta green dei democratici, a sua volta leva geopolitica nella confronto globale con la Cina. Quanto ai liberali della Fdp, sono da sempre atlantisti. Ebbene: sia i Verdi che i liberali vogliono che già nell’accordo di coalizione - il contratto che suggella l’i nte s a su maggioranza e governo - siano previsti riferimenti puntuali alla Cina. L’idea è quella di mettere nero su bianco le problematiche che Pechino pone con la sistematica compressione dei diritti civili e sociali, nonché in ambito ecologico, condannandole espressamente. È il ritorno all’idea della Germania come «potenza morale», cioè a un grande Paese che fa i conti con la propria coscienza? O invece prevarrà ancora una volta la Germania mercantilista, pronta a fare disinvoltamente business con un regime oppressivo come quello cinese? Solo il tempo potrà dircelo. Per il momento, è piuttosto evidente il tentativo cinese di tirare a sé quanto più possibile Berlino a partire dagli interessi economici. L’ultimo esempio in ordine di tempo? La notizia, diffusa con toni trionfalistici non più tardi di ieri, che il colosso bavarese Allianz sarà la prima compagnia assicuratrice straniera ad operare in Cina nel ramo vita. L’abb rac cio economico con la Cina, tuttavia, è sempre più un’arma a doppio taglio per le grandi imprese tedesche, specie se quotate. I fondi occidentali, perlopiù angloamericani, sono infatti sempre più attenti al rispetto dei principi ambientali, sociali e di governance (Esg). E proprio l’esposizio - ne verso la Cina è guardata con crescente sospetto. Anche il mercantilismo, insomma, non potrà più essere quello di una volta.

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