STUPIDA RAZZA

sabato 6 novembre 2021

La disoccupazione giovanile arriva al 29,8%

 

Cala leggermente il tasso di disoccupazione ma preoccupano i giovani: secondo i dati mensili provvisori dell’Istat, a settembre la percentuale dei senza lavoro è diminuita al 9,2%, 0,1 punti percentuali in meno rispetto al mese precedente, mentre nella fascia 15- 24 anni si è registrato un aumento di 1,8 punti percentuali, dal 28% al 29,8%. Si tratta dell’aumento mensile più marcato dell’intera Eurozona, che vale al nostro Paese il poco invidiabile secondo posto nella classifica delle nazioni dell’area euro con il maggior numero di giovani disoccupati: in base ai dati Eurostat, l’Ita l i a è seconda solo alla Spagna, dove peraltro la disoccupazione nella fascia di età sotto i 25 anni è in calo al 30,6%, rispetto al 31,7% di agosto. Meglio dell’Italia fa persino la Grecia, che è passata dal 32,8% di agosto al 24,5% di settembre. In media, a settembre il tasso di disoccupazione giovanile è sceso sia nella zona euro sia nella Ue a 27, passando rispettivamente dal 16,3% di agosto al 16% e dal 16,1% al 15,9%. Un anno fa, nel settembre 2020, era al 18,8% e al 18%. In Italia a settembre il saldo degli occupati è risultato positivo per poco più di 500.000 unità rispetto a gennaio, ma l’incremento, spiega l’Istat, è dovuto «esclusivamente alla ripresa del lavoro dipendente, che cresce di circa 520.000 unità». E in ogni caso «rispetto ai livelli pre pandemia (febbraio 2020) il numero di occupati è inferiore di oltre 300. 000 unità. Il tasso di occupazione e quello di disoccupazione sono più bassi rispettivamente di 0,4 e 0,6 punti percentuali, mentre il tasso di inattività è superiore di 0,9 pu nt i » . A sottolineare le criticità di una ripresa disuguale è stato anche l’ufficio studi di Confcommercio, che rileva come la crescita dell’occupazione a settembre sia «frutto di dinamiche troppo articolate tra i diversi segmenti del mercato del lavoro per non suscitare qualche preoccupazione. La ripresa, infatti, continua a interessare esclusivamente il lavoro dipendente, soprattutto quello a termine, tornato ormai sui livelli pre pandemici, mentre gli indipendenti continuano a ridursi». In particolare, spiega l’a s s o c i a z io n e, «rispetto a febbraio del 2020 le persone impiegate in questa posizione sono diminuite di 327.000 unità (-6,3%), a conferma delle difficoltà in cui ancora versano molte piccole imprese e larga parte del lavoro autonomo». E anche dalla Uil si segnala che, nonostante gli indicatori mostrino «un aumento, sia congiunturale che tendenziale, dell’occupa - zione dipendente» e una «flessione del numero dei disoccupati e degli inoccupati, preoccupa l’aumento, in maniera sostenuta, dell’occupa - zione a termine, a fronte di un difficoltoso cammino di crescita di quella a tempo indeterminato», sottolinea il segretario confederale Tiziana Ve ro n e s e. Per la sindacalista bisogna «fare di più per i giovani, che i dati dimostrano essere tra i soggetti più fragili del nostro mercato del lavoro. Non possiamo né dobbiamo permettere che 30 ragazzi su 100 siano disoccupati».

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