STUPIDA RAZZA

martedì 2 novembre 2021

La paura infinita serve a piegare le coscienze

 

 l'angoscia e la rabbio diffuse
d a ll e me rgen za
infinita a cui sia-
m o s o tt o p o s t i
minano la no-
stra capacità di ragionare. I
cittadini sono bombardati da
appelli a decidere in fretta,
senza cognizione di causa,
diventando quindi più mani-
polabili. Così, in tanti aderi-
scono, stanchi di tale frene-
sia, al pensiero dominante.Nel mio articolo preceden-

te ho scritto che la questione
se la natura umana sia origi-
nariamente buona o cattiva è
indecidibile sul piano teori-
co; che io, in accordo con Im-
manuel Kant, considero un
dovere morale impegnarsi

nei confronti della sua so-

stanziale bontà; e che quindi
considero anche un dovere

morale ritenere la malevo-

lenza che alberga in misura
crescente nel nostro tessuto
sociale il risultato di una per-

versa manipolazione della
nostra natura da parte di po-
teri indegni per fini altret-

tanto indegni. Oggi vorrei os-
servare che, nonostante la
manipolazione in corso usi
tecnologie moderne e sofisti-

cate (soprattutto televisione
e Internet), le sue modalità
sono quelle di sempre, stu-
diate con cura da A r i s totel e
nella Reto ric a .
Per Aristotele un oratore -
cioè una persona che parla
in pubblico, verosimilmente

per convincere luditorio di
una tesi, e forse spingerlo a
u nazione - ha tre strumenti
per raggiungere il suo obiet-
tivo. Il primo è il pathos, che
consiste nel suscitare pas-
sioni, emozioni nel pubblico,
meglio se intense e violente.
Una di queste è lavidità: fa-

cendo leva su di essa, Alci-
biade riuscì a convincere gli
ateniesi a imbarcarsi nella
disastrosa spedizione in Si-
cilia, dove persero li ntera
flotta e quasi tutti i parteci-
panti furono sterminati.
R ac c o nta Tuc id id e: «Il nerbo
copioso delle truppe covava

il miraggio di un guadagno
rapido e, per lavvenire, il

pensiero che un tal acquisto
di potenza avrebbe assicura-
to al governo fondi inesauri-

bili per i salari delle forze
a r m ate » .
Intensa e violenta può es-
sere anche la rabbia, che
Adolf Hitler era molto abile
nel diffondere. In un discor-
so tenuto al Reichstag il 30
gennaio 1939, per esempio,

estende la sua rabbia perso-
n a l e n e i c o n f ro nt i d e g l i
ebrei, colpevoli a suo dire di
averlo deriso, alla rabbia

contro di loro da parte di
u nintera nazione: «Il popolo
ebraico [...] salutava solo con
una risata le mie profezie che

un giorno avrei assunto la
guida dello Stato e delli nte ro
popolo tedesco e poi, fra le

altre cose, avrei anche porta-
to il problema ebraico alla
sua soluzione. Credo che
questa risata vuota degli
ebrei in Germania gli sia già

rimasta in gola». E poi, insie-
me con la rabbia o da sola,
agisce con forza la paura: un

buon punto di riferimento in
proposito è il senatore ame-
ricano Joseph McCarthy, pa -
dre dellinfame movimento
noto come maccartismo, il
quale in un discorso del 9

febbraio 1950 lamentava co-
me «Sei anni fa [...] ce ra n o
nellorbita sovietica 180 mi-

lioni di persone. [...] Oggi [...]
ci sono 800 milioni di perso-
ne sotto il dominio assoluto

della Russia sovietica - una
crescita di oltre il 400 per

c e nto » .
Il secondo strumento a di-
sposizione di un oratore è le-

thos: il richiamo allauto re -
volezza delloratore stesso o
di persone da lui citate a so-

stegno della propria posizio-
ne. Spesso lethos è usato per
coinvolgere luditorio in un
compito comune di natura

morale. Maestro ineguaglia-
to di tutti questi suoi aspetti
era Gandhi, dotato di enor-
me carisma personale (e
consapevole di averlo) ma
immediatamente incline a
usarne per guidare il suo po-

polo verso la libertà e la di-
gnità. Il terzo strumento è il
logos: la forza della ragione, il
potere emanato dalla sem-
plice logica del discorso, dal-

la sua struttura argomentati-

va. Qui il migliore esempio

sono i dialoghi platonici, in
cui vediamo personaggi che

conversano, anche per centi-
naia di pagine, perlopiù sen-

za cedere alle emozioni e po-
co interessati al carattere
delluno o dellaltro, ma inve-
ce appassionati al procedere
inesorabile del ragionamen-
t o.
Detto questo, occorre met-
tere in luce il punto più im-

portante: sebbene ethos e lo-

gos siano, in linea di princi-
pio, sullo stesso piano del pa-
thos, ne sono però molto più

deboli. Una forte emozione
può letteralmente spazzare

via da un uditorio ogni ri-

spetto che provi per una cer-
ta persona, e ogni capacità di
pensare e ragionare. Quindi,
perché ethos e logos abbiano

u nopportunità di mettersi
in luce, è necessario resiste-
re alle emozioni e creare uno
spazio neutro nel quale sia
possibile riflettere con cal-
ma.
Nel Critone il migliore
amico di Socrate (C rito ne,
appunto) cerca di convincer-
lo, a un paio di giorni dalle-
secuzione, a evadere. S o c ra -
te risponde puntualmente a
tutte le sue argomentazioni

ma, prima ancora di farlo,

risponde al suo tono: C r i to n e

ha fretta e vuole fargli fretta,
e lui non accetterà questo ge-

nere di pressione. «Unito a

una corretta visione delle co-
se, C r i to n e, il tuo zelo sareb-
be anche apprezzabile: ma in
caso contrario, quanto più è

vivace e tanto più si fa fasti-
dioso. È perciò opportuno
esaminare se dobbiamo o no
imbarcarci in questa impre-

sa: del resto non è questa la
prima volta, io ho fatto sem-
pre in modo di seguire solo
quel ragionamento che, fra i
vari che rimugino dentro di

me, dopo ponderata rifles-
sione risultasse il migliore. E
i ragionamenti che sostene-
vo prima non posso buttarli

adesso a mare solo perché mi
è toccata questa sorte: al con-
trario, mi appaiono più o me-
no sotto la stessa luce e conti-
nuo a tenerli nel massimo
conto, esattamente come
prima». E aggiunge: «Se non

riusciremo ora a trovarne di

meglio, sappilo, non ti darò
retta neanche se il potere
della gente viene ad agitarci

davanti, come a dei bambini,
spauracchi anche peggiori di
que s t i » .
Le ultime parole di S o c ra -
te sono significative. Comun-
que sia andata la nostra edu-

cazione, e ammettendo che
sia arrivata a buon fine, esi-
stono processi che hanno
lintento, e talvolta (ahimè)
lesito, di invertirne il corso e
farci tornare bambini. In-
durre una frenetica emozio-
ne, in particolare la paura, è
il principale. Socrate lo rifiu-
ta con sdegno, e così dovrem-
mo fare tutti noi. Siamo cir-
condati da appelli a decidere

in fretta, senza cognizione di
causa, a schierarci immanti-

nente da una parte o dallal-
tra. Molti, stanchi di une-
mergenza infinita, vi aderi-
scono sollevati, non volendo
più saperne di discussioni,
della logica di quel che dico-

no e fanno o del rispetto che
dovrebbero provare per chi
ha acquisito conoscenza e

c o m p ete n za .
È questo, in definitiva, il
pericolo più grave: che, co-

munque vada a finire il deli-
rio che stiamo vivendo, ci re-
stituisca un popolo di bam-
bini incazzati e spaventati (e
avidi?), incapaci di ragionare
e facile preda del pifferaio di
tu r n o.
Il Paese dei Balocchi è die-
tro langolo, e con esso le
orecchie da s i n o.

Nessun commento:

Posta un commento