A Conselve, in provincia di Padova, una sessantina di ospiti della locale casa di riposo è stata contagiata e due persone sono morte. Tutti gli anziani in questione avevano ricevuto prima e seconda dose e, da una settimana, pure la terza, ma il «booster», come è chiamato in gergo il richiamo vaccinale, non ha impedito il diffondersi del focolaio di Covid. Tuttavia, per i talebani del siero la colpa resta sempre e comunque di chi ha scelto di non immunizzarsi. A sentire i loro sproloqui - Franco Locatelli insegna -, dopo essere stati inoculati i rischi di ammalarsi si riducono fino quasi ad arrivare a zero. I vaccinati non finiscono in terapia intensiva e neppure muoiono, non si stancano di ripetere nonostante i dati dicano il contrario. Del resto, per giustificare l’obb l i - go del green pass, il miraggio dell’immunità di gregge (che la maggior parte degli esperti ormai dichiara irraggiungibile) e l’urgenza di vaccinare anche i bambini, i virologi da salotto sono pronti a sostenere qualsiasi cosa, arrampicandosi sugli specchi anche a rischio di smentirsi e contraddirsi. Vita difficile in effetti, quella di chi è stato promosso sul campo, anzi in uno studio tv, scienziato di riferimento. Da un lato, deve convincere i no vax che il vaccino funziona, spingendoli a offrire il braccio alla patria per non figurare come disertori nella guerra contro la pandemia. Dall’altro, è costretto a spiegare ai doppiamente vaccinati che il vaccino non funziona e urge sottoporsi a una terza dose, pena l’inutilità delle prime due. Quanto sia difficile il mestiere del divulgatore scientifico in servizio permanente su giornali e tv lo dimostrano, oltre ai vari Massimo Galli (il barone che a inizio pandemia riteneva inutili i tamponi) e Maria Rita Gismondo (la signora che avendo scambiato il coronavirus per una normale influenza ne voleva fare un ciondolo da portare al collo), anche l’u l t ima uscita di Ilaria Capua, veterinaria in trasferta a Miami che ieri ha sostenuto sulla Sta m p a che basta anche un solo non vaccinato per creare un focolaio. La logica conseguenza è che se le persone si ammalano, anche quelle vaccinate con prime, seconde e terze dosi, la colpa è solo di chi insiste a non vaccinarsi. La perentoria affermazione della signora, che appena sei mesi fa, dal suo salotto in Florida, sosteneva che il vaccino avrebbe fatto il miracolo, pronosticando una svolta che ci avrebbe fatto lasciare alle spalle l’epidemia, purtroppo si scontra con almeno tre fattori. Il primo è il più evidente: se anche tutti in Italia fossero vaccinati, siccome non viviamo in un acquario ma in una società globalizzata, basterebbe anche un semplice contatto con un portatore di virus proveniente dall’estero per sviluppare un focolaio che manderebbe in tilt le certezze della professoressa C a pua . Secondo: l’i l lu s tre docente dimentica un fattore fondamentale, ossia che i vaccini, seppure efficaci, garantiscono una copertura fino a un certo punto, in qualche soggetto del 90%, in qualche altro meno, con il risultato che, per il primo fattore, non potendo isolarci dal mondo ma dovendo continuare a viaggiare e incontrare persone, in breve tempo i focolai potrebbero essere molti e, come si è visto a Conselve, a fermarli non basterebbero prime, seconde o terze dosi. Terzo: il ragionamento di Ilaria Capua cozza contro un dato incontrovertibile e che, al pari di tanti vaccini antinfluenzali, il siero non è per sempre, ma ha una durata limitata nel tempo. Secondo la maggior parte dei virologi, la copertura si esaurisce o per lo meno si riduce fortemente dopo sei mesi, ma alcuni sostengono che già fra il terzo e il quarto mese abbia perso gran parte della propria forza. Dunque, il problema non è che non ci sia una sola persona non vaccinata (oltre il 60% della popolazione mondiale non lo è e non vive tutta su un’isola lontana, ma a fianco a noi), bensì che i vaccini servono a rallentare la diffusione della malattia però non sono risolutivi, perché non garantiscono un’i m mu n i tà totale e neppure eterna. Qualsiasi persona di buon senso, con competenze in virologia o meno, a questo punto capirebbe che per fermare la pandemia oltre al siero sono necessarie altre misure. Tanto per cominciare, un aumento dei posti letto in terapia intensiva, che invece, come dimostra l’i n c h ie s ta del nostro Antonio Grizzuti , nonostante le promesse dell’anno scorso non sono stati incrementati a sufficienza. Poi sarebbe necessario puntare sulle cure domiciliari. In Gran Bretagna hanno appena autorizzato un farmaco che, se somministrato nei primi giorni di insorgenza della malattia, la bloccherebbe, evitando complicazioni e soprattutto il rischio di finire in terapia intensiva. Ma se a Londra si svegliano e puntano sulle cure, a Roma dormono. Sapete quanti dosi di questo farmaco sono state ordinate dal nostro ministero della Salute? Zero. Quelli che sussurrano a S p e ra n za sono scienziati. Sì, ma della mutua.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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