Non pago di aver vinto l’ultima edizione dello Strega, lo scrittore Emanuele Trevi ce la sta mettendo tutta per portarsi a casa anche il premio Lenin. Il prestigioso riconoscimento, soppresso nel 1990 dopo il crollo dell’Ur s s , verrà riesumato per l’occasione e gli verrà conferito senza prendere in considerazione altri contendenti: nemmeno il più abile propagandista, dopo tutto, sarebbe capace di eguagliare l’a rt ic o - lo uscito ieri sul Corriere della Sera, una colata di piombo in cui Trevi ha raggrumato tutti gli stereotipi disponibili sul conto dei no vax. Apparentemente, il tono era conciliante, a tratti persino dolce. Ma la giacca spiegazzata dell’intellettuale disilluso non basta a nascondere le mostrine da funzionario della Gpu. Se n’è accorto perfino l’anonimo titolista di via Solferino, che ha corredato il pezzo di un opportuno occhiello: «Noi e “l o ro”». Laddove il «noi» rappresenta la categoria dei buoni, dei sani di mente, dei giusti in cui ovviamente Trev i s’i n s e r i s c e. Poi, certo, ci sono «loro». Scritto proprio così, tra virgolette, perché c’è pure il sospetto che questi altri, i «diversi», non siano poi del tutto umani: Un te r m e n sch e n , niente di più. Nel corso della lettura, le parole dell’articolo sembrano riecheggiare quelle dell’orwelliano suino Squillo, il più loquace di tutta la Fattoria degli animali, uno che «aveva una parlantina brillantissima, e ogni volta che sosteneva un ragionamento complicato si metteva a zampettare qua e là dimenando il codino in modo che chissà come risultava molto persuasivo». Per spingere le bestie alla sottomissione volontaria, Squillo usa una lingua di miele, e declama: «Le mele e il latte (questo è stato dimostrato dalla scienza, compagni!) contengono sostanze che sono assolutamente indispensabili al benessere di un porco. Noi porci lavoriamo col cervello». Invece «loro», i no vax, secondo Trev i esibiscono una «parodia dell’inte ll i ge nza» . Essi sono, nell’ordine: «Capaci di negare anche i numeri dei morti pur di godersi un posticino al sole nel dibattito» e privi di «empatia, mancanza orribile, non meno dannosa per l’umanità, a lungo andare, degli effetti del monossido di carbonio o delle carestie da siccità». Che i malvagi renitenti siano anche spietati è evidente: «Basta guardare come parlano, ripetendo le loro frottole, con lo sguardo vitreo». I no vax, prosegue Trevi , sono «assoggettati alla propria psiche individuale». Ancora prima che «nocivi agli altri», costoro sono «come condannati in vita alle pene dell’inferno». E non è mica finita. Lo scrittore ci tiene a precisare che i contrari alla puntura sono «una minoranza di pazzi, ma una minoranza troppo numerosa»; sono «egoisti e narcisisti»; non hanno rispetto per «il sapere autentico»; hanno paura del vaccino, ma non ne parlano perché provano vergogna. Inoltre, «sono capaci di andare a cena da qualcuno e trasformare quella casa in un focolaio». Insomma sono stupidi, pericolosi, ottusi, ostinati, vigliacchi, parassiti, untori, infetti. Purtroppo, dice Tre - vi, talvolta ci capita di trovare qualcuno di questi schifosi personaggi nella cerchia dei nostri amici, o fra i nostri cari. «Non possiamo usare gli idranti per disperderli, non possiamo cambiare canale se li sentiamo affermare u n’idiozia e ogni giorno che passa ci cascano le braccia alla sola idea di discutere con loro». Capito? È tanto, troppo «difficile parlare a chi non vuole immunizzarsi», e sarebbe meglio risolvere tutto con l’idrante (o con la buona vecchia deportazione nella taiga eurasiatica). Potremmo persino riderne. Sono mesi che no pass e no vax vengono insultati, derisi, minacciati. Sono stati privati dello stipendio, gli è stato impedito di manifestare, sono stati scacciati con gli idranti e talvolta con i manganelli. Ma ancora non basta: il maialino Squillo accorre per informarci, bravo delatore, che il maiale Palla di neve si è accordato di nascosto con il signor Jones per far tornare gli umani a capo della fattoria. Si sa, bastano poche parole a giustificare le purghe: «Non vorrete mica che torni il signor Jones, vero?». Già: «Non vorrete mica che si torni in lockdown, vero?». Giusto ieri, il professor Andrea Crisanti - sempre citato quando invoca restrizioni - ha gridato ai quattro venti che è assurdo incolpare i no vax per l’aumento dei contagi, che essi vengono usati come foglia di fico per coprire le mancanze del governo. Ma figurati se al Corrie re interessa, figurati se importa agli editorialisti gall o n at i . Povere stelle, i pretini della Cattedrale Sanitaria sono irritati perché «parlare con chi rifiuta l’i m mu n i z za z io n e è difficile». Posto che - lo sanno pure i sassi - il vaccino non immunizza, altrimenti saremmo qui a occuparci d’altro, le persone che hanno realmente qualche problema con il ragionamento sono proprio i talebani del vaccino. Ed è questo l’aspetto dell’articolo di Trev i su cui val la pena soffermarsi. Lo scienziato sociale americano Peter Glick s o s t ie n e che i capri espiatori non vengano scelti in virtù della loro debolezza. Al contrario, «è proprio la percezione della forza di un gruppo che fa di esso un probabile capro espiatorio». Può darsi che questa teoria si possa applicare allo specifico dei no vax e no pass. Certo, qualcuno di essi espone teorie stravaganti e infondate, ma in molti casi - e sempre più di frequente - essi avanzano critiche e obiezioni puntuali, a cui i sacerdoti del culto sierologico faticano a rispondere senza cadere in contraddizione. Ergo, invece di ragionare con i critici, si preferisce demonizzarli, perché altrimenti non si riuscirebbe a farli tacere o a smontarli. Guardate infatti dove va a parare Trevi . Egli afferma che i no vax dovrebbero mostrare «empatia», cioè - in buona sostanza - far prevalere gli affetti e i sentimenti sulla ragione. Finora la strategia del governo è stata esattamente questa: poiché il ragionamento farebbe emergere i buchi della retorica pandemica, meglio puntare su l l ’emotività, meglio giocare con l’« e m pat i a » . La politica, in realtà, dovrebbe fare l’esatto contrario, cioè compiere scelte razionali. Invece continua a servirsi della paura. Qualche esempio? A chi fa obiezioni vengono sbattuti in faccia, a casaccio, i numeri dei morti. Si citano le singole storie, che ovviamente commuovono, e si trascurano le tendenze generali. Si mente su tutto, si mistifica, poi si scodellano spot televisivi grotteschi come quello ministeriale che circola da qualche giorno: un cumulo di banalità e mezze informazioni nobilitato dalla presenza di Alberto Angela e Giacomo Poretti (per la serie: Tre dosi e una gamba, presto al cinema). Vale tutto, basta che sia utile a ottundere il pensiero. No, oggi non serve empatia, ma ragione. Servirebbero cifre e spiegazioni chiare, non reazioni emotive. Servirebbero pure misure utili, e non odio e disprezzo. Purtroppo, a dominare è l’i r ra - zionalità, la logica viene sbriciolata senza pietà. E il bispensiero regna sovrano nella fattoria sanitaria, dove gli zelanti maiali non mancano di riservare i due minuti d’odio a «loro», i puzzolenti capri espiatori.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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