STUPIDA RAZZA

domenica 21 novembre 2021

Esperimenti falliti, la storia è lunga

 

Nel 1911 R obert Stieg l e r, dell’Istituto di fisiologia dell’Uni - versità di Vienna, cominciò a studiare sperimentalmente il problema di quanta pressione gli esseri umani possano sostenere continuando a respirare. Un certo numero di volontari (fra cui lo stesso Stie - g l e r) vennero calati sott’ac qu a respirando attraverso un tubo; a una profondità di un metro la respirazione cessava perché i polmoni non si potevano più espandere e, quando Stieg l e r cercò di forzare la situazione respirando da due metri di profondità, l’unico risultato che ottenne fu di danneggiarsi irreparabilmente il cuore. È uno dei tanti esempi nella storia della scienza in cui un ricercatore fa da cavia per i propri esperimenti. Talvolta l’esperimento funziona e il ricercatore viene acclamato come un eroe; spesso fallisce e si cerca di dimenticarsene in fretta. In questo modo si fa un torto al pubblico, dipingendogli il quadro di una scienza che vive un progresso senza soste e senza esitazioni: un quadro reso possibile da tutto ciò che viene, appunto, dimenticato. E si fa un torto alla scienza, negandone il carattere di gioco, di rischio, di scommessa e trasformandola in una routine degna di un ufficio ministeriale. Nel suo Trattato contra gli a st ro lo g i , Girolamo Savonarola scrive: «Quando qualche cosa è loro riuscita [gli astrologi] sempre la narrano, ma non dicono mai quelle che non sono riuscite». Chi ama davvero la scienza non vorrà trattarla come l’a s tro l og i a . Se un ricercatore ha dalla sua parte potentati politici ed economici, tenta spesso esperimenti in grande stile. Tale fu il progetto Manhattan per la costruzione delle bombe atomiche, e tale fu il loro primo uso. Gli aerei americani che riducevano il Giappone a un mucchio di rovine evitarono accuratamente Hiroshima per lasciarla intatta: si volevano verificare al meglio gli effetti della bomba. Mi sembra di poter dire che l’esperimento fallì (qualunque cosa volesse provare): certo fallì per i giapponesi che ne furono vittime, ma anche per gli Stati Uniti che nei successivi tre quarti di secolo non hanno più usato una atomica in un teatro bellico e si sono impelagati in una corsa agli armamenti nucleari estremamente costosa e pericolosa. Lo stesso Robert Oppen h ei m e r, che aveva diretto il progetto Manhattan, dovette riconoscerlo, perché nel dopoguerra si impegnò contro la costruzione di bombe più letali al punto di essere attaccato come simpatizzante comunista da Joseph McCarthy. Da circa un anno è in corso un esperimento sull’uso di terapie geniche per combattere il Covid-19. Non è simile a quello di Stieg l e r : nessuno scienziato si è personalmente iniettato il siero per vedere che cosa succedeva e darne notizia al pubblico. Invece, sollecitato dal potere dei governi, dai quattrini dei «filantropi» e dalla grancassa pubblicitaria dei mezzi di «informazione», è stato il pubblico a fungere da cavia: centinaia di milioni di persone sono state iniettate, dopo aver firmato un documento in cui dichiaravano di farlo di propria volontà e di non ritenere responsabili di eventuali danni i produttori del farmaco - come fanno i soggetti di un qualsiasi esperim e nto. Posso dire con tranquillità che l’esperimento è fallito. Sebbene i governi e i loro scherani nei media si arrabattino per far quadrare conti che non tornano, l’evidenza è sotto gli occhi di tutti (purché abbiano occhi per vedere, e non si genuflettano davanti alla propaganda di regime). I vaccinati si contagiano e muoiono come i non vaccinati. Di Covid; poi i vaccinati muoiono per tutta una serie di altre cause cui la propaganda nega ogni correlazione con il vaccino - però la correlazione è innegabile. I soldi del contribuente sono spesi, a miliardi, per comprare terapie inutili e dannose dai nababbi dell’industria farmaceutica e per finanziare una campagna di sostegno a queste scelte demenziali. La storia darà un ovvio responso sui nostri tempi; si tratta solo di vedere se noi, intesi come comunità, sopravviveremo abbastanza a lungo per scriverla. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, le famiglie portavano i bambini a vedere le esplosioni sperimentali di bombe nucleari nel deserto del Nevada, con l’unica protezione di un paio di occhiali da sole. Poi molti di quei bambini morirono di cancro, come morirono di cancro molti appartenenti al cast e alla troupe del film Il conq ui stato re, girato nello stesso deserto, a poca distanza dal sito delle esplosioni, nel 1956, con John Wayne nell’improba - bile ruolo di Gengis Khan: 25 anni dopo, 91 su 220, il triplo di quanto statisticamente ci si poteva aspettare. Il governo aveva detto che non c’era niente di cui preoccuparsi: che gli esperimenti non avrebbero presentato nessun pericolo per la salute. E noi, ci vogliamo preoccupare, davanti a questo nuovo esperimento fallito?

Nessun commento:

Posta un commento