STUPIDA RAZZA

lunedì 1 novembre 2021

«Nelle alte sfere istituzionali tanti no green pass nascosti»

 

Claudio Borghi, deputato della Lega e presidente della Commissione bilancio nel primo governo Conte, la manovra Draghi cancella il 4 marzo, inteso come il giorno delle elezioni da cui è nato l’e s e cutivo g i a l l ove rd e? «A cancellare il 4 marzo è stata la pandemia, non certo una manovra da 30 miliardi complessivi, che non solo mantiene alcune misure del passato, ma addirittura le incrementa». Si riferisce al Reddito di cittadinanza? Non la convince? «No, quel miliardo di euro in più sul reddito di cittadinanza non mi piace: non si tratta di un rifinanziamento una tantum, ma di una misura strutturale. In molti fingono di non cogliere una differenza tecnica di fondo: rispetto a Quota 100, che ha una durata di 3 anni, il Reddito di cittadinanza era stato messo a bilancio nel 2018 come una misura fissa. Il grosso dei pagamenti per gli anni a venire, cioè, era già stato definito. Aggiungere altri soldi significa incrementare una misura, non rifinanziarla. Peccato che i fondi finiscano per ingrossare uno strumento sbagliato, che non funziona». Non bastano i correttivi intro d otti ? «Resto perplesso sullo stop all’erogazione dopo la seconda offerta rifiutata: finora, il problema è che non si è arrivati neanche alla prima. Il sistema che verifica se le proposte vengono accettate o meno è staccato dalla realtà. Le offerte non passano per quel circuito: finisce che le persone prendono il lavoro in nero e in più il Reddito di cittadin a n za » . Dal 1° gennaio una delle vostre misure di bandiera - Quota 100 - sarà un ricordo: per la pensione serviranno almeno 64 anni di età e 38 di contributi. «Non sono mai stato un fan delle quote, ancor prima di entrare in politica. Il sistema va cambiato: va bene andare verso un contributivo, ma servirebbe un passo in più». Qua l e? «Servirebbe una flessibilità totale: se la pensione è proporzionale ai contributi versati, i cittadini dovrebbero essere liberi di uscire quando vogliono. Dai tempi della Fornero, invece, si è sempre scelto di porre dei vincoli: l’età anagrafica, gli anni contributivi e via discorrendo. Quota 102 ha la durata di un anno: il problema, insomma, è solo rimandato. La cosa più logica sarebbe stata lasciare tutto così c o m’è, affidando la riforma a una maggioranza politica futura » .Avrebbe mai immaginato un asse Lega-sindacati sulle pensioni? «Non ho alcuna vergogna a trovarmi al fianco dei sindacati quando si parla di diritti dei lavoratori. Semmai, è stato strano trovare per anni dei sindacati che tenevano bordone a chi creava disoccupazione e smantellava ogni diritto con la scusa del “ce lo chiede l’Eu ro pa”». Quella di Draghi è una «manovra del compromesso»? «Non ha fatto miracoli, pur essendo ancora in una sorta di mondo nuovo: senza vincoli di bilancio, è molto più facile mettere in piedi una manovra che i soldi li distribuisce e non li prende. Il tentativo è stato quello di dare qualcosa a tutti, in proporzione alla consistenza dei gruppi parlamentari. Tutti i soldi portati a casa dai 5 stelle riflettono il fatto che sono ancora il gruppo più nutrito in Parlamento, nonostante siano stati azzerati dal voto degli italiani». In Parlamento ci saranno margini per migliorare il testo? «Di solito il governo lascia margini piuttosto stretti per gli interventi parlamentari. In questo caso, potrebbe esserci una discussione interessante sui famosi 8 miliardi da destinare alla riduzione della pressione fiscale». Sulle tasse si sarebbe aspettato uno slancio maggiore? «Questi periodi sono un’opportunità notevole per un Paese in ritardo come l’Italia. Abbiamo visto che con il deficit alto, se questo origina crescita, è possibile ridurre il rapporto debitoPil. Ho passato anni a cercare di spiegarlo e nessuno ci ha mai creduto o hanno sempre fatto finta di non crederci. Per una volta che abbiamo fatto deficit al 10% e il rapporto debito-Pil è sceso, si è smesso di parlare di questi temi. Che strano tempismo. Abbiamo ancora ampio margine per spingere la nostra economia, avrei scelto un approccio più coraggioso». Il voto in Senato che ha sato il ddl Zan certifica la nascita di una nuova maggioranza? «Il voto sul ddl Zan, che nulla ha a che vedere con i diritti o altre cose di questo tipo, ha un peso politicamente rilevante: per la prima volta dall’inizio della legislatura, si tratta di un voto a maggioranza di centrodestra. Il primo colpo battuto da una coalizione che, colpevolmente, non è stata presa in considerazione dal presidente della Repubblica, nonostante abbia ottenuto il maggior numero di voti». Ai quali vede aggiungersi, in prospettiva, quelli di Renzi? «Non so come abbiano votato nel segreto dell’urna quelli di Italia Viva. Il gruppo più consistente, quello del Movimento 5 Stelle, è in totale disfacimento: forse la variabilità del voto dipende per lo più da questo fattore » . «La parola di Renzi non ha valore», dice Enrico Letta. Si fiderebbe dell’ex premier? «Probabilmente no, me ne guarderei. C’è da dire che l’uo m o ha una innegabile abilità nella manovra parlamentare. È oggettivamente molto bravo a far valere la sua posizione, dal momento che può votare da una parte o dall’a l tra » . «Il Pd ha giocato una battaglia di consenso sulla pelle dei ragazzi», ha scritto Renzi. La strategia «Zan o morte» è stata un suicidio politico di Letta e compag ni? «Se pensassi che quelli del Pd sono dei geni, mi verrebbe da dire che è stata una manovra per motivare le truppe in campagna elettorale: hanno sacrificato la norma per creare un possibile argomento divisivo. Invece, non penso che siano così intelligenti: la loro è stata semplicemente arroganza. Erano convinti che alla fine i voti sarebbero arrivati, ma non si sono accorti che quella legge era invotabile. Anche il senatore con i propositi migliori sa leggere le norme che vota». Tira un’aria da tregua armata nel centrodestra, durerà? «Si sta provando a fare quello che avremmo dovuto fare da tempo. La scelta più semplice in politica è quella di andare per conto proprio: non hai bisogno di confrontarti né l’esigenza di mediare. Quando tutti vanno divisi, però, vincono gli altri. Di contro, bisogna stare attenti a non snaturare i messaggi politici radicali, altrimenti gli elettori stanno a casa. Insomma, si tratta di un esercizio difficile». Il nome di Silvio Berlusconi per il Quirinale è realmente spendibile o è solo una sorta di bandiera, come pensa qualcun o? «Per quello che ha contato e pesato il nome di Berlusconi, fatico a vedere figure alternative con un’analoga esperienza di governo internazionale. Per la prima volta dopo tanto tempo, avremmo un presidente della Repubblica non di sinistra. Finora, anche i governi di centrodestra sono stati limitati da figure che provenivano da aree politiche opposte. Ci ricordiamo la questione Savona, i rilievi sui ministri, il mancato incarico a Salvini. Indipendentemente dai nomi, una figura di centrodestra al Quirinale sarebbe una grande opportunità di cambiamento». Nel condominio del centrodestra, c’è una frangia di Forza Italia che mal sopporta la convivenza con gli inquilini sovranis ti . «E mi sembra che Brunetta, Gelmini e Carfagna, tanto per fare dei nomi, l’abbiano espresso in maniera chiara. Questa frangia di Forza Italia è vittima della tentazione di pensare che le proprie idee siano quelle giuste e non importa se siano condivise o meno dagli elettori. Il sovranismo, che in generale significa anteporre gli interessi dell’Italia a quelli di agende più o meno grandi, ha ricevuto tanti voti. Gli elettori vanno rispettati». Vi chiedono di non tirare troppo la corda su argomenti divisivi, come vaccini e Green Pa s s . «Tante volte ci viene chiesto di non tirare la corda e fare quello che piace a loro. Se devo fare una critica al mondo dei No Green Pass, che difendo a spada tratta, è loro la scarsa comprensione degli schieramenti: se sei in minoranza, devi cercare il compromesso. Io ci ho provato con il decreto che introduce il certificato nei ristoranti al chiuso e ancora me lo rimp rove ra n o » . A proposito di Green Pass, è vero che ci sono degli insospettabili che non lo tollerano e che le esprimono il loro dissenso di n a s c o s to? «È fantastico, sono posizioni condivise a tutti i livelli istituzionali. La cosa mi ha stupito». Quanto in alto? «Dal famoso direttore di qualche partecipata al generale, passando per i capi di gabinetto e gli alti funzionari. Mi avvicinano quasi con timidezza e mi dicono: “Noi siamo con lei”. Mi sto facendo delle amicizie che non avrei immaginato di fare». Tutto sottovoce, ovviamente. «È vergognoso, si è criminalizzata una posizione politica più che legittima. Hanno fatto credere che gli oppositori del Green Pass siano a favore del virus, dei morti addirittura. Una cretinata assoluta. Il Green Pass è uno strumento sbagliato e il fatto che lo abbiamo introdotto più o meno solo noi mi fa pensare che la mia non sia proprio una posizione eretica».

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