STUPIDA RAZZA

domenica 7 novembre 2021

Agli anti pass danno pure la colpa della crisi

 

Laccusa è ri-
masta sottotrac-
cia per qualche
mese, ma ora va
d e c i s a m e n t e
per la maggiore.
La versione ufficiale diffusa
dalla Cattedrale sanitaria
proclama che i no vax e i no
pass - fra i quali ormai non si fa nemmeno più dif-

ferenza - danneggino lecono -
mia. Fino a qualche tempo fa
si diceva che i malfattori inta-
sassero gli ospedali, gravando
sui costi della sanità, motivo
per cui qualche illuminato
proponeva di costringerli a
pagarsi le cure. Adesso, inve-
ce, si sostiene che i pericolosi
renitenti impediscano ai com-
mercianti di lavorare, provo-
chino le chiusure e, addirittu-
ra, rendano impossibile ai ra-
gazzini lingresso a scuola.
Tutti i giornali hanno citato
con grande clamore i casi di
Bologna e Firenze. Secondo il
Corriere della Sera, una scuola
materna comunale del capo-
luogo toscano è «tenuta in
ostaggio» da una maestra che
aderisce allo sciopero genera-
le indetto dalla Fisi (Federa-
zione italiana sindacati inter-
categoriali). La protesta dura
dal 15 ottobre, dovrebbe pro-
trarsi fino al 15 di novembre e
coinvolge, oltre agli insegnan-
ti, anche altre categorie. A Bo-
logna, ad esempio, a incrocia-
re le braccia è stato il persona-
le che si occupa della sommi-
nistrazione dei pasti in un asi-
lo nido, e gli esponenti locali di
Forza Italia hanno chiesto al
prefetto di intervenire con
una ordinanza ad hoc che fer-
mi lo sciopero.
Di fronte a questi episodi, è
difficile non solidarizzare
con le famiglie: i genitori non
sanno se, in determinati ora-
ri, ci sarà qualcuno a prender-
si cura dei loro figli, dunque
sono costretti a organizzarsi
o uscendo prima dal lavoro o
pagando babysitter e tate. Il
disagio - è evidente - non è
pic c o l o.
Dario Di Marcoberardino,
sindacalista della Fisi, ne è
consapevole. «Anche io sono
un genitore», dice. «Però noi
non stiamo portando avanti
una protesta per il contratto,
ma uno sciopero politico con-
tro il green pass. Sappiamo
che i servizi minimi devono
essere garantiti, e questo spet-
ta al datore di lavoro. Inoltre,
da settimane chiediamo un
confronto con i ministeri
competenti: siamo più che di-
sponibili a trattare, ma nessu-
no ci ha contattato, non è stato
fatto nemmeno un tentativo».
Per prima cosa, urge ricor-
dare che scioperare è un dirit-
to, ed esistono leggi apposite
che regolano la protesta. Sulle
v i c e n d e i n que s t i o n e s i è
espressa la Commissione di
garanzia dellattuazione della
legge sullo sciopero nei servizi
pubblici essenziali. Questul -
tima ha stabilito che «lassen -
za dei lavoratori che aderisca-
no alla protesta deve ritenersi
ingiustificata a tutti gli effetti
di legge, con la possibilità, per
le aziende e le amministrazio-
ni che erogano servizi pubbli-
ci essenziali, di attivare nei
confronti dei lavoratori i ri-
medi sanzionatori per ina-
dempimento, previsti dal di-
ritto dei contratti». Insomma,
se i limiti vengono superati,
spetta ai Comuni risolvere il
problema, ad esempio indivi-
duando sostituti per gli inse-
gnanti mancanti. A Firenze
succederà esattamente que-
sto: lassessore competente
ha reclutato una maestra che
possa colmare il vuoto.
Insomma: lo sciopero è un
diritto regolato da norme, e le
istituzioni dispongono di tutti
gli strumenti per porre un fre-
no ai disagi, basta che agisca-
no tempestivamente per ga-
rantire anche i diritti delle fa-
miglie. Vale anche per le mar-
ce contro il green pass orga-
nizzate in varie città italiane, a
partire da Milano. Giova ripe-
terlo: come i genitori di Firen-
ze e Bologna, anche i commer-
cianti meneghini hanno il sa-
crosanto diritto di poter lavo-
rare in pace, specie dopo le ro-
vinose chiusure a cui sono sta-
ti sottoposti. Ma, pure qui, ci
sono le leggi: i cortei sono le-
gittimi, se autorizzati. E chi li
autorizza ne stabilisce anche
il percorso e le modalità di
svolgimento. Di nuovo: le isti-
tuzioni avrebbero tutti i mezzi
per risolvere, pacificamente,
la faccenda.
Ciò che stupisce, al solito, è
lenfasi con cui tali vicende
vengono trattate. Non si è mai
visto, sulla stampa italiana, al-
meno in tempi recenti, un si-
mile accanimento contro le
proteste. Abbiamo assistito a
scioperi di ogni ordine e gra-
do, capaci di bloccare città in-
tere, ma non ci risulta che tutti
i media, praticamente alluni -
sono, abbiano prima di oggi
invocato la repressione poli-
ziesca. Non ci risulta che siano
state chiuse intere piazze, e
che singole persone munite di
un piccolo banchetto abbiano
ricevuto il foglio di via da Ro-
ma, come è accaduto a Ste fa n o
Pu z ze r. Anzi, a dire il vero, le
istituzioni in altre circostanze
sono arrivate ad appoggiare
esplicitamente le lotte.
Alla fine di settembre del
2019, ad esempio, a Milano e in
altre città andavano in scena
gli «scioperi» di Fridays for fu-
ture (organizzazione che si-
s p i r a a l l a z i o n e d i G r e t a
Thunberg ). Tantissimi stu-
denti bloccavano strade, piaz-
ze e vie, come hanno fatto an-
che di recente. Ebbene, il mi-
nistro dellIstruzione del tem-
po, Lorenzo Fioramonti, con
apposita circolare invitò le
scuole a giustificare la s s e n za
degli studenti causa manife-
stazione. «Limportanza di
questa mobilitazione», si leg-
geva nella circolare, «è fonda-
mentale per numerosi aspet-
ti, a partire dalla necessità im-
prorogabile di un cambia-
mento rapido dei modelli so-
cioeconomici imperanti». Ca-
pite bene, allora, che il punto
non sono gli scioperi in sé, ma
il motivo per cui si fanno. Fer-
mare una scuola o un quartie-
re in nome della rivoluzione
green (che fa aumentare le
bollette) va bene; farlo contro
il green pass invece no.
Oggi non assistiamo soltan-
to alla «compressione» del
dissenso, che viene represso
con una certa violenza e con
lapprovazione della gran par-
te dei media e dei politici. Vie-
n e a n c h e a l i m e nt at o u n o
scontro sociale che comincia
ad acquisire dimensioni in-
quietanti. Onde non turbare il
manovratore, si continuano a
mettere gli italiani gli uni con-
tro gli altri. Negli ultimi due
anni, intere classi sono finite
in dad, persino con il green
pass operante. Eppure non
abbiamo sentito invettive fe-
roci come quelle che leggiamo
contro gli insegnanti in scio-
pero. I commercianti sono
stati costretti ad allucinanti
chiusure, ma non ricordiamo
che le associazioni di catego-
ria abbiano invocato le manie-
re forti contro i ministri re-
sponsabili delle serrate. Per lo
meno, si dovrebbe utilizzare
in ogni circostanza la stessa
inflessibilità, ad esempio in-
dagando su come è stata gesti-
ta la pandemia durante il pri-
mo anno, o chiedendo che chi
ha sbagliato paghi. Ma, pensa-
te un po, approfondire la que-
stione in Parlamento pare che
sia proibito. La rabbia viene
convogliata interamente nel-
linvettiva contro i contestato-
ri e contro chi rifiuta la puntu-
ra, dimenticando spesso che
chi non ha il green pass non ha
esattamente vita facile, dato
che viene privato dello stipen-
dio. Forse i presunti no vax
non hanno figli? Forse non
m a n g i a n o?
Tutti vorremmo tornare a
una vita normale, e ancora
non ci è stato concesso di far-
lo. Ma pensate davvero che a
impedirlo siano coloro che
protestano e scioperano?

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