-Ma quale regime? Il diritto di
manifestare non
sarà represso; sa-
rà compresso.
L’ha annunciato
ieri, in conferenza stampa, il
prefetto di Trieste, Valerio Va-
l e nti : «Per me in questo mo-
mento prevale il diritto alla sa-
lute». I rappresentanti del Vi-
minale sul territorio sono
chiamati a decidere la gerar-
chia dei beni protetti, no?
«Dobbiamo», quindi, «trovare
forme per non reprimere il di-
ritto alla libera manifestazio-
ne, ma quanto meno compri-
merlo». Niente paura: per sal-
vare libertà e democrazia ba-
sta cambiare il prefisso a un
verbo. Bisogna «adottare prov-
vedimenti che anticipino, al-
meno per quanto riguarda
cortei e manifestazioni, le mi-
sure da zona gialla, l’obbligo di
mascherine e distanziamento.
Oltretutto abbiamo visto che
molte di queste persone ven-
gono da fuori, e ci infettano».
Naturalmente, non si tratta di
migranti: quelli che arrivano
sui barconi sono asettici; chi
sconfina per protestare con i
portuali, porta le malattie.
«Dobbiamo individuare delle
sanzioni particolarmente du-
re per gli organizzatori di ma-
nifestazioni in cui non vengo-
no usate le mascherine». Che
all’aperto non sono obbligato-
rie. «Altrimenti il rischio è
quello di arrivare in fretta alla
zona gialla. Firmerò ora un
provvedimento in cui aggiun-
geremo piazza Unità d’Italia ai
luoghi interdetti alle manife-
stazioni, almeno fino al 31 di-
cembre». Appunto: niente più
sit in dei camalli, come da au-
spicio bipartisan (da M au r i z io
G a s pa r r i a Debora Serrac-
ch i a n i ). Fino a fine anno. E ma-
gari oltre, perché l’o rienta-
mento del governo è di prolun-
gare lo stato d’emergenza e il
lasciapassare verde. Però, guai
a voi se pensate che questo sia
un regime: complottisti, nega-
zionisti, irresponsabili.
È il trattamento da «colonna
infame»: d’e mb lée, Stefa no
Pu z ze r e compagni non sono
più onesti cittadini, che - si
condivida o meno la loro batta-
glia - reclamano il diritto di la-
vorare a prescindere dal tesse-
rino sanitario. Che peraltro,
con buona pace della telepro-
paganda, non dà alcuna garan-
zia di sicurezza e men che me-
no di libertà. Ormai, quella che
all’inizio veniva snobbata co-
me l’esibizione di una sparuta
minoranza di invasati, incapa-
ce di ostacolare la normale at-
tività dello scalo giuliano, è di-
ventata una masnada di unto-
ri. «Siete liberi di non vacci-
narvi, di fare tamponi ogni 48
ore», ha sbottato il prefetto,
«ma lasciate vivere gli altri».
Per fortuna, nell’area la gen-
te non sta morendo a grappoli.
È vero: tra i manifestanti no
pass ci sarebbero 93 contagi e
la provincia è di gran lunga
quella con la più alta incidenza
di casi. Nel capoluogo, i medici
denunciano segnali di intasa-
mento nelle strutture sanita-
rie. Il Friuli Venezia Giulia è la
prima Regione per nuove infe-
zioni in rapporto agli abitanti.
E secondo Fabio Barbone, ca-
po della task force anti Covid, è
stata superata la soglia d’allar -
me del 10% di ricoveri in tera-
pia intensiva. Nei reparti ordi-
nari, però, peggio della Regio-
ne di Massimiliano Fedriga
fanno Bolzano, Campania, Ca-
labria, Lazio, Sicilia, mentre
l’indice Rt, che misura il tasso
di trasmissibilità del virus, è
più basso in Friuli Venezia
Giulia che a Bolzano, Trento,
B a s i l i c ata , C a l ab r i a , Va l l e
d’Aosta. Insomma, nel com-
plesso, la situazione sanitaria
appare critica ma gestibile.
B a r bo n e ha parlato di «dato
che fa ritornare indietro al-
l’autunno 2020». Sarà. Il pri-
mo novembre 2020, in Regio-
ne c’erano stati 403 contagi, un
morto e c’erano 38 pazienti in
terapia intensiva. Ieri ci sono
stati 63 casi, nessun morto e in
rianimazione sono 18 i posti
letto occupati.
D’altronde, la recrudescen-
za dell’epidemia, più che una
colpa da rinfacciare ai Babau
no vax, dovrebbe ridimensio-
nare l’aura di santità cucita so-
pra a vaccino e green pass. Al
contrario, il circo mediatico
dribbla la questione: se i nu-
meri peggiorano, non è perché
la strategia del vaccino sola sa-
lus non ha funzionato, bensì è
perché ci vogliono più iniezio-
ni (terze dosi) e più lasciapas-
sare (fino all’estate 2022). Co-
munque, il Friuli Venezia Giu-
lia ha l’81,2% di cittadini com-
pletamente vaccinati, più di
Piemonte, Valle d’Aosta, Ligu-
ria, Sicilia, Calabria, Campa-
nia e altre Regioni del Sud. I
vaccini non dovevano ripor-
tarci alla normalità? O nella
«nuova normalità» sarà vieta-
to il disaccordo? Evidente-
mente, il Covid dilaga tra i ca-
malli ribelli, ma non nelle
piazze ambientaliste, in quelle
Lgbt, in quella della Cgil, nei
rave abusivi (i fattoni si inietta-
no di tutto, si saranno iniettati
pure il siero anticoronavirus).
E nemmeno, tanto per dire, al-
la Barcolana di Trieste, la ras-
segna velica che si è svolta dal-
l’1 al 10 ottobre, con grande
successo di pubblico. Le foto
visibili sul sito ritraggono folle
ammassate lungo il molo: tanti
certificati verdi, sicuramente,
ma pure tante mascherine ab-
bassate. Come mai il prefetto
Va l e nti non si era preoccupa-
to? E come mai il sindaco forzi-
sta, Roberto Dipiazza, si era
fatto persino filmare mentre
baciava e abbracciava una fan,
senza protezioni in viso? Non è
che il green pass dà un falso
senso di sicurezza?
Desta sconcerto, semmai,
l’uscita del primo cittadino,
che ha definito «disertori» i
non vaccinati. Se non altro,
perché i disertori violavano
una legge, mentre i non vacci-
nati ricorrono a una facoltà
che la legge accorda loro. La
retorica bellica, della pande-
mia che è «come una guerra»,
con eroi e traditori della pa-
tria, avvelena il dibattito, di-
strugge la comunità e la possi-
bilità di ragionare. È in virtù
dell’ideologia dello stato d’ec -
cezione, in fondo, che si chie-
de, come fa D i pi a z za , che «il
peso di eventuali nuove restri-
zioni gravi solo» su chi rifiuta
le dosi, perché «la pazienza è
finita». Il lockdown dei kula-
ki? Non sono bastati gli idran-
ti, ora ci vuole la segregazione?
«Qui non fuciliamo nessuno»,
ci ha tenuto a precisare il sin-
daco. E per assurdo, è questo
uno degli aspetti più inquie-
tanti della nuova repressione -
pardon, «compressione»: per
usare violenza sui dissenzien-
ti, non è più necessario spara-
re un colpo.
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