STUPIDA RAZZA

sabato 16 aprile 2022

Gli affari di Biden Jr col nipote del gangster

 

Che gli affari di Hunter Biden siano significativamente controversi, non è più una novità. Continuano tuttavia a emergere «dettagli» interessanti. Fo x News ha riferito ieri che ad aiutare il figlio dell’attu a l e presidente a intrattenere opachi collegamenti con il governo cinese è stato il suo socio Jim Bu l ge r : nipote del noto gangster W h i tey Bu l ge r, morto nel 2018 mentre scontava un ergastolo per undici omicidi. Il padre di Jim, William, è stato presidente dem del Senato del Massachusetts e, molto vicino a John Kerry, fu criticato per le sue posizioni evasive sul fratello latitante: un co mportame nto che lo costrinse a dimettersi da presidente dell’Un iversità del Massachusetts nel 2003. Ora, Jim e Hunter avevano unito le forze per costituire Bhr: fondo di investimenti controllato da Bank of China e il cui Ceo era il businessman cinese Jonathan Li. Ebbene, in un’email datata 27 gennaio 2014, Jim proponeva a Hunter «un incontro con l’ambasciatore cinese a Washington per parlare del fondo». In un’altra email a Hunter, risalente al 23 maggio 2014, il nipote del gangster insisteva sulla «firma di un contratto di investimento con Gouxin o Boc o Picc». Secondo Fox News, per «Boc» si intende probabilmente Bank of China, mentre per «Picc» il riferimento sarebbe alla People's insurance company of China: due enti che, neanche a dirlo, ricadono sotto il controllo del governo cinese. Piccola notazione: nel 2014, Jo e Biden era vicepresidente degli Stati Uniti. È normale che il figlio intrattenesse simile legami con la Repubblica popolare? Tanto più che Hunter aveva ottenuto dalle autorità di Shanghai la licenza per costituire Bhr pochi giorni dopo aver accompagnato suo padre in una visita ufficiale a Pechino nel dicembre 2013. Non solo: è infatti stato rivelato che a febbraio 2017 Biden aveva scritto, su richiesta di Hunter, una lettera di presentazione al figlio di Li per l’ammissione alla Brown University. Il che sconfessa la posizione dell’attuale presidente, che ha sempre detto di non essersi mai occupato degli affari di suo figlio. D’a l tro n d e, che questa versione facesse acqua era già stato dimostrato dal New York Post nel 2020, quando fu pubblicata un’email, risalente ad aprile 2015, in cui Vady m Poz h a r s ky i ringraziava Hunter per avergli organizzato un incontro a Washington col padre. Ricordiamo che Poz h a r s ky i era un alto dirigente di Burisma, la controversa società ucraina in cui Hunter era entrato ad aprile 2014: nelle stesse settimane in cui, cioè, Jo e B id e n riceveva da O ba m a le deleghe per occuparsi della politica ucraina. Sarà un caso, ma proprio Joe premette sull’allora presidente ucraino, Pe - tro Po ro s h e n ko, per ottenere il siluramento del procuratore generale Viktor S h ok i n : figura chiacchierata, sì, ma che aveva tuttavia anche indagato su Burisma per corruzione. Strano anche che, sempre nel 2014, Hunter raccogliesse milioni di dollari per un appaltatore del Pentagono come Metabiota: società che - tramite lo stesso Hunter - aveva altresì avviato un’opaca partnership con Burisma in Ucraina. Inoltre, nonostante Mosca oggi accusi Hunter di essere coinvolto in presunte attività di sviluppo di armi biologiche in territorio ucraino, si intravede anche una «pista russa» negli affari del figlio di B id e n . Il Wall Street Journal ha confermato che nel 2014 Rosemont Seneca (società co-fondata da Hunter) ricevette oltre 142.000 dollari da Ke n e s Raki shev: oligarca kazako che, secondo Le Media, risulterebbe amico intimo del leader ceceno R a m za n Kady rov (che è un ferreo sostenitore di Vladimir Putin). Il Wa shi ngton Post ha inoltre rivelato che Hunter ha ricevuto 4,8 milioni di dollari dall’a l l o ra colosso cinese Cfec: realtà che vantava legami con l’Esercito popolare di liberazione e con lo stesso Cremlino. Infine, quando Trump - sulla base di un rapporto investigativo dei senatori repubblicani - accusò Hunter a ottobre 2020 di aver preso 3,5 milioni di dollari dalla moglie dell’ex sindaco di Mosca, il figlio dell’attuale presidente americano fu difeso da Puti n in persona, che negò di essere a conoscenza di sue attività criminali in Ucraina e in Russia. Gli accaniti sostenitori del Russiagate contro Tr um p n on hanno nulla da dire oggi su queste strane circostanze? Frattanto, mentre i deputati repubblicani hanno chiesto al Dipartimento di Giustizia di essere aggiornati in riferimento all’inchiesta penale in corso su Hunter, cattive notizie arrivano anche per Hillary Clinton. L’altro ieri, il giudice Christopher Cooper ha respinto la richiesta del suo ex avvocato, Michael Su ssmann, di bloccare il processo che il procuratore speciale John Durham sta istruendo contro di lui. In particolare, Durha m ha accusato Su ssmann di aver mentito all’F bi quando, nel settembre 2016, non informò il Bureau di essere a libro paga della C l i nto n , mentre riferiva agli agenti l’esistenza di presunti legami tra Tr u m p e l’istituto finanziario russo Alfa Bank (legami che, per inciso, si rivelarono successivamente infondati). Un brutto colpo per Hillary quindi. Il processo a Su ssmannsi aprirà infatti il mese prossimo, mentre sembra proprio che l’indagine di Du - rh a m non sia campata in aria come dice qualcuno (tra l’altro il giudice Cooper non è tacciabile di essere filo-repubblicano, visto che è stato nominato da Obam a n el 2013). Come nel caso di Hunter, anche qui ci sono ripercussioni potenzialmente esplosive per la Casa Bianca. A cavalcare l’infondata storia di Alfa Bank nel 2016 non fu infatti solo Hillary ma anche Jake Sullivan: ex stretto collaboratore dell’allora candidata dem e attuale consigliere per la sicurezza nazionale di Bide n. Un B id e n che forse non dorme sonni troppo tra n qu i l l i .

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