STUPIDA RAZZA

sabato 23 aprile 2022

Borsa italiana spinge le aziende f ra n c e s i e non le nostre



Sono lontani i tempi dei road show in giro per le piazze finanziarie a presentare le eccellenze del segmento Star di Borsa italiana. Singapore o Honk Kong, l’occasione per Piazza Affari era quella di far conoscere i nomi del made in Italy e mettere in contatto fondi esteri con quelli nostrani. Pubblicità e marketing mirato a lanciare anche le imprese più piccole e portare capitali per le quotate a Milano. Borsa adesso non è più controllata da Londra. Ferale per noi è stata la Brexit ma soprattutto il passaggio di proprietà sostenuto e sponsorizzato dal precedente governo. Adesso Piazza Affari fa parte del circuito francese di Euronext e la differenza è diventata palpabile. A fine marzo, tra il 22 e il 25, si è tenuto infatti l’eve n - to di promozione del segmento Star. Dalle slide visionate da La Verità sono state invitate a partecipare 17 aziende. Solo cinque italiane, Biesse, Bb biotech, Cembre, Cementir holding e D’amico shipping. Le altre tutte straniere. Una portoghese, due irlandesi, due tedesche e le rimanenti - inutile dirlo - francesi. A spiccare Bonduelle, Maisons du monde, Chargeurs e Wavestone. In comune le imprese hanno il fatto di essere tutte quotate su listini Euronext. E quindi per la casa madre hanno il diritto di essere ospiti a eventi milanesi. D’altronde lo scorso anno, il 17 novembre, l’ad di Euronext, Stéphane Boujnah, è stato sentito in Aula dalla commissione Finanze e senza troppi giri di parole ha rivendicato il cambio di passo europeista, o meglio sarebbe dire francese. B ou jn a h di fronte ai Parlamentari ha affrontato le tematiche relative alle strategie di consolidamento del gruppo in seguito all’ac qu i s i z io n e del nostro mercato finanziario. Ha di fatto confermato, tra le righe e rispondendo a una domanda della Lega, che l’Italia e gli interessi del sistema Paese saranno di fatto messi in secondo piano per rendere grande Euronext. Anche perché ha sottolineato che «Borsa italiana rappresenta un terzo dei ricavi del gruppo e che Milano contribuisce con una crescita dei ricavi pari al +10%». Ma «ora che i volumi medi quotidiani si avvicinano ai 12 miliardi, sarà sempre più importante avere una sola testa europea». Se all’epoca il discorso sembrava un po’ astratto adesso, dopo l’evento, i dettagli diventano illuminanti. Basti pensare a Bonduelle. Multinazionale francese del fresco e della distribuzione delle verdure, ha in Italia una delle numerose filiali. Nel complesso fattura 3 miliardi di euro scarsi e si muove come una corazzata. In Italia abbiamo Bonifiche ferraresi che cresce nel settore del fresco. Ed è made in Italy al 100%. Ma anche i mobilieri della Brianza saranno contenti nel sapere che a Palazzo Mezzanotte si sponsorizza Maisons du monde che, nonostante sia ben più piccola della precedente società, ha filiali sparse e può attingere a notevoli economie di scala. L’elenco prosegue. Chargeurs è un leader nel settore tessile, ma ha avuto anche voce in capitolo nel settore televisivo e nelle operazioni di acquisizione a Londra da parte di Rupert Murd o ch . Insomma, è chiaro che fa scalpore la notizia di un possibile addio dello storico Palazzo Mezzanotte. La Borsa vi alberga da 90 anni. Nel 2023 scadrà l’affitto e la proprietà, la Camera di commercio, metterà a gara l’immobile. Il rischio che Euronext non voglia spendere più di 6 milioni all’anno è alto. Sarebbe uno smacco. Ma nulla di fronte a quella che molti operatori e investor relator già definiscono una costante deprivazione di Piazza Affari. Un progressivo atto di prosciugamento di quello che resta l’a l te r n at iva al debito bancario. I puntini non sono difficili da unire. Figure chiave che abbandonano, servizi decentrati e scarsa attenzione al territorio. A febbraio è uscito di scena Nunzio Visciano, dopo 23 anni da capo dell’equity market listing. Ex Consob, aveva l’ultima parola sulle quotazioni nei mercati azionari. Un ruolo strategico per la qualità delle aziende quotate: al suo posto è atteso un manager francese scelto da Euronext. Del resto il dossier Borsa italiana, nel quale la Cdp di Fa - brizio Palermo e Intesa hanno investito più di 1 miliardo, è l’esempio emblematico di come gli ultimi governi abbiano affrontato i dossier più importanti supportando di fatto aziende straniere che stanno facendo shopping nel nostro Pae s e. I francesi, come scritto anche nella relazione del Copasir, sono i più attivi. Così proseguono le uscite: dopo Raffaele Jerusalmi anche P ietro Pol etto, già nel board di Mts e ora in Etf e fixed income markets. Pol etto per anni è stato uno dei protagonisti delle emissioni del debito pubblico italiano. Come lui in Piazza Affari non c’è più anche N ic o - las Bertrand, per quasi undici anni a capo della divisione derivati e commodities di Borsa e prima del London stock exchange. Il solo a sbandierare la vicinanza a B ou j i - nah in queste settimane è Roberto Gualtieri, neo sindaco di Roma e regista della cessione ai francesi. A gennaio il primo cittadino ha sbandierato l’idea di investire nella Cassa di compensazione e garanzia del gruppo. Una mera attività di marketing per il sindaco che non sposta però di un centimetro la situazione. Gli allarmi del Copasir e del senatore di Fdi Adolfo Urso non sembrano essere stati ascoltati. Se sommiamo l’assalto degli ultimi giorni alle ricche polizze di Banco Bpm e al 9% dell’istituto da parte di Crédit agricole, si comprende la morsa transalpina sul credito e sul debito bancario e non.

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